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Alla ricerca della speranza perduta*

di Manuel Zanarini - 25/03/2009


“Alla ricerca della speranza perduta” è un libro scritto da Luigi Tedeschi e dal Prof. Costanzo Preve, pubblicato per le edizioni Settimo Sigillo nel 2008. Il testo nasce dall’incontro di due pensatori che nel secolo scorso presero parte al conflitto generazionale sulle parti opposte delle barricate: Tedeschi a destra, Preve a sinistra. Finito quel periodo, pur senza rinnegare nulla, entrambi sentono oggi la necessità di superare certe logiche fuori tempo, l’ “antifascismo senza l’esistenza del fascismo” come dice Preve, e cominciare a riflettere su possibili alternative, culturali e politiche, alla globalizzazione e al dominio globale  unilaterale statunitense.

L’analisi degli autori parte dalla constatazione che in nome del libero mercato, della dottrina dei “diritti dell’uomo” e della globalizzazione, viviamo ormai in un mondo dominato unilateralmente dagli Stati Uniti, e che assisteremo alla “Quarta Guerra Mondiale”, tra l’ “Impero centrale” e coloro che vi si opporranno. Per muoversi in questo scenario, gli schemi e gli schieramenti novecenteschi non sono più utili; ma, prima di imbarcarsi in avventure politiche è necessario analizzare la struttura sociale odierna e, in seguito, passare a studiare soluzioni credibili. Per capire come si è evoluta la società globalizzata, che Preve definisce “post-borghese e post-proletaria”, bisogna partire dall’idea che nei decenni passati abbiamo assistito alla “Seconda Restaurazione”, successiva a quella di epoca tardomedioevale a opera della nobiltà feudale, in cui gruppi ultracapitalistici globali hanno conquistato il potere assoluto, ottenendo al contempo un forte consenso di massa. Fondamentale è capire i modi in cui questi gruppi di potere hanno inglobato le masse “ex proletarie” nel sistema liberal-capitalista globale. Preve individua due Modelli di Interazione: quello Subalterno Moderno (MISM) e quello Subalterno Post-Moderno (MIPM). Mentre il primo soddisfa le esigenze del primo capitalismo, che vede l’incompatibilità tra il sistema tradizionale contadino e il nuovo sistema delle fabbriche, e quindi spezza ogni vincolo comunitario e culturale preesistente, offrendo in cambio una compensazione simbolica, la quale permette l’accesso al consumismo di massa e ottiene il conseguente imborghesimento delle masse popolari (tipico del boom economico); il secondo, al quale abbiamo assistito negli ultimi 30 anni, prevede la colonizzazione culturale senza la benché minima mediazione culturale, colonizzando la vita quotidiana (come ha fatto notare Habermas), attraverso la spazzatura televisiva e la distruzione della scuola pubblica, generando un consumatore globale anonimo, tanto post-borghese quanto post-proletario. Questo fenomeno è fortemente aiutato dal circo mediatico e dei professori universitari, ormai quasi interamente al soldo dei poteri economici mondiali, che inneggiano al nuovo “paradiso terrestre” della società globalizzata ottenibile grazie al progresso scientifico e alla crescita economica illimitata.

Il risultato di questo fenomeno di imborghesimento delle masse, ha ridisegnato la struttura sociale e la figura dell’ “uomo sociale”. Preve individua 3 momenti di evoluzione fondamentale, che hanno determinato 3 tipi di uomo diversi nel corso della storia: il primo, coincide con la costituzione della società capitalista (1748-1848), in cui si fronteggiavano l’ homo economicus e l’ homo moralis (secondo le teorie di Adam Smith); il secondo, che termina nel 1989, con la fine del comunismo storico, che vede l’ homo burgensis e l’homo proletarius; infine, il terzo e attuale, che vede da un parte l’homo consumans e dall’altra l’homo precarius. Tedeschi fa giustamente notare che quest’ultimo è il risultato delle strutture sociali