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Il trattato del ribelle

di Dagoberto Husayn Bellucci - 22/03/2009

   

"Il Ribelle non è un soldato. Non conosce le forme della vita militare nè la sua disciplina. La sua vita è contemporaneamente più libera e più dura della vita militare. I Ribelli vengono reclutati tra quanti sono decisi a lottare per la libertà anche in condizioni disperate." (E. Junger - "Trattato del Ribelle") 

"Ma che sarà, che cosa t'offrirà
quest'altra storia, quest'altra novità
l'unico rischio è che sia tutto finto
e che sia tutta pubblicità!...


Ma che ne sai, se non ci provi mai
che rischi corri se non vuoi volare
coi piedi a terra, legato alla ragione
ti passa presto, la voglia di sognare!

Ma è quello che vogliono da te
già appena nati ci hanno abituati
a non pensare, ma a darcene l'illusione
e sempre con la scusa della ragione!...

E anche se fosse solo finzione
solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare
se è un'occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!...

Attenzione-attenzione! Comunicato ufficiale!
parla l'organo del partito, non lasciatevi suggestionare!
Quella voce che vi invita a volare
è di un maniaco sabotatore!...
Spegnete la radio adesso
giradischi e registratori, presto!... presto!...

Ma la radio va e non si fermerà
ti prenderà per mano ti insegnerà a volare
visti dall'alto i draghi del potere
ti accorgi che son draghi di cartone!...

E anche se fosse solo finzione...

Attenzione-attenzione! A tutte le persone serie!
consapevoli, equilibrate, non lasciatevi suggestionare!
abbiamo ben altri progetti per voi
uomini del 2000, saggi e civili
perciò prestate attenzione
solo alla voce della ragione!...

Ma la radio va e non si fermerà ti prenderà per mano, ti insegnerà a volare, visti dall'alto i draghi del potere ti accorgi che son draghi di cartone!...

Ma non lo vedi sono di cartone
se resti a terra che vuoi capire
con la scusa di schiarirtele
ti confonderanno sempre più le idee
ti manderanno allo sbaraglio in questa
farsa, nel ruolo di comparsa!...

Ma basta che voli in alto
ma basta che ti alzi un poco
e forse scopri che quello che ti faceva
paura era soltanto un gioco!
e adesso, hai l'occasione per poter
volare, allora, non la sprecare, prova a volare!...

Prova ma che ne sai
se non ci provi mai non puoi
sapere se vale o no la pena
di tentare, è un'occasione
per volare, per volare!...

Adesso basta! Fatelo stare zitto!
Abbiamo troppo sopportato!
Abbiamo troppo tollerato!
E' un provocatore! Fatelo tacere!
....Fatelo tacere!...."

 

(Edoardo Bennato - "Ma che sarà" - album "Sono solo canzonette" 1980)


  

"Chi va dicendo in giro
che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore
mi dedico al tritolo,
è quasi indipendente
ancora poche ore
poi gli darò la voce
il detonatore.

Il mio Pinocchio fragile
parente artigianale
di ordigni costruiti
su scala industriale
di me non farà mai
un cavaliere del lavoro,
io sono d'un'altra razza,
son bombarolo.

Nello scendere le scale
ci metto più attenzione,
sarebbe imperdonabile
giustiziarmi sul portone
proprio nel giorno in cui
la decisione è mia
sulla condanna a morte
o l'amnistia.

Per strada tante facce
non hanno un bel colore,
qui chi non terrorizza
si ammala di terrore,
c'è chi aspetta la pioggia
per non piangere da solo,
io sono d'un altro avviso,
son bombarolo.

Intellettuali d'oggi
idioti di domani
ridatemi il cervello
che basta alle mie mani,
profeti molto acrobati
della rivoluzione
oggi farò da me
senza lezione.

Vi scoverò i nemici
per voi così distanti
e dopo averli uccisi
sarò fra i latitanti
ma finché li cerco io
i latitanti sono loro,
ho scelto un'altra scuola,
son bombarolo."

