Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le nefandezze dell’Europa a Durban II

Le nefandezze dell’Europa a Durban II

di Antonio Caracciolo - 18/03/2009


All’inizio della prima guerra mondiale il dominio coloniale europeo si estendeva sull’85 per cento delle terre emerse del globo. Di nefandezze la “civiltà” europea ne ha commesse proprie tante, dalla tratta dei negri a genocidi che fanno impallidire la Shoah, che pretendo il titolo tutto religioso di «Olocausto» per antomasia, sostituendo la figura del Cristo redentore messo in croce per la salvezza dell’umanita con il popolo ebraico che non redime certo l’umanità con il suo presunto sacrificio ma procura infiniti vantaggi politici ed economici ad Israele ed alla sua diaspora che agisce nei singoli stati come gli ebrei di corte agli inizi dell’avventura dello Stato moderno, ma soprattutto pretende di ottenere dall’Occidente civilizzato una licenza di genocidio dei popoli selvaggi ed antidemocratici del Medio Oriente, in primis il popolo palestinese rivisitato con occhi talmudici e assunto come dei moderni cananei votati alla sterminio per decreto divino. Delle nefandezze europee sui popoli coloniali non esiste giornata della Memoria o ricerca storica o serial televisivi che ridestino la nostra coscienza ed i nostri sensi di colpa. All’indomani della seconda guerra mondiale che detronizzò tutti gli stati europei dal dominio del mondo le potenze vincitrici pensarono di giuridicizzare meglio la loro spartizione del mondo attraverso uno strumento che avrebbe dovuto giuridicizzare le loro decisioni politiche. Fu così che nacque l’ONU, dove il potere di veto del Consiglio di Sicurezza, di cui dispongono ancora le potenze vincitrici, tradisce il modo in cui la creatura fu concepita e gli scopi per i quali dovrebbe servire. Una delle prime violenze a cui la creatura fu costretta fu la creazione dello Stato ebraico e la spartizione della Palestina, un atto illegittimo per il quale l’ONU non aveva nessun diritto e nessun potere.

Le cose però cambiano con il tempo. All’ONU aderivano via via tutti gli stati nuovi che si formavano dal processo di decolonizzazione. Lo scandalo è costituito dal fatto che un minuscolo e retrogrado stato africano pretende di occupare un seggio Onu con una dignità pari a quella della Superpotenza USA. Un suo voto all’Assemblea generale conta quanto quello di Usa, Canada e Israele nonchè quanto quello dell’Italia e degli ex-stati coloniali europei. Per la coscienza giuridica e civile delle cancellerie europee questa pretesa appare inaudita ed utilizzano tutti i mezzi di pressione di cui dispongono per ridurre alle loro vedute gli stati “incivili” del restante pianeta. Già in Durban I, dove è emersa l’equivalenza sostanziale fra sionismo e razzismo, fecero già un primo boicottaggio consistente nel fatto che non vennero espletate tutte le formalità di una dichiarazione che è di per sé evidente ad ogni onesta e libera coscienza. Da una dichiarazione formale avrebbero poi dovuto venire altri fatti conseguenti ed operativi, per dire ai dirigenti ebraici dentro e fuori lo Stato ebraico: no, non hai il diritto di fare pulizia etnica, di scacciare intere popolazioni dalle loro case e dai loro villaggi rasi al suolo e cancellati dalla carta geografica, facendo essi per primi ed impunemente ciò che viene attribuito al presidente iraniano Ahmadinenjad. Dicendo poi le stesse cose a tutte le fratte ed i frattini del mondo, che si danno da fare più per la loro appartenenza ebraica che non per conto e negli interessi dei popoli nei cui governi sono insediati con leggi elettorali che l’ex Congo Belga giudicano antidemocratiche e che respingono dal loro ordinamento giuridico.

La scena di Durban I si ripete per Durban II, la cui conferenza avrà luogo non nel Sud Africa, ma in Ginevra, nella civilissima Svizzera che fa vivere da esuli i suoi cittadini colpevoli di essere critici verso il mito olocaustico. L’Europa debellata nel 1945 è alla vigilia di una sua annessione territoriale nel sistema dell’Impero americano: la sua unificazione si rivela una preparazione all’annessione. Amen! Il “sogno europeo” di una unificazione territoriale su base continentale, persa con la caduta dell’Impero romano, si manifesta per quello che è: un’annessione all’Impero USA, grazie a governi quisling che si sono perpetuati dal 1945 in poi in ogni Stato dell’Europa liberata per meglio venire asservita.

