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Il governo della Slovenia è in possesso ormai dei dati delle ‘vittime dei totalitarismi’?

di Vincenzo Maria De Luca - Giovanna canzano - 17/03/2009

 


CANZANO 1-  Il governo della Slovenia è in possesso ormai dei dati delle ‘vittime dei totalitarismi’?

DE LUCA -  E’ notizia recentissima, tra l’altro ripresa anche dalla stampa nazionale, che il governo della Slovenia da almeno sette mesi, dall’epoca cioè della sua presidenza di turno dell’Unione Europea, è entrato in possesso dei risultati di una dettagliata ricerca storica, a suo tempo affidata ad un apposita commissione accademica, finalizzata a dare una risposta agli oltre 200.000 famigliari di “vittime dei totalitarismi” che chiedevano di conoscere finalmente il destino dei loro congiunti scomparsi e di ottenere un eventuale risarcimento.

CANZANO 2-  Cosa contengono i faldoni?

DE LUCA -  Documenti sinora riservati individuano 585 luoghi di sepoltura tra foibe, campi e fosse comuni dove, tra la seconda guerra mondiale e la fine degli anni ’50, sono state sepolte oltre 100.000 vittime dei totalitarismi fascista, nazista e comunista.
In quei faldoni, che però non sono ancora stati resi noti, ne è riportato nome, luogo e motivo della cattura, luogo di eventuale prigionia, data e causa di morte; è il caso ad esempio degli oltre 1.000 detenuti del campo di concentramento sloveno di Maribor, al confine con  l’Ungheria, tutti di origine istriana ed inghiottiti nel nulla o della foiba sconosciuta individuata vicino a Fiume (oggi Rijeka) sulla quale l’allora Presidente del Consiglio italiano Giuliano Amato aveva posto il segreto di Stato per questioni di “opportunità politica”.

CANZANO 3-  Cosa contiene il rapporto sloveno?

DE LUCA -  Il rapporto sloveno, che segue in ordine di tempo il primo studio ufficiale congiunto italo-croato del 2002 a cura della Società di Studi Fiumani di Roma e dell’Istituto Croato di Storia di Zagabria sulle vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni negli anni 1939-1947, ha avuto soprattutto il merito di indurre il Presidente croato Stipe Mesic ad auspicare «… un atto di riconciliazione ufficiale tra Italia, Croazia e Slovenia che onori le vittime innocenti di tutte le parti in causa, a patto però che non vengano messi sullo stesso piano il fascismo e coloro che contro il fascismo avevano combattuto».

Proprio questo è il punto nodale della questione; se tutto fosse infatti riconducibile al solo fascismo e alle sue presunte responsabilità nell’opera di italianizzazione forzata dei territori a maggioranza etnica slava annessi al Regno d’Italia dopo la disgregazione dell’Impero austro-ungarico alla fine della prima guerra mondiale, non si può comprendere perché per interi decenni non solo la storiografia nazionale ma il mondo accademico e intellettuale internazionale, abbiano voluto “chirurgicamente” ignorare e rimuovere la tragedia delle foibe istriane ed il conseguente esodo biblico delle popolazioni italiane giuliano-dalmate dalla Venezia Giulia.

CANZANO 4-  In effetti nessuno indagò…

DE LUCA -  Non è poi così lontano dal vero affermare che la tragedia che colpì, snaturandolo, il nostro confine orientale dopo l’8 settembre 1943, è stato per anni l’aspetto meno conosciuto e meno indagato dell’intera seconda guerra mondiale e che in quelle terre si consumò una silenziosa e sanguinaria pulizia etnica “ante litteram” ai danni della preesistente, millenaria presenza romana, veneta, italiana.

Basti pensare che nel 1910, data dell’ultimo censimento dell’Impero austro-ungarico, la presenza italiana veniva quantificata in oltre 390.000 unità; oggi, i cosiddetti “rimasti”, non arrivano in tutta l’area istriana a 30.000 unità, segno che il genocidio di un popolo si è compiuto.

CANZANO 5-  Perché tanta omertà?

DE LUCA -  Al termine del II conflitto mondiale, dopo il trattato di pace del 10-2-47 e quello di Osimo del 10-11-75, del territorio che comprendeva le province di: Gorizia, Trieste, l’Istria, il Carnaro e Zara, cioè ca. 10.000 km² sono rimaste all’Italia le città di Trieste e Gorizia con un minimo retroterra che definire risibile è solo un eufemismo, in tutto 700 km².
Alle perdite territoriali si aggiunse, dal presunto paradiso proletario di Tito, un forte esodo, in parte spontaneo e in parte indotto, valutato in oltre 350.000 nostri compatrioti.
A loro subentrarono nelle stesse zone già abitate da popolazioni italiane e tedesche, almeno altrettanti croati, sloveni, serbi, bosniaci e montenegrini dal dopoguerra fino ai primi anni ’50, unitamente ad altre minoranze slave provenienti dall’Ungheria.

CANZANO 6-  Si proseguì con un progetto di pulizia politica?