 ( Fabrizio De Andrè - "Il Bombarolo" - album "Storia di un impiegato" 1973)    Testo fondamentale di una stagione , quella dell'immediato primo dopoguerra mondiale, il "Trattato del Ribelle" di Junger ha il dono di restituirci un'immagine, che è anche uno stilema di battaglia, del combattente per la libertà, di chi - nel bailamme generale della situazione presente - voglia lottare contro il sistema senza cedere di un millimetro alle lusinghe del potere qualunqu'esso sia e sotto qualsivoglia spoglie si celi. Un'opera essenziale ancor più di quanto non lo fosse quando venne scritta e di quando venne pubblicata (nel 1951) adatta ai tempi moderni. Il Ribelle di jungheriana memoria è l'uomo della società contemporanea che rivendica il diritto a determinare autonomamente la propria vita opponendosi al controllo capillare del Potere attraverso una presa di coscienza che lo porterà ad una scelta senza ritorno: passare al bosco, dissociandosi per sempre dalla società, e varcare il meridiano zero. E' dentro questi schemi che si sviluppa tutto il volume e prende vita la "ribellione" jungeriana al potere: Junger , appartenendo alla sua epoca, individua il momento significativo di questa presa di coscienza individuale nel rifiuto della scheda elettorale (mediante astensione) o nel voto contrario che dovrebbe innescare una specie di sabotaggio del meccanismo elettorale da sempre strumento di qualsiasi potere e, particolarmente, dei poteri totalitari. La domanda è opportuna: non è forse la democrazia moderna, come la conosciamo attualmente in Occidente, il regime totalitario per eccellenza? Non è forse proprio l'utopia democratica , con le sue regole, le sue norme, le sue leggi, a creare le condizioni per la più tangibile forma di controllo e asservimento di un popolo?  Scritto in un'epoca dominata dai grandi sistemi totalitari , nel momento di massimo scontro tra i sistemi instaurati nell'Europa occidentale dal Fascismo e ad Est dal Comunismo, il Ribelle jungeriano mal si adatterebbe alla prevaricazione occulta che viene propinata quotidianamente - attraverso una variopinta gamma di mode e costumi, musiche e arti, modelli di riferimento e stereotipi culturali e sociali funzionali alla conservazione e al rafforzamento del Potere democratico - contro il singolo individuo nelle società democratiche moderne. Ecco perchè il "Trattato" risulta estremamente attuale e condivisibili ne sono le linee guida e le indicazioni per una prassi politica che voglia seriamente fuoriuscire dagli schemi; da tutti gli schemi. Occorre dirlo con chiarezza e senza nascondersi: nella società dell'omologazione consumista e dell'assimilazione, nell'insieme disorganico di soggetti deambulanti depauperizzati da decenni di rincoglionimento massmediatico e dal fallimento delle ideologie del Novecento, l'unico modello autenticamente rivoluzionario riproducibile e adeguato alla 'battaglia' senza schemi e senza regole rimane l'Anarca di jungeriana memoria. L'Anarca è il singolo braccato dal vuoto post-nichilista della società senza valori contemporanea. E' il ribelle che sceglie , quale atto volontario, di darsi alla macchia per non accettare compromessi con un potere troppo forte e troppo tecnicamente superiore per essere affrontato a viso aperto, nell'arena politica o elettorale. E' il gesto affatto disperato ma lucido, razionalmente e fanaticamente lucido, di colui che - da Uomo Libero - rifiuta le imposizioni e le regole di un sistema che avverte iniquo e ingiusto e i limiti imposti da un ordine sociale e politico che quotidianamente esige un controllo sempre maggiore delle attività individuali.  Probabilmente Junger non avrebbe mai immaginato che all'inizio del terzo millennio il suo "Ribelle" potesse ancora rappresentare un modello di riferimento per quanti hanno ancora la forza, il coraggio e la consapevolezza di "dire no". Ma vediamo subito di chi stiamo trattando, chi è questo "ribelle" e quale dovrà essere il suo ruolo di sabotatore dell'ordine costituito, di disturbatore del potere, di nemico delle convenzioni e avversario irriducibile di qualunque compromesso. "Chiamiamo (...) Ribelle chi nel corso degli eventi si è trovato isolato, senza patria, per vedersi infine consegnato all'annientamento. Ma questo potrebbe essere il destino di molti, forse di tutti - perciò dobbiamo aggiungere