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Il pittore-samurai imitato da Monet e Van Gogh

di Maria Egizia Fiaschetti - 17/03/2009

Duecento opere del giapponese Utagawa Hiroshige al Museo della Fondazione Roma



Un ponte di legno scandisce il salto dalla realtà nel «mondo fluttuante » di Utagawa Hiroshige: allestimento ad hoc, per contestualizzare la mostra dedicata all'artista giapponese che si è inaugurata ieri negli spazi del Museo della Fondazione Roma. A cura di Gian Carlo Calza, il progetto espositivo raccoglie 200 opere provenienti dalla Honolulu Academy of Arts e nasce dalla sinergia tra Arthemisia e la Fondazione Roma, impegnata a promuovere iniziative culturali in Oriente. «Dopo il grande successo della mostra sull'Impero cinese — ha ricordato il presidente, Emmanuele Emanuele — questa sul Sol Levante rafforza la nostra missione: di apertura al dialogo, come alternativa ai conflitti».
Fino al 7 giugno, il «maestro della natura » riconcilia il pubblico con il suo habitat, ammaliante anche nelle condizioni climatiche più avverse, in un percorso articolato in cinque tappe. Il tutto condito dagli scorci ricreati dal vero: piante, ciottoli, piccoli ruscelli, proprio come in un giardino zen. Immancabili, i paraventi in carta di riso delimitano l'interno della casa, luogo privato congeniale alla meditazione e a ritrovare la sintonia con il cosmo. Ed è proprio l'universo in tutte le sue sfumature, dal regno animale all'eco sublime di una cascata, a fare di Hiroshige un interprete raffinatissimo del paesaggio. Nato a Edo (l'antica Tokyo) nel 1797 da una famiglia di samurai, si fa subito apprezzare per il suo talento pittorico. Asso nella tecnica della stampa policroma, eccelle nell'arte ukiyoe, genere di punta in Giappone tra il primo Seicento e l'ultimo scorcio dell'Ottocento. Ammirato dagli impressionisti — eloquente, lo stagno di Giverny immortalato da Monet — a imitarlo è soprattutto Van Gogh: in «Ponte sotto la pioggia», «Il giardino dei susini» e «Piccolo pero in fiore ». Dal micro al macro, il libro della natura è esplorato con sguardo analitico, senza rinunciare all'allure misteriosa racchiusa nei dettagli: dal piumaggio variopinto delle oche alla squame iridescenti delle carpe, per inebriarsi poi con i petali odorosi delle ninfee o con gli aceri corruschi.
Colori e profumi, ricreati nel percorso sinestetico su misura per i più piccoli: con i cinque sensi, la visita al museo diventa un'esperienza ludica e istruttiva per conoscere i segreti del Sol Levante. Completa l'itinerario la sezione fotografica, a cura di Rossella Menegazzo, che testimonia l'influenza estetica di Hiroshige sul nuovo mezzo di rappresentazione visiva. In barba al sottofondo zen della mostra, la vis polemica di Vittorio Sgarbi. Invitato per un commento tecnico, il sindaco di Salemi ha tuonato contro il collega capitolino: «Dopo le elezioni— è stato il j'accuse del professore — Alemanno mi aveva promesso la presidenza dell'Azienda speciale Palaexpo. Non capisco, poi, questa gestione cimiteriale dell'arte contemporanea: invece di affidarsi alla mia consulenza, si dà spazio a critici tangheri come Achille Bonito Oliva».