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Quattro test di integrità per il presidente Obama

di Joel S. Hirschhorn - 23/03/2009

 


Un bel sorriso non è sinonimo di verità. Parole di cambiamento non definiscono un riformatore. Non fraintendetemi, per il bene della nazione voglio che il presidente Obama riesca a tirarci fuori dalla indecente crisi economica in cui siamo sprofondati. Ma non mi piacciono, né piacciono al mercato azionario, molte delle sue azioni, politiche e strategie per raggiungere questo obiettivo.

Ho sempre avuto i miei dubbi sul fatto che lui fosse un vero fautore di cambiamenti e un riformatore della struttura del sistema politico e di governo. Egli ha preso una spaventosa quantità di denaro da personaggi ricchi e potenti durante la sua campagna. Certo, con le sue eccellenti doti oratorie è stato in grado di ottenere l’approvazione pubblica, ma molti americani non sono pensatori profondi o critici, né sono in possesso di informazioni dettagliate. E se fosse un altro politico inaffidabile? Se non mantenesse le promesse? Avendo in mente tali quesiti, ho proceduto all’analisi di quattro aree nelle quali, a mio avviso, il comportamento del presidente Obama è deludente.

La cosa più preoccupante è che egli ha messo al potere delle persone che non sono riuscite a prevenire il disastro economico, in primo luogo il segretario al Tesoro.

Sono disgustato dal fatto che Obama abbia scelto così tanti uomini di esperienza per il suo gabinetto e per incarichi di prestigio alla Casa Bianca, soggetti che rivestivano posizioni di potere nel governo o nel settore finanziario, ma che non sono riusciti a prevenire un disastro economico che sta continuando a peggiorare. O almeno a mettere in allerta riguardo a ciò che era fortemente sbagliato nel sistema economico. Perché non mettersi d’impegno e cercare persone che si sono mostrate critiche vero i diversi aspetti del settore dei prestiti e di quello finanziario? Gente del mondo accademico, gruppi di supervisione e organizzazioni pubbliche che magari hanno già lavorato in passato con il governo e che avrebbero potuto apportare creatività aggiunta per la soluzione dei problemi. Per qualcuno che dell’essere contro i soliti politici ha fatto un pilastro della sua campagna, Obama ha portato poche prove rilevanti del fatto che egli voglia dei veri outsider a guidare la sua amministrazione. Il capo del suo staff, Rahm Emanuel, è la personificazione del protezionismo dello status quo del sistema politico. Invece di scegliere molti grossi nomi tra i democratici e pochi repubblicani, perché non puntare su personaggi indipendenti, informatori e riformatori per sistemare il disastro economico?

Accettare un budget per le spese di governo carico di cosiddetti “earmarks” [1] è apertamente in contrasto con ciò che Obama ha promesso durante la sua campagna. Nel corso della campagna, questo è quanto è stato dichiarato dal candidato Obama: “Ci servono riforme decisive. E quando sarò presidente, controllerò i conti uno ad uno in modo da essere sicuro che non stiamo sprecando del denaro”. Egli ha parlato in diverse occasioni delle responsabilità fiscali e di un reale cambiamento della politica. Parlare è economico. Questo bilancio no. Non con più di 9.000 earmarks, che assieme ammontano a circa 12 miliardi di dollari. E’ puro nonsenso da parte sua e dei suoi sostenitori dire senza vergogna che il budget è un residuo dell’amministrazione Bush. La stessa cosa vale per la guerra in Iraq, ma Obama era sicuramente pronto a fare dei cambiamenti in quel campo. Perché non avere l’integrità e il coraggio di rifiutare quella previsione di spesa e rimandarla al Congresso con l’ordine di fare dei tagli? Perché dovremmo credere alle promesse di aspettare finché egli non avrà tagliato gli earmarks dalle spese future quando chiaramente il Congresso, sia democratici che repubblicani, non ha nessuna intenzione di metterli da parte? Del resto, perché dovrebbero? Semplicemente, essi fanno in modo che questi earmarks diventino parte della corruzione legale che permette ai finanziatori delle campagne elettorali di ottenere poi gli aiuti economici di cui hanno bisogno.