qualcosa alla definizione: il Ribelle è deciso a opporre resistenza, il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata. Ribelle è dunque colui che ha un profondo, nativo rapporto con la libertà, il che si esprime oggi nell'intenzione di contrapporsi all'automatismo e nel rifiuto di trarne la conseguenza etica, che è il fatalismo. Considerandolo sotto questo aspetto, non avremo più dubbi circa il significato che il passaggio al bosco assume non soltanto nel pensiero ma anche nella realtà di questi nostri anni." Ecco il ribelle jungeriano, l'anarca, il dissolutore di ogni ordine e il nemico implacabile di qualunque potere costituito. E' un sovversivo, un sabotatore, un nemico di questa ipocrita quiete sociale che in realtà serve a mascherare, proteggere e definire ogni tipo di potere e identifica il Sistema quale moderno leviatano, forma ultima di qualsiasi totalitarismo (un totalitarismo rovesciato quello democratico dove viene lasciato all'individuo il diritto , anzi potremmo dire che è tutta una proclamazione più o meno solenne, in pompa magna, di 'diritti' alla più assoluta libertà....un dispotismo di segno 'rovesciato' dove alla coercizione e alla limitazione delle libertà si sono sostituite l'obnubilazione, l'omologazione, il controllo capillare di informazioni che rappresentano nè più nè meno l'essenza ultima delle moderne democrazie). La democrazia ha le sue regole e le sue leggi, i suoi meccanismi di dominio e i suoi strumenti di controllo: nessun individuo all'interno di un moderno sistema democratico potrebbe mai sfuggire a questa nuova forma di totalitarismo. Non serve alla democrazia imporre divieti nè estendere più di quanto non sia necessario stati d'emergenza tipici strumenti repressivi delle dittature e dei regimi assolutistici di ogni epoca e tempo: la democrazia ha i suoi strumenti di normalizzazione e ne fa un uso spregiudicato contro quella che viene poi scambiata tra la massa belante , le pecore matte della contemporaneità contorta e complessata, come un'esercizio di libertà e una prova di "tolleranza". I sistemi democratici contemporanei hanno esteso la loro sfera di influenza alla vita privata dell'individuo in modo talmente affabile, in maniera completamente soft, da far credere e instillare nelle menti all'ammasso degli individui - dai singoli ai gruppi più o meno politicamente organizzati - di vivere in oasi di libertà, di essere addirittura padroni della propria esistenza, di poter "osare l'inosabile" in quanto gli spazi di manovra consentiti si sono apparentemente moltiplicati ed i palcoscenici (a cominciare da quelli offerti dai mass media, strumenti demonicamente perfetti e realtà attive nell'esercizio di un controllo spregiudicato e multiforme, finendo alle opportunità di carriera, di successo, di popolarità offerte a mani basse all'utile idiota di turno) ove dar sfogo al libero esercizio della propria "trasgressione" hanno avuto un incremento pari alle mode demenziali dell'imbecillità di massa contemporanea. Diciamocelo pure: chi nella società rovesciata moderna non ha un suo 'spazio' di manovra e di espressione? Qual'é il limite attualmente tra il lecito e l'illecito se ci hanno mostrato che "trasgredire è bello" e va pure di moda? I rivoluzionari potenziali sulla scena si conterebbero 'tendenzialmente' a milioni. Ma, tra il dire e il fare, c'é l'illusione che questo pseudo-ribellismo non sia nient'altro che l'ennesimo prodotto del potere, che alimenti il gioco del potere, che ne sia addirittura un elemento costituente, una sorta di valvola di sfogo concessa docilmente , e in determinati momenti storici, alle pretese 'ribellistico-agitatorie' delle individualità disintegrate che compongono il quadro disorganico delle società moderne. E' una sensazione che, passati gli anni del "tutto e subito" di sessantottina memoria, l'epoca tragica e sanguinosa della stagione della strategia della tensione e del terrorismo, simili esperienze hanno prodotto gli effetti desiderati dal Potere: ridurre al minimo qualunque forma di autentica ribellione, qualsiasi progettualità rivoluzionaria, ogni tentativo , dal basso, di cambiare gli eventi. Tutto quanto avviene è unidimensionale: non è dettato dalle scelte dei singoli individui; è una concessione del potere che ingrassa e alimenta gli strumenti di controllo del potere stesso. Niente accade dunque per caso e niente al di fuori del controllo. Nulla sfugge all'occhio vigile del Grande Fratello di Orwelliana memoria, la riduzione dell'individuo a numero tra i numeri, massa nella massa, la dispersione dei valori e l'annullamento delle coscienza, l'assimilazione dei singoli nelle dinamiche socio-culturali e politiche della società ne sono la più evidente riprova. Il potere ingrassa sè stesso e si alimenta, triturando, masticando, digerendo e infine espellendo se necessario qualunque moda , qualsiasi costume, qualsivoglia ideale o volontà possa metterne in discussione l'esistenza.  