Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le carceri saudite sono un inferno per gli oppositori della monarchia

Le carceri saudite sono un inferno per gli oppositori della monarchia

di Fabrizio Legger - 17/03/2009

Arabia Saudita, Hezbollah e Jihad contro il regime dei Saud

Solo la repressione più brutale riesce a impedire l’insurrezione islamista

Il governo monarchico dell’Arabia Saudita, infido (ma indispensabile) alleato degli Usa e delle potenze occidentali, riesce a mantenersi al potere solo grazie al sostegno militare statunitense e alle brutali politiche poliziesche con cui ha trasformato il paese in un immenso carcere. La dinastia dei Saud, nonostante si appoggi ideologicamente al rigido e reazionario islamismo wahabbita, è corrotta, antipopolare, senza credibilità presso le popolazioni della penisola, minata irrecuperabilmente nella sua immagine (in quanto nel 1990, per timore dell’Iraq di Saddam, accettò lo stabilirsi di truppe statunitensi sul suolo arabico, ritenuto sacro per tutti i musulmani e assolutamente non calpestabile da piedi infedeli). Eppure, il regime monarchico assolutistico da essa creato, resiste a tutti i moti insurrezionali e a tutti i fermenti di ribellione che, dalla fine degli Anni Settanta ad oggi, serpeggiano minacciosi nel "ventre molle" di questo anacronistico reame.

Oggi, il regime sopravvive solo grazie alla repressione: una repressione spietata, brutale, che si abbatte tanto sugli oppositori non-violenti (intellettuali, riformisti) quanto sui gruppi che vogliono abbattere la corrotta monarchia saudita con l’uso della forza. A partire dal 1979, con il trionfo della Rivoluzione iraniana guidata dall’ayatollah Ruollah Khomeini, sono nati nella penisola alcuni gruppi armati espressione della minoranza sciita, gruppi che sono stati perseguitati duramente ma che, nel 1990, con l’arrivo delle truppe a stelle e strisce in Arabia, sono diventati ancora più agguerriti e irriducibili, potendo contare sull’adesione di nuovi militanti provenienti dalle fasce meno abbienti della popolazione, ormai apertamente ostili alla politica della monarchia. Tutt’oggi sono attivi nella penisola gli Hezbollah al-Hegiaz e il Jihad Islamico dello Hegiaz (l’Hegiaz è il nome della provincia occidentale che comprende le città sante della Mecca e di Medina), entrambi di matrice sciita e ammiratori del modello islamico iraniano creato dall’ayatollah Khomeini. Poi vi sono tre movimenti armati di islamisti radicali sunniti: le Tigri del Golfo Arabico, l’Organizzazione 1 Combattente dei Partigiani di Dio e gli Hezbollah del Golfo, i quali, pur accettando la visione islamica wahabbita, sono decisamente ostili alla monarchia saudita, che essi considerano non solo corrotta, ma addirittura eretica e traditrice dei principi basilari dell’Islam. Su tutti questi movimenti armati, che nel corso degli anni hanno compiuto attentati e agguati sia contro le forze di sicurezza saudite, sia contro le truppe americane di stanza in Arabia (micidiali gli attentati di Riad e di Darhan del 1995 e 1996), la repressione del regime si ט abbattuta come una mannaia: decine e decine di militanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza durante aspri scontri a fuoco, altri sono stati arrestati, incarcerati e sottoposti a spaventose torture. Ma nelle carceri saudite languono anche centinaia di semplici sospettati di appoggiare questi movimenti insurrezionali islamisti: si tratta di semplici cittadini che, solo perchי di fede sciita, oppure perchי abbandonatisi a qualche esternazione pubblica contro al presenza delle truppe americane in Arabia, sono stati incarcerati come sovversivi e sottoposti alle piש atroci sevizie. La polizia politica del regime saudita ha orecchi e occhi dappertutto e possiede spie e informatori in ogni luogo del paese. Dopo gli attacchi all’America dell’11 settembre 2001, la repressione si ט fatta ancora piש dura, sia perchי molti attentatori erano sauditi (e quindi gli Usa hanno esercitato pressioni su Riyad), sia perchי il regime saudita ט stato costretto a riconfermare l’alleanza con il padrone-protettore americano, dovendo di conseguenza incrementare la politica di repressione dei movimenti islamisti anti-Usa operanti sul territorio della penisola. Ma nonostante la brutale repressione, il fuoco cova sotto la cenere: l’opposizione alla corrotta monarchia dei Saud si fa sempre piש feroce e radicata, e sono decine e decine i giovani arabi che, ogni anno, scelgono la clandestinitא aderendo ai sopra citati movimenti di opposizione, per condurre la lotta contro il regime brutale e oligarchico che ט considerato "eretico" persino dagli elementi piש radicali e oltranzisti del clero wahabbita. L’Arabia Saudita ט dunque davvero l’anello debole della catena di paesi musulmani sottoposti all’offensiva delle forze islamiste radicali e potrebbe dunque essere proprio dai territori desertici dell’Hegiaz e del Neged che potrebbe scoccare la scintilla dell’insurrezione islamica che cova ormai da anni sotto le ceneri divenute roventi pure per le truppe a stelle e strisce che, a quasi vent’anni dalla fine della prima Guerra del Golfo (1990-1991) si trovano ancora sul territorio saudita a puntellare una monarchia ottusa, crudele, corrotta e retrograda che ט disapprovata persino dai suoi stessi sudditi!