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L’ultimo eunuco racconta i suoi segreti

di Federico Rampini - 24/03/2009

    
 
 

 
Federico Rampini racconta la vita di Sun Yaoting, uno degli ultimi eunuchi vissuti alla corte imperiale cinese e, allo stesso tempo, fornisce uno spaccato delle trasformazioni della Cina attraverso il XX secolo.
Nato all’inizio del ‘900 da una famiglia di contadini molto poveri, Sun fu castrato dal padre proprio per offrirgli la possibilità di un riscatto sociale. Soprattutto a partire dalla fine del ‘500, sotto la dinastia Ming, gli eunuchi acquistarono grande potere a corte, diventando gli unici intermediari fra l’imperatore e i funzionari pubblici. Sun servì l’ultimo imperatore cinese, Pu Yi, sostenuto dai giapponesi, ma durante la guerra civile passò al servizio dei comunisti cinesi, poi si ritirò in un monastero taoista. Durante la rivoluzione culturale, però, subì un processo politico e fu condannato ai lavori forzati in campagna come rappresentante della Cina del passato.

«Nacqui nella contea di Jinghai vicino a Tianjin. Era l’undicesimo mese del ventottesimo anno di regno dell’imperatore Guangxu. Fui castrato all’età di otto anni. Arrivai a Pechino quindicenne sognando ricchezza e onori». Così comincia l’autobiografia di Sun Yaoting, l’ultimo eunuco alla corte imperiale del Figlio del Cielo, un eccezionale documento sulla Cina del Ventesimo secolo. Testimone e vittima di una storia tragica e tumultuosa, Sun Yaoting servì a corte nella Città Proibita sotto Pu Yi, l’ultimo imperatore immortalato dal film di Bertolucci. Lo seguì in Manciuria sotto l’occupazione giapponese. Fu coinvolto nella rivoluzione maoista. «Come ultimo eunuco della storia ho vissuto oltre novant’anni. Ogni sorta di emozioni si accavallano nella mia mente quando rivolgo lo sguardo al passato». Negli anni Novanta Sun Yaoting cominciò a confidarsi con il giovane storico cinese Jia Yinghua, perché la sua memoria non andasse dispersa. Nel dicembre 1996 moriva all’età di novantaquattro anni. Solo ora esce la raccolta di quelle sue confessioni, The Last Eunuch of China.
[...] Comincia dalla miseria paurosa delle campagne cinesi a inizio secolo, dove la castrazione dei figli maschi è per molti l’unica speranza di una vita migliore: il sogno di servire alla corte imperiale, la fuga dalla fame. È con le sue mani e un rasoio, che il padre di Sun procede all’operazione, sul lettino della loro casupola dai muri di fango. Il peperoncino rosso come anestetico, un pezzo di carta imbevuto d’olio come benda, una penna d’oca infilata nell’uretra per impedire che si otturi durante la cicatrizzazione. Il bambino resta privo di sensi per tre giorni, immobilizzato a letto dai dolori per due mesi. Quando si alza subisce la prima di una lunga serie di beffe del destino: è il 1911, la rivoluzione repubblicana rovescia la dinastia Qing al potere dal Seicento. La notizia getta nella disperazione il padre di Sun, la mutilazione del bambino sembra inutile. In realtà la corte di Pu Yi prosegue la sua vita, un rito sempre più artefatto e surreale, recitando una sceneggiatura scritta da altri. Nella Cina decadente e caotica i poteri in lotta per la supremazia hanno interesse a manipolare l’imperatore-fantoccio. E con lui sopravvive l’entourage, eunuchi compresi.
Confucio faceva risalire a tremila anni fa l’uso di uomini castrati al servizio degli imperatori. Ma si diffonde soprattutto con la dinastia Ming, dalla fine del Cinquecento, via via che l’imperatore si ritira dalla vita pubblica e diventa sempre più distante dai suoi sudditi. Gli eunuchi vengono reclutati in massa per costruire una barriera umana tra il Figlio del Cielo e il mondo reale. Nella cultura cinese la castrazione rende gli eunuchi delle non-persone, sprovviste di un vero ego, soggetti ideali per proteggere la privacy del sovrano. Oltre che fisiologicamente incapaci di insidiare le concubine: al calar del sole ogni altro maschio, compresi i figli dell’imperatore, devono abbandonare la corte. La reclusione del sovrano, spiega il sinologo Jonathan Spence, «trasforma gli eunuchi in intermediari indispensabili, il canale di comunicazione fra la ristretta cerchia imperiale e l’amministrazione pubblica».
I più abili fra i castrati lucrano ogni sorta di vantaggi. «Potenti funzionari pubblici per conquistare l’attenzione dell’imperatore devono convincere un eunuco influente a trasmettere i propri messaggi. La corruzione regna». I più astuti non si accontentano del denaro, diventano eminenze grigie del potere, a capo di clan e cordate, sofisticati maestri negli intrighi di corte. Fra loro emergono anche grandi talenti, geni ambiziosi e disinteressati. Scienziati, uomini di Stato, condottieri. [...] Quando Sun Yaoting viene assunto a corte, le glorie dell’Impero Celeste sono ormai un pallido ricordo, la Cina è in preda al declino, umiliata dalle potenze coloniali. Ma a corte i castrati conservano un ruolo essenziale. Sotto l’imperatrice reggente Cixi, l’eunuco-capo Li Lianyang è un Mazarino al centro di trame e congiure.
La biografia di Sun entra nei dettagli più intimi, descrive la sessualità degli eunuchi che per secoli ha eccitato la fantasia dei cinesi. La letteratura erotica ha descritto infiniti modi in cui le concubine riuscivano a tradire l’imperatore con la complicità dei castrati, e talvolta cercando proprio da loro piaceri non convenzionali. «Nella tarda dinastia Qing - ricorda Sun - gli eunuchi intrecciavano relazioni amorose con le donne del palazzo, serve e cortigiane. Un eunuco di successo poteva sposarsi e mantenere più mogli. La castrazione non ha mai spento i nostri desideri sessuali. [...] Da ragazzo lo stesso Sun è testimone ravvicinato del malsano rapporto tra l’ultimo imperatore Pu Yi e la consorte Wan Rong: lei oppiomane e incinta dai suoi amanti; lui sempre a caccia di giovani eunuchi. Sun segue i suoi sovrani nell’esilio dorato in Manciuria, sotto il controllo giapponese. Ma l’eunuco ha più fiuto politico dei suoi padroni. Nella guerra civile rende i suoi servizi all’armata maoista. È a Pechino nel 1949 quando viene proclamata la Repubblica Popolare. Si ritira in un monastero taoista ma dona il suo patrimonio al partito comunista. La sua abilità non lo salva durante la Rivoluzione culturale, quando i rari eunuchi sopravvissuti vengono additati come dei mostri disgustosi, ignobili ricordi del passato imperiale. Molti si suicidano annegandosi nei fossati attorno alla Città Proibita e nel lago del Palazzo d’Inverno. Sun viene processato in pubblico, deportato e costretto ai lavori forzati: deve coltivare la terra, con un cartello di “traditore” appeso al collo.
L’offesa più terribile però in quel periodo gli viene inflitta dai suoi parenti. Timorosi di rappresaglie, gettano via il tesoro più prezioso di Sun Yao: l’urna dove sono custoditi i suoi genitali. «Due volte sole l’ho visto piangere mentre raccoglievo le sue confessioni - racconta Jia - quando ha ricordato la castrazione, e poi la perdita del suo tesoro: perché in base alle loro credenze solo una sepoltura insieme a quegli organi può far rinascere l’eunuco come un uomo vero». [...]