Ma se , come detto, ribellarsi è giusto come dovrà agire allora il Ribelle per non cadere vittima anch'esso di questo "grande gioco" degli specchi dove tutto sembra permesso purchè funzionale all'obiettivo di rafforzare e preservare il potere stesso? "Il Ribelle, dunque, deve possedere due qualità. - scrive Junger - Non si lascia imporre la legge da nessuna forma di potere superiore nè con i mezzi della propaganda nè con la forza. Il Ribelle inoltre è molto determinato a difendersi non soltanto usando tecniche e idee del suo tempo, ma anche mantenendo vivo il contatto con quei poteri che, superiori alle forze temporali, non si esauriscono mai in puro movimento. A queste condizioni, potrà affrontare il rischio del passaggio al bosco. (...) Nell'epoca del nichilismo, la nostra epoca, si è diffusa l'illusione ottica per cui il movimento sembra acquistare importanza a spese dell'immobilità. In realtà tutto il potere tecnico dispiegato oggi altro non è che un effimero bagliore dei tesori dell'essere. L'uomo che riesce a penetrare nelle segrete dell'essere, anche solo per un fuggevole istante , acquisterà sicurezza: l'ordine temporale non soltanto perderà il suo aspetto minaccioso , ma gli apparirà dotato di senso. Chiamiamo questa svolta passaggio al bosco e l'uomo che la compie Ribelle." Il passaggio al bosco non come forma di anarchismo - sebbene chi lo compia potrà sempre apparire a lorsignori del potere come un anarchico - ma come autentica ribellione all'ordine e alla quiete che uccidono le coscienze, distruggendo i sogni, rendendo vane le speranze e annichilendo la dignità umana. Come rileva lo stesso autore "la dottrina del bosco è antica quanto la storia dell'uomo, e forse persino più antica. (...) Il bosco è segreto. Heimlich , segreto, è una di quelle parole della lingua tedesca che racchiudono in sè anche il proprio contrario. Segreto è l'intimo, ben protetto focolare, baluardo di sicurezza. Ma nello stesso tempo è anche ciò che è clandestino, assai prossimo in quest'accezione all'Unheimliche, l'inquietante, il perturbante. (...) In questa luce il bosco è la grande casa della morte, la sede del pericolo di annientamento. Il compito della guida spirituale è di condurvi per mano il discepoli per liberarlo dalla paura. Il bosco lo fa morire e risorgere simbolicamente. A un passo dall'annientamento c'é il trionfo. Chi ha inteso questo , sa innalzarsi al di sopra della violenza temporale. L'uomo impara che questa violenza non ha alcun potere su di lui,m anzi è destinata unicamente a confermarlo nel suo valore supremo." Chi vive nella paura, chi vive nel timore non potrà mai essere realmente un uomo libero. Occorre andare dunque incontro alla morte metafisica e rischiare la morte fisica per risorgere a nuova gloria e comprendere pienamente le dinamiche che faranno del singolo un Ribelle colui che non avrà paura ad opporsi, a sfidare, a condurre fino al punto estremo (il punto di non ritorno rappresentato dal meridiano zero) la sua azione.  "La grande solitudine dell'individuo è uno dei segni che contraddistingiono il nostro tempo. Egli è circondato , anzi assediato, dalla paura che lo stringe sempre più d'appresso". Occorre imparare a coabitare con la solitudine per dare battaglia. E' questa una regola principale di cui dovrà tener conto il Ribelle: abbattere la solitudine costruita dalla società per vivere , intimamente, nella solitudine individuale che alimenterà l'azione. Non esistono amici, non devono esistere legami familiari nè sentimentali di sorta per colui che deciderà di effettuare il  passaggio nel bosco in piena consapevolezza. Il Ribelle deve sapere prim'ancora di agire quali sono i rischi che dovrà affrontare. E dovrà svestirsi di tutte le