DE LUCA - Ma ciò che è più grave e che si configura come un vero e proprio delitto contro l’umanità e la civiltà è quella vendetta silenziosa che colpì migliaia di connazionali, fascisti e non solo, uccisi con esecuzioni sommarie da partigiani slavi fiancheggiati da collaborazionisti italiani, secondo un cinico progetto di pulizia politica che mirava a cancellare dalla penisola istriana la nostra storia e la nostra  presenza.

Prelevati durante la notte e gettati, spesso ancora vivi, in voragini naturali o cave minerarie profonde fino a 200 mt. ed oltre che, utilizzate in passato per eliminare rifiuti o carcasse di animali, fungevano ora da frettolosa sepoltura per una presenza, quella italiana, da sempre non voluta o mal tollerata.
Molti altri, e furono i più, finirono nei campi di sterminio del tutto simili a quelli nazisti oppure in fosse comuni.

Bisogna precisare che nel tempo il termine “infoibati” ha assunto una valenza molto più ampia rispetto al significato oggettivo del termine stesso, per cui alle vittime tecnicamente infoibate del periodo settembre-ottobre ’43, vanno aggiunti migliaia e migliaia di arresti, deportazioni, uccisioni e internamenti in lager slavi come Borovnica, Idria, Aidussina, Skofja Loca, Lepoglava, Maribor, ecc., da parte dell’Ozna (la polizia politica di Tito) con l’appoggio della Resistenza comunista italiana, dopo il 1° maggio 1945, data dell’ingresso delle truppe slavo-comuniste del IX Corpus sloveno a Trieste e Gorizia.

CANZANO 6- Ci furono le liste di proscrizione con le responsabilità di Togliatti?

DE LUCA - Gravissime furono le responsabilità del P.C.I. di Togliatti nella diligente applicazione in Venezia Giulia dei principi generali della rivoluzione proletaria bolscevica che con Trotzkij nel 1914 e con Lenin nel 1916, teorizzando il presunto “diritto dei popoli all’autodecisione”, si concretizzò, dal novembre 1944 all’aprile 1945, nella compilazione di liste di proscrizione di tutti gli avversari politici del progetto di annessione jugoslavo delle italianissime terre giulie, sacrificabili sull’altare dell’Internazionale comunista.
Partigiani comunisti italiani, in nome di una ibrida “fratellanza” unilaterale, non esitarono a farsi loro stessi carnefici di altri italiani, non fascisti ma unicamente colpevoli di essere anticomunisti.

Questi in sintesi i motivi di tanta omertà in passato e di tanto livore oggi verso il tentativo revisionista di ristabilire la verità storica sulle foibe; verità che come sempre è più facile intuire che comprendere, come scriveva Guglielmo di Ockham: «…a parità di fattori, la spiegazione più semplice tende ad essere quella esatta».

BIOBIBLIOGRAFIA
 
Vincenzo Maria DE LUCA è nato a Roma nel 1958, è laureato in medicina e chirurgia.
 Appassionato di storia contemporanea, da alcuni anni si dedica allo studio di quei tragici avvenimenti che furono le foibe, l'esodo e le mutilazioni territoriali, successive al secondo conflitto mondiale, che sconvolsero letteralmente l'italianità di terre come la Venezia Giulia e l'Istria. Alterna alla sua attività di medico quella di ricercatore storico, soggiornando periodicamente a Trieste, Gorizia, e in Slovenia, dove raccoglie in prima persona documentazioni e testimonianze direttamente dai protagonisti, indipendentemente dalla loro nazionalità e fede politica.
E' socio della Società di studi Fiumani di Roma, della Unione degli Istriani, libera provincia dell'Istria in esilio, dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. E' membro del Comitato scientifico del Centro Studi e Ricerche Storiche "Silentes Loquimur" di Pordenone.
 Per la casa editrice ‘Il Settimo Sigillo’ ha pubblicato: FOIBE, Una tragedia annunciata. 2000 E' difficile trovare nei libri di storia un'esatta documentazione sulle Foibe. Spesso leggiamo menzogne, falsità, approssimazioni. Questo libro, dopo un excursus sulla storia della Venezia Giulia, ne traccia una verità non di parte, al fine di far comprendere la tragedia di quei popoli e del loro genocidio ed esodo a lungo dimenticato. VENEZIA GIULIA 1943, Prove tecniche di guerra fredda. 2003 La Venezia Giulia del 1943 è stato teatro non solo di una guerra civile fra due fazioni in lotta, ma anche terra di conquista da parte del IX Korpus tititno. Ciò che è accaduto in quel lembo d'Italia, dalla nascita della Repubblica Sociale Italiana fino al trattato di Osimo, è stata una vera e propria guerra fredda; combattuta da due diverse concezioni politiche, da due opposte visioni del mondo. Non si può comprendere la storia del dopoguerra italiano e jugoslavo, fino alla crisi di fine secolo, se non si comprende l'origine della questione friuliana e dalmata, e il dramma dell'esodo di quelle popolazioni scacciate dalla propria terra. L'eccidio di Porzus è il momento più significativo ed emblematico di quella tragedia.   LA MEMORIA NON CONDIVISA, 2007.
http://openlibrary.org/a/OL1387388A/Vincenzo-Maria-De-Luca