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Droga inserita nell'apparato riproduttivo di mucche

di Ciro Troiano - 12/03/2009

 
 
Droga inserita nell'apparato riproduttivo di mucche per essere trasportata nel Bresciano: è quanto hanno scoperto i carabinieri nell'operazione "Centauro", che ha portato il 20 gennaio scorso all'arresto di 40 persone per traffico di cocaina. Pochi giorni prima, il 9 gennaio, le agenzie hanno diffuso la notizia del ritrovamento di quindici chili di cocaina nascosti tra calamari congelati scovati dalla Guardia di Finanza e dalla Dogana nel porto di Napoli. Queste notizie, ancorché appaiano strane, non devono sorprenderci poiché i canali del traffico di stupefacenti si intrecciano spesso con quelli del commercio di animali, o parti di essi, destinati al consumo umano, o quelli del traffico di specie protette.
La criminalità organizzata non è nuova a questi stratagemmi per eludere i controlli. Le vie e i metodi per trafficare o spacciare stupefacenti sono diversi e spesso criminalmente ingegnosi. Il metodo adottato nel Bresciano è stato scoperto intorno alla metà degli anni ‘90 nel Napoletano, quando i clan della camorra trasportavano droga in ovuli inseriti nella vagina delle cavalle. I carichi venivano indirizzati a strutture di riferimento direttamente gestite da camorristi, fra le quali scuderie, stazioni di monta di cavalli e ippodromi. È noto che quando Cosa nostra doveva affrontare la concorrenza dei cartelli internazionali e pertanto non poteva permettersi di perdere un carico a causa della polizia, la droga arrivava a Palermo da Bogotà con partite di pesce congelato: i merluzzi riuscivano a sviare anche i cani poliziotti.
I clan della "Ercolano connection" degli anni '90 facevano arrivare da Medellin la cocaina assieme alle aragoste. Particolare, questo, raccontato dai pentiti e che ha trovato conferma in sede giudiziaria. Sempre alla fine degli anni ‘90 fu scoperto un traffico di droga proveniente dal Marocco, droga che veniva caricata in Spagna e importata in Italia attraverso la frontiera di Ventimiglia, quindi trasportata a Napoli con Tir carichi di carne.

Ancora stranezze che possono succedere nel variegato corollario delle illegalità legate al traffico di stupefacenti e della carne: nascondeva 11,5 chilogrammi di cocaina in un autoarticolato frigorifero che trasportava carne di maiale e polli macellati per le principali catene di discount della provincia di Catania. Ma l'insolito nascondiglio non è servito a evitare l'arresto a un camionista napoletano di 32 anni, bloccato il 28 dicembre 2007 dalla Guardia di Finanza all'uscita di Acireale dell'autostrada Messina-Catania. A scoprire la cocaina è stato il cane Pabin, un pastore tedesco delle Fiamme Gialle, il cui fiuto non si è lasciato ingannare dal forte odore di carni macellate. La droga, divisa in 28 panetti, con un valore di mercato stimato dagli investigatori in tre milioni di euro, e l'autoarticolato sono stati sequestrati.

Non deve sorprendere neanche il fatto che i trafficanti di stupefacenti siano anche contrabbandieri di uccelli o di altre specie selvatiche: entrambi i traffici consentono alti margini di guadagno e le aree di provenienza spesso sono le stesse. A livello internazionale sono stati accertati carichi di droga che viaggiavano insieme ad animali vivi, come pappagalli o serpenti, oppure nascosti in pelli di caimano destinate alla concia, o occultati all'interno di contenitori per pesci tropicali provenienti dalla Colombia. Vi è stato anche il caso in cui parte degli animali è stata uccisa prima dell'esportazione e riempita di droga, quindi spedita insieme ad animali vivi, attribuendo la morte degli animali al trasporto.

Tra le funzioni che gli animali svolgono nel sistema mafioso vi è anche quella intimidatoria, come l'uso di cani da presa per fare rapine o spacciare droga. Sono numerosi i casi di pusher che spacciavano nascondendo dosi nei collari dei cani o nelle cucce di pit bull e rottweiler con il chiaro intendo di ostacolare i controlli. Anche in questo caso, l'azione criminale colpisce prima gli altri animali e poi l'uomo.