sue paure per effettuare il passaggio , sorta di vera e propria trasmutazione da uno stato di semi-libertà o pseudo-libertà ad una condizione di libertà assoluta, che non richiederà una fede assoluta, una morale, un'etica prestabilite ma l'assunzione , in sè e per sè, di valori autoimposti, liberamente accettati e condizionanti. "Il motto del Ribelle è : "Hic et nunc" - essondo il Ribelle uomo d'azione, azione libera e indipendente. (...) Al Ribelle non è permessa l'indifferenza, essendo essa il segno di un'epoca passata, al pari della neutralità dei piccoli Stati o della reclusione in fortezza per delitti politici. Il passaggio al bosco induce a decisioni più gravi. Compito del Ribelle è definire la misura di una libertà che sia valida per un'epoca futura a dispetto del Leviatano. (...) La resistenza del Ribelle è assoluta, non conosce neutralità nè remissione, nè reclusione in fortezza. Il Ribelle non si aspetta che il nemico accetti i suoi ragionamenti nè, tanto meno, che si comporti secondo le regole della cavalleria. Oltretutto sa che, per quanto lo riguarda, la pena di morte non verrà sospesa."  La lotta dunque sarà impari e senza tregua ma sarà quella che il Ribelle , non il sistema, imporrà sul terreno di scontro avversario con le modalità che lui intenderà adottare e i mezzi, gli strumenti, le regole che lui deciderà di scegliere, cambiare, modificare. E' il Ribelle che decide quale tattica di combattimento, quale metodologia di sabotaggio, quale strategia militare potrà utilizzare per mettere a segno i suoi colpi. La prospettiva bellica è invertita: non è uno scontro tra forze regolari, non vi sono schemi prestabiliti, regole da seguire come tra due schieramenti in armi su un campo di battaglia. Il campo di battaglia è ovunque il ribelle decida di colpire, in qualunque momento, a qualunque ora, in qualsiasi condizione e con qualsivoglia strumento. E' il suo vantaggio , la sorpresa, e la sua forza. E il ribelle saprà come servirsene per assestare , al momento opportuno, i colpi più duri al nemico. Il passaggio al bosco ha straordinariamente agevolato il suo compito e moltiplicato la sua forza ed il ribelle, conscio di questo vantaggio, non si lascerà sfuggire l'occasione e saprà calibrare scegliendo i tempi, i modi, gli strumenti. "Per quel che riguarda il luogo, il bosco è dappertutto: in zone disabitate e nelle città, dove il Ribelle vive nascosto oppure si maschera dietro il paravento di una professione. Il bosco è nel deserto, il bosco è nella macchia. Il bosco è in patria e in ogni luogo dove il Ribelle possa praticare la resistenza. Ma il bosco è soprattutto nelle retrovie del nemico stesso. Il Ribelle non si lascia abbagliare dall'illusione ottica che vede in ogni aggressore un nemico della patria. Egli (...) conduce la sua guerriglia lungo i binari e le vie di rifornimento, minaccia ponti, cavi e depositi. Il Ribelle organizza la rete di informazioni, il sabotaggio, la diffusione delle notizie tra la popolazione. E si ritrae nelle zone impervie e nell'anonimato per riapparire non appena il nemico dia segni di cedimento. Egli diffonde una continua agitazione, provoca il panico notturno. (....) Il Ribelle non dispone di grandi mezzi di combattimento ma sa come mettere a segno un colpo audace per distruggere armi che valgono milioni: ne conosce le debolezze tattiche, i punti di minor resistenza, l'infiammabilità. Inoltre più liberamente della truppa , può scegliere il luogo dell'azione e stabilirsi dove valuta che un minimo di forze sia sufficiente a provocare guasti ingenti - ai valichi, lungo le arterie che traversano terreni accidentali, in posizioni molto distanti dalle basi." Questo è il Ribelle per autonomasia. Un sabotatore certo. Un nemico delle regole e un maestro del colpo improvviso, imprevisto. E' quest'immagine del Ribelle , dell'anarca, di Jungeriana memoria che occorre riconsiderare anche alla luce dei tempi e delle problematiche della società moderna , dei suoi sistemi di controllo sofisticati, del suo plebiscitario consenso di massa ottenuto attraverso le seduzioni e le fascinazioni di mode effimere e stereotipi validi per qualche mezza stagione. La 'partita' non è ancora chiusa per chi vorrà opporre una resistenza senza sosta.  Senza fretta ma senza tregua perchè la politica sarà comunque e sempre l'arte dell'impossibile!