Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Piccole grandi opere: riqualificare il costruito

Piccole grandi opere: riqualificare il costruito

di Pietro Cambi - 12/03/2009

  
 
RIQUALIFICARE IL COSTRUITO : le responsabilità dell’architettura nei confronti dell’ambiente e la salvaguardia delle risorse disponibili.



Scritto da Chiara Veneri e Progetto M.O.S.A. Modus Operandi per la Sostenibilità Architettonica

http://www.facebook.com/home.php?ref=home#/pages/Progetto-MOSA/46607714579?ref=ts



L’attività del progettare e del costruire moderno deve divenire opportunità per migliorare le condizioni dell’”abitare” fino a comprendere, come necessario, la dimensione ambientale; a ciò dobbiamo convenire per l’indispensabile salvaguardia del territorio il cui consumo non appare procrastinabile all’infinito. Pur ritenendo sbagliato radicalizzare le posizioni in termini assoluti, è evidente che prima di costruire un nuovo edificio e ampliare i margini delle nostre città a danno del paesaggio naturale circostante, dobbiamo domandarci se non sia più opportuno realizzare le stesse attività come trasformazione o recupero di aree o edifici precedentemente edificati. Ovvio che una politica rivolta alla salvaguardia del territorio e al recupero del costruito richieda una specifica serie di norme e strategie per regolare il mercato, ma questa è a nostro parere una questione indispensabile di interesse collettivo.

In più dal secondo dopoguerra è evidente che la città italiana ha perso la sua caratteristica struttura “chiusa” di città stato, privilegiando invece l’espansione incondizionata ed indifferenziata nel territorio senza alcuna volontà di pianificazione; per non parlare delle caratteristiche costruttive tipiche di certi edifici e dell’ assenza totale di incidenza estetica ed architettonica.

La tecnologia del cemento armato traccia un solco incolmabile nel rapporto tra fase progettuale e fase esecutiva: l’inadeguatezza delle maestranze, l’introduzione di nuove tecnologie costruttive, la velocizzazione dei tempi della realizzazione e l’industrializzazione del processo costruttivo, sono tutti elementi che concorrono alla definitiva rottura del fondamentale rapporto fra progettista e capomastro di un tempo. Figurarsi in tale realtà a quale posto veniva inserito il rapporto fra edificio ed ambiente circostante!!

L’edificio moderno, quello cioè caratterizzante le nostre periferie urbane, ha solo 30 o 40 anni di vita ma ciò non toglie che sia pervaso da un accentuato deperimento fisico dei materiali con cui è stato costruito e da un’ evidente obsolescenza funzionale e prestazionale che ha come unica conseguenza quella di essere una delle principali cause del forte inquinamento ambientale odierno e disattendere ogni minimo requisito di confort interno atteso, sia esso termo-igrometrico che acustico.

L’intervento sul costruito consente dunque il vantaggio prioritario di effettuare una valutazione qualitativa del patrimonio edilizio esistente, attraverso l’analisi dell’ attuale stato di degrado, e realizzare al contempo un intervento di riqualificazione architettonico-funzionale, ambientale e tecnologico-impiantistico. Si tratta pertanto di analizzare un’opera dal punto di vista della sua durata nel tempo, di dotarla di qualità architettonica ma soprattutto intervenire con soluzioni di miglioramento del confort ambientale, di riduzione dei consumi energetici ( e quindi di emissioni inquinanti in atmosfera ) e utilizzo di tecnologie non standardizzate e sostenibili.

Concludo fornendo alcuni dati, se pur ampiamente conosciuti e trattati, relativi al consumo generale di energia degli edifici esistenti, proprio per puntualizzare la necessità di interventi migliorativi e sostenibili per l’ambiente in cui viviamo:

l’Europa importa il 50% dell’energia che consuma e nel 2030 la sua dipendenza salirà al 70% senza interventi adeguati per il contenimento dei consumi; il quadro legislativo attuale è inadeguato per il raggiungimento di importanti obiettivi di incremento dell’efficienza degli edifici: il settore domestico assorbe oltre il 40% dei consumi totali ( l’industria circa il 28% e ai trasporti è imputato il 32% dei consumi ).

Negli edifici residenziali il consumo di energia è di gran lunga assorbito dall’impianto di riscaldamento ( circa il 69% ), segue poi il 15% per la produzione di acqua calda sanitaria, l’11% per le dotazioni elettriche e il 5% per i consumi derivanti dalla cottura dei cibi.

La direttiva 2002/91/CE sulla efficienza degli edifici, impone la progettazione integrata del sistema edificio impianto e l’etichettatura energetica degli edifici nuovi ma anche esistenti.

Gli interventi indispensabili sul costruito riguardano l’isolamento termico di pareti, solai e soffitti disperdenti, l’adozione di vetricamera, o doppi vetri, il miglioramento dell’efficienza degli impianti ( bruciatori, caldaie, regolazioni climatiche, valvole termostatiche, isolamento delle tubazioni, pulizia e manutenzione dei terminali scaldanti ), l’istallazione di apparecchi che sfruttino energie alternative.