Considerate questo esempio. Il parlamentare democratico Anthony Weiner, a New York, ha ricevuto più di 160.000 dollari in contributi per la sua campagna dalla Sephardic Addiction and Family Education Foundation (SAFE) di Brooklyn, New York, a cui lui poi ha a sua volta concesso un earmark di 238.000 dollari. Egli è stato anche l’unico sostenitore di un fondo di 300.00 dollari a favore del Brooklyn’s Ohel Children’s Home and Family Services, dai cui consiglieri e impiegati egli aveva pure ricevuto soldi; il direttore gli aveva dato personalmente 6.240 dollari. E il conto comprende anche 14 earmarks richiesti dai legislatori per progetti del Gruppo PMA, una lobby usata da qualunque tipo di entità per ottenere fondi e che oggi è al centro di un’indagine federale per corruzione

E considerate questo: anche il non sostenere gli sforzi del Congresso per formare una commissione d’inchiesta che indaghi sui misfatti dell’amministrazione Bush, quali ad esempio permettere la tortura di presunti terroristi, detenzione segreta, spionaggio, è una cosa difficile da tollerare. Obama sostiene l’assurdità del voler guardare avanti, non indietro. Ma il perseguimento della giustizia e la scoperta di come la nostra Costituzione sia stata apertamente violata dal presidente George W. Bush e da altri sono compiti tassativi per una democrazia reale. “Niente ha danneggiato di più l’America nel mondo che la rivelazione che questa nazione abbia manipolato la legge e i confini del potere esecutivo per autorizzare la tortura e i trattamenti cruenti. Una simile commissione d’inchiesta getterebbe luce sugli errori che sono stati commessi, di modo che possiamo imparare da essi e non ripeterli” dice Patrick Leahy, presidente del Senate Judiciary Committee, primo sostenitore della commissione.

In modo significativo, un sondaggio effettuato in febbraio da USA Today/Gallup ha rilevato che il 62% degli americani è a favore di un indagine penale o di un consiglio indipendente che approfondisca tematiche quali il ricorso alla tortura, le intercettazioni telefoniche illecite e altri presunti abusi di potere posti in essere dall’amministrazione Bush. Quindi come possiamo spiegarci il perché Obama non sostenga strenuamente questa cosa? Mi piace quello che ha detto il prof. David Cole della Georgetown University “[A]lla luce di prove affidabili che rivelano che alcuni funzionari di alto livello dell’amministrazione Bush hanno autorizzato il ricorso alla tortura, un crimine contro l’umanità, il minimo che dovremmo fare è iniziare un’indagine seria e indipendente”. Quello che spaventa è che forse Obama ha paura di trovarsi in una situazione simile per i misfatti che ha commesso mentre era alla presidenza. Tutto si riduce a questa idea, semplice ma estremamente importante, che gli americani devono accettare: nessuno è al di sopra della legge.

Il mancato interesse del presidente Obama in una nuova indagine sull’11 settembre rivela una lacuna nella ricerca della verità da parte di qualcuno che sicuramente sa quanto corrotta, immorale e disonesta sia stata l’amministrazione Bush. Il movimento per la verità sull’11 settembre è vivo ed è in forma, visto che la stragrande maggioranza degli americani nutre ancora molti dubbi sulle storie ufficiali dei fatti dell’11 settembre, specialmente quando si parla dell’improvviso crollo di tre edifici del World Trade Center, uno dei quali non è nemmeno stato colpito da un aeroplano. Una schiera innumerevole di scienziati, ingegneri e architetti hanno esaminato scrupolosamente montagne di dati e prove e sono giunti alla disarmante conclusione che qualcosa oltre alla versione ufficiale deve spiegare cos’è accaduto. Stiamo pagano ancora un folle prezzo in denaro e sangue per l’ingiustificata guerra in Iraq, che è stata ampiamente motivata da Bush con l’11 settembre. Cercare la verità sull’11 settembre non significa appoggiare teorie cospirative; si tratta solamente di scoprire se il nostro governo ha giocato un qualche ruolo nel provocare l’11 settembre con un’operazione “sotto falsa bandiera”. Se così fosse, allora il modo per prevenire altre azioni simili da parte del governo è scoprire la verità sull’11 settembre. Perché il presidente Obama non dovrebbe essere d’accordo?

[1] Nel sistema americano, gli earmarks sono delle decisioni del Congresso che in sostanza stabiliscono in quali progetti devono essere spesi i fondi preventivamente approvati o che stabiliscono casi specifici di esenzione dalle tasse (fonte Wikipedia, http://en.wikipedia.org/wiki/Earmark_(politics). Per approfondimenti, si veda il sito del Governo americano http://earmarks.omb.gov/. Ndt

Joel S. Hirschhorn può essere contattato attraverso il sito www.delusionaldemocracy.com.

Titolo originale: "Four integrity tests for President Obama"

Fonte: http://onlinejournal.com
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11.03.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di RACHELE MATERASSI