Il palestinese Mahmoud al-Abbasi fra le rovine della sua casa, dopo che è stata demolita dalle autorità israeliane, nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est. Fotografia: Gali Tibbon
15 marzo 2009
Gerusalemme - Un rapporto segreto dell’Unione europea accusa il Governo israeliano "di perseguire con determinazione l'annessione illegale di Gerusalemme Est" promuovendo il Muro in Cisgiordania, l'espansione degli insediamenti, le demolizioni di case, una politica discriminatoria sul rilascio delle licenze.
Il documento riferisce che Israele, accelerando i suoi piani su Gerusalemme Est, sta minando la credibilità dell'Autorità palestinese, e sta indebolendo il sostegno ai colloqui di pace. Nel documento del responsabile Ue si legge che " Le decisioni di Israele dentro e fuori Gerusalemme costituiscono una delle più forti sfide al processo di pace israelo-palestinese".
Il rapporto pervenuto a The Guardian porta la data del 15 dicembre 2008. Riconosce ad Israele la legittimità delle motivazioni concernenti la sicurezza di Gerusalemme, ma aggiunge: " molte delle attuali iniziative illegali dentro e intorno alla città sono scarsamente giustificabili sul piano della sicurezza".
Ancora secondo il rapporto "i fatti compiuti da Israele – le nuove colonie, la costruzione del Muro, le demolizioni di case, un sistema di rigide limitazioni alla concessione di permessi abitativi e la continua chiusura delle istituzioni palestinesi – determinano un incremento della presenza ebraica a Gerusalemme Est, indeboliscono la comunità palestinese nella città, ostacolano lo sviluppo urbano della componente palestinese e separano Gerusalemme Est dal resto della Cisgiordania".
Il documento è stato prodotto in un momento di crescente preoccupazione per le politiche di Israele verso Gerusalemme Est. Due case sono state demolite lunedì scorso prima dell'arrivo del Segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, e sono previste altre 88 demolizioni, tutte per mancanza di licenza di costruzione. Clinton ha definito le demolizioni come "inutili", sottolineando che esse costituiscono una violazione di Israele dei suoi obblighi verso la Road Map statunitense per la pace.
Il rapporto dell'Unione Europea va oltre, affermando che le demolizioni sono "illegali sotto il profilo del diritto internazionale, non perseguono alcuno scopo , producono un duro effetto sul piano umanitario, e alimentano l'odio e l'estremismo". Secondo il documento, l'Unione Europea ha sollevato le sue osservazioni in un passo diplomatico formale il 1° dicembre scorso.
Sempre nel documento si osserva che nonostante i palestinesi di Gerusalemme est rappresentino il 34 per cento dei residenti della città, solamente il 5-10 per cento del bilancio cittadino viene speso per quest'area, lasciandoli con servizi e infrastrutture inadeguati.
Viene detto che Israele rilascia meno di 200 permessi di costruzione di case palestinesi all'anno e solamente il 12 per cento del territorio urbano è adibito a scopi abitativi. Ne consegue che molte case sono prive del permesso israeliano di costruzione. Circa 400 case sono state demolite dal 2004 e altri 1000 ordini di demolizione non sono stati ancora eseguiti.
I responsabili respingono le critiche alla politica abitativa del Comune come una "campagna di disinformazione". Affermano i collaboratori del Sindaco dopo la visita della Clinton: "Il Sindaco Nir Barkat continua a promuovere a Gerusalemme est investimenti nelle infrastrutture, nell'edilizia anche in quella scolastica , mentre nello stesso tempo si applica la legge imparzialmente senza alcun pregiudizio".
Comunque, l'Ue afferma che la quarta Convenzione di Ginevra vieta ad una potenza occupante di estendere la propria giurisdizione sul territorio occupato. Israele ha occupato il settore est della città nella guerra dei sei giorni del 1967 e più tardi ne ha proclamato l'annessione. I palestinesi reclamano Gerusalemme Est quale capitale del loro futuro stato.
L'Unione Europea afferma che le colonie sono state costruite nel settore Est della città a un "ritmo serrato". Il rapporto sostiene che da quando sono iniziati i colloqui di Annapolis alla fine del 2007, quasi 5mila progetti di nuove unità abitative dei coloni sono stati presentati alle autorità,e di questi 3mila fino ad ora hanno ottenuto l'autorizzazione. Vi sono ora circa 470mila coloni nei territori occupati, compresi 190mila di Gerusalemme Est.
L'Unione Europea è particolarmente interessata agli insediamenti all'interno della Città Vecchia, dove sussiste il progetto di costruire un insediamento ebraico di 35 unità abitative nel quartiere musulmano, come l'altrettanto piano di espansione a Silwan, appena fuori dalle mura della Città Vecchia.
L'obiettivo, dice , è quello di "creare una contiguità territoriale" tra le colonie di Gerusalemme Est e la Città Vecchia e dividere Gerusalemme Est e i blocchi di colonie dalla Cisgiordania.
Vi sono piani di costruire 3500 unità abitative, un area industriale, due stazioni di polizia e altre infrastrutture su un'area che ha suscitato molte controversie, nota come E1, situata tra Gerusalemme Est e la colonia di Ma'ale Adumim, una città di 31mila coloni, dentro la Cisgiordania. Ancora il rapporto sostiene che i provvedimenti presi da Israele in quell'area sono stati " una delle più significative sfide al processo di pace tra palestinesi e israeliani.
Mark Regev, portavoce del primo ministro israeliano Ehud Olmert, sostiene che le condizioni di vita dei palestinesi di Gerusalemme Est sono migliori di quelle della Cisgiordania. "I residenti di Gerusalemme Est sono soggetti alla legislazione israeliana e a loro è stata offerta la cittadinanza a pieno titolo dopo che la legge è stata approvata nel 1967. Noi siamo impegnati a continuare lo sviluppo della città per il benessere di tutta la sua popolazione".
(Traduzione di Carlo Tagliacozzo)
Rory McCarthy, The Guardian
L’articolo in lingua originale (7 marzo 2009)