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Afghanistan, un proconsole contro Karzai

di Enrico Piovesana - 24/03/2009




Il potere non sarà più del presidente eletto, ma di un premier scelto dall'Occidente

E' trapelato un altro tassello, non da poco, della nuova strategia di Obama per l'Afghanistan.
Il quotidiano britannico The Guardian ha rivelato ieri che gli Usa hanno deciso di aggirare le prossime elezioni presidenziali, istallando a Kabul una sorta di 'proconsole' che, a prescindere da chi sarà il nuovo presidente eletto, amministrerà il Paese secondo le direttive impartite dall'Occidente.

KarzaiLa disgrazia di Karzai. Nei mesi scorsi a Washington avevano lavorato per trovare un candidato alla presidenza alternativo ad Hamid Karzai, caduto in disgrazia per la corruzione e l'inefficienza del suo governo e per le sue proteste contro le sempre più frequenti stragi di civili causate dai bombardamenti aerei Usa. Problema, quest'ultimo, emerso già con Bush: lo scorso settembre la Rice aveva minacciato Karzai dicendogli che gli Usa avrebbero smesso di "cooperare con lui" se non l'avesse piantata con le critiche. "Finché me ne sono stato zitto gli andavo bene", ha recentemente detto Kazrai. "Da quando ho cominciato a parlare, sono diventato un cattivo leader".

Un premier 'di fiducia'. Alla fine gli esperti statunitensi, secondo The Guardian, hanno scartato l'ipotesi di sostenere un candidato alternativo alla presidenza perché nessuno è risultato più affidabile di Karzai e perché nessun altro aveva la possibilità concreta di raccogliere più voti di lui - la maggior parte dell'elettorato afgano voterà infatti per il personaggio più noto, ovvero il presidente in carica.
Quindi hanno deciso di lasciare che Karzai vinca le elezioni presidenziali di agosto, salvo poi cambiare la forma di governo dal presidenzialismo al premierato, con il passaggio del potere effettivo nelle mani di un Primo ministro: una personalità 'di alto profilo', un 'tecnocrate' efficiente scelto dall'Occidente.

Hanif AtmarCircola già un nome. Sembra che per il delicato incarico circoli già un nome: quello dell'attuale ministro degli Interni, Mohammed Hanif Atmar.
Questo quarantenne, pashtun come Karzai (cui assomiglia anche parecchio), negli anni '80 era nelle unità speciali dei servizi segreti comunisti (Khad) che combattevano contro i mujaheddin. Quando questi conquistarono Kabul nel 1992, fuggì in Gran Bretagna dove ha poi conseguito un master in Studi di ripresa post-bellica all'università di York. Tornato in Afghanistan nel 2002, è diventato il ministro del governo Karzai più apprezzato in Occidente per la sua efficienza: prima all'Agricoltura, poi all'Istruzione e dallo scorso ottobre agli Interni. L'ultimo incarico l'ha avuto su pressione di Washington, che lo ha imposto a Karzai allo scopo di combattere la dilagante corruzione nella polizia.

Decentralizzare il potere. La nuova strategia Usa per l'Afghanistan non prevede solo un cambiamento nella forma di governo, ma anche in quella di Stato. Il centralismo afgano è considerato dagli esperti occidentali tra le principali cause della corruzione e dell'inefficienza in cui versa il Paese: tutto finora è stato deciso a Kabul in base a logiche clientelari e nepotistiche che nulla hanno a che fare con i bisogni delle popolazioni delle regioni del Paese, in particolare per quanto riguarda la destinazione dei finanziamenti stranieri. Da qui, secondo The Guardian, la decisione di Usa di 'decentralizzare' il potere, rafforzando il ruolo dei 34 governatori di provincia e dei 396 governatori distrettuali: saranno loro in futuro, e non più i ministri della capitale, a gestire i soldi e la pubblica amministrazione.

Karzai: "Mai uno Stato fantoccio!". Ora risultano più chiare le dichiarazioni rilasciate da Karzai la scorsa settimana, in cui il presidente afgano avvertiva i governi stranieri che "l'Afghanistan non sarà mai uno Stato fantoccio" e condannava i tentativi di "indebolire il potere centrale dello Stato afgano".