Insomma, se vogliamo capire qualcosa di ciò che succede sotto i nostri occhi, dobbiamo per prima cosa gettare nel secchio della spazzatura i quotidiani che ogni giorni ci dicono l’opposto di ciò che è e la cui funzione è l’inganno quotidiano dei suoi lettori, poveri vittime spesso inconsapevoli. Lo spettacolo di ogni giorno è deprimente, ma non si risolve nulla volgendo altrove lo sguardo perché ciò che si vede è troppo disgustoso per i nostri occhi e il nostro stomaco. Dal disgusto e dall’insofferenza deve sorgere la volontà e la capacità di ribellarsi, di alzare la schiena e di rivendicare una dignità che non è inferiore a quella dei padroni dell’Impero e dei “signori del discorso”.

Queste considerazioni estemporanee sono un riferimento polemico agli articoli che in questi giorni appaiono sulla conferenza di Ginevra in calendario pe rla seconda metà di aprile. Ne indico qui sommariamente alcuni, ma sono tutti l’uno la copia dell’altro a dimostrazione del fatto che la stampa è tutta sotto il controllo del regime. È una pia illusione la favola della libertà di stampa e di pensiero, anche se i principi vengono dichiarati solennemente nelle carte costituzionali.

1.
L’antisemitismo come il prezzemolo. – L’articolo di Vincenzo Nigro si distingue dal mio non perché è migliore, ma perché è pagato e compare sul quotidiano la Repubblica. L’articolo è in pratica inconfutabile: Nigro ha scritto e dunque ha detto! Se posso dare un consiglio ai miei occasionali lettori è il seguente: risparmiate i vostri soldi. Non comprate la «Repubblica della disinformazione» e date la vostra elemosina quotidiana a tanti poveri disgraziati che ogni giorno affollano le strade. Proprio ieri sera mi ha fatto pena un lavavetri che al semaforo ha voluto per forza prestare la sua opera non richiesta. L’articolo in questione è un articolo “sostanzialmente” idiota, che non conosce la storia, non distingue i problema, ignora ciò di cui scrive e parla. Il fatto che l’Italia con il suo inqualificabile ministro degli esteri Frattini non partecipi alla Conferenza non qualifica in positivo un Italia così infelicemente rappresentata e soprattutto non fa venire meno ciò che si vuole nascondere ad ogni costo: che Israele sia uno stato criminale e razzista, non meno di quanto lo sia stato quello nazista, al quale il tedesco rieducato Jasper avevo dato il titolo di “criminale”, quasi che a meritare questo apprezzamento, pur opinabile, fosse stato il primo e l’ultimo. Lo stato ebraico di Israele è razzista, resta tale e Frattini gli regge la coda. Ci si rammarica comicamente nell’articolo che Israele sia l’unico caso di stato razzista chiamato per nome. Ma come lo Stato ebraico non ha sempre rivendicato il suo diritto all’Unicità? La Shoah non è Unica? Ed allora bisogna accettare anche il rovescio della medaglia: l’unicità del razzismo dello Stato ebraico di Israele! Le frottole di Vincenzo Nigro sono troppo per commentarle tutte. Se dovessimo entrare sull’inganno spudorato del “due stati due popoli” non la finiremmo più. Dobbiamo qui rinviare necessariamente ad altri post ed alla letteratura sull’argomento, dove l’unica ardua e difficilissima prospettiva è solo quella dello Stato Unico, quello cioè dove possano vivere con eguali diritti palestinesi ed ebrei, abolendo il carattere ebraico dello stato di Israele e ripristinando il nome storico di Palestina. Naturalmente, questa soluzione è assolutamente osteggiata dalla Stato ebraico e sedicente democratico. Infatti, verrebbe vanificato il lavoro politico di oltre un secolo di sionismo. Dal loro punto di vista la cosa è comprensibile. Ma è il loro punto di vista, non il nostro. Frattini farebbe meglio a cambiare Stato e cittadinanza, magari aspirando ad un posto di sottosegretario agli Esteri della sua collega Livni. La cosa è fattibilissima solo che lui lo voglia. Le “acque torbide” sono quelle in cui nuota lo stesso Frattini ed il manipolo di sionisti messi nel parlamento italiano per gestire la politica estera italiana, facendo gli interessi di quella israeliana.