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Liberismo. Dove anche i ricchi piangono

di Nando Dicè - 24/03/2009

Se l’economia è più importante della politica e se l’economia imposta è solo quella del liberismo, quindi unica, quindi dittatoriale, il vestito politico che si è cucito addosso potrà anche farla sembrare democratica, ma la democrazia parlamentare senza anima e del tutto formale (visto che la politica prende ordini dalla economia) non nasconde più la dittatura. “La democrazia è il peggiore dei sistemi, ad eccezione di tutti gli altri” ripeteva Churchill ed anche se si è imposta fra bagni di sangue inverecondi e terrore (rivoluzione francese), stragi infinite (rivoluzione inglese), stermini di intere popolazioni (rivoluzione americana) e bombe atomiche essa gode grazie all’equivoco etimologico di spacciare per democrazia diretta la liberldemocrazia parlamentare della “moralmente” superiorità istituzionale. Questo sistema di potere attraverso i suoi apparati propagandistici sembra chiedere, in maniera quasi messianica, a tutto il mondo di non opporsi ad esso ma di aderire ad esso in quanto portatore di pace, progresso ed abbondanza di beni da consumare. Si spaccia sempre a somma positiva proponendo un mondo dove tutti non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare. Tutto questa bella propaganda copre un modello di sviluppo dittatoriale che non lascia nulla al caso e se condiziona i popoli con le bugie elencate prima, allo stesso modo agisce sui singoli, in maniera anche più devastante. Si potrebbe pensare, che se per i popoli queste promesse messianiche siano solo delle fandonie invereconde ed in più distruttive, per gli individui, per alcuni individui, il liberismo sia la via del vero ben-essere. In realtà, che quelli che vivono in “concordia” con questa dittatura, siano “felici” della loro vita, e del loro modo di vivere è tutto da dimostrare. Anzi anche per gli individui inseriti in stati liberisti, portatori e “beneficiari” del liberismo, non è cosi, come dimostrano i dati sui suicidi, sulle nevrosi, sull’alcolismo di massa e sull’uso di psicofarmaci che nello stato liberista per eccellenza, gli USA vengono usati dal 56,7 della popolazione.

Questi dati dimostrano che per più di un americano su due il “sogno americano” in realtà è un incubo da cui non riescono a liberarsi, se non ingozzandosi di cibo scadente e droghe di ogni genere. Coloro che più di ogni altro vivono i vantaggi di questo modello di sviluppo (i ricchi, i famosi, i politici, gli industriali, i capitalisti…) sembrano al contrario votati più degli altri ad una forma di autodistruzione che è l’opposto del ben-essere, del ben vivere. Droga, trasgressioni sessuali estreme, rischio sistematico della propria vita con sport estremi ed estremamente costosi, viaggi avventurosi sempre più pericolosi, ricerca della povertà assoluta, sfidare sistematicamente i propri limiti, sono gli ambiti più comuni in cui si riversano le frustrazione di quelli “che hanno tutto”. Ne consegue che questo sistema è starato anche per chi ne raccoglie i vantaggi. I primi ad istituzionalizzarlo ed a sperimentarlo territorialmente furono gli americani, partendo da “zero” in base a teorie totalmente prive di qualsiasi base tradizionale e “sterminando” funzionalmente quei popoli che su quei territori applicavano un diverso ed incompatibile modello di sviluppo.

obesi_fondo-magazineGli americani sino dalla propria proclamazione di indipendenza hanno sancito per costituzione il “diritto della ricerca…della felicità“, stabilendo che la felicità è un diritto e imponendo tale diritto a mezzo mondo essi hanno perso e fatto perdere il valore pedagogico della rinuncia, ed il valore formante del limite, sostituendoli con il “miti” dell’arrivismo e della competitività consumistica. Ne consegue che se, alla felicità come diritto, si associa il liberismo, che non concepisce limiti, come stile di vita, il “diritto alla felicità non ha limiti” e fin qui se tutto fosse solo filosofia le cose possono ancora andare. Ma il materialismo che è parte integrante del liberismo determina la felicità come l’accaparramento di beni materiali, quindi la ricchezza materiale è consu-misticamente felicità. Qui scatta l’inghippo, il diritto alla felicità che non ha limite si trasforma in dovere all’accumulazione infinita, perché per propria natura (e questa i liberisti non l’hanno ancora manipolata tutta con gli OGM) ad ogni diritto corrisponde un dovere, quindi se la felicità mi è dovuta (come diritto) ho di conseguenza il dovere di non accontentarmi di ciò che ho. A questo punto quello che non ho, non ha limiti, come non ha limiti il dovere di soddisfare il mio diritto alla felicità e quantunque io sia tremendamente ricco quello che potrei avere non è che minimamente una parte infinitesimale di tutta la ricchezza esistente o che il liberismo continua illimitatamente a produrre. Qui scatta la frustrazione interiore della ricchezza materiale, che come è matematico che sia colpisce per primo chi, essendo più ricco materialmente, si sente più forte è competitivo e quindi più in diritto ad una felicità impossibile da raggiungere.

Non è mai esistita tanta povertà, se non da quando esistono tanti supermercati, non sono mai esistiti tanti morti per fame nel mondo se non da quando esistono tante marche di merendine. Gli U.S.A. come primo esperimento di stato istituzionalizzato secondo i principi dei banchieri-liberal-massonici, non hanno semplicemente sancito la felicità come un diritto, hanno anche stampato sulla loro arma più potente (la banco-nota-privata da un dollaro) le loro intenzioni, i loro simboli, i loro scopi per un “Nuovo Ordine Mondiale“. Essi non si sono sottratti alle regole che si sono dettati ed anche nello stato che più di ogni altro è “concorde” con il liberismo, che ne diffonde e ne difende i tentacoli, in realtà il liberismo non funziona se non per pochi e quei pochi sono loro. In America il “ben-essere” e “la felicità” è un privilegio di sempre più poche persone, lo stato è il più indebitato del mondo e quindi il più ricattabile e i “poveri” del Tibet sono tre volte più “ricchi” di quelli americani. In uno stato che rappresentando solo il 5% della popolazione mondiale si consumano il 65% delle risorse naturali ed energetiche non dovrebbero esserci “morti per fame o per freddo” mentre in realtà ci sono e sono una percentuale impressionante. Far star male anche chi dovrebbe stare bene, è nella natura del liberismo, soprattutto a casa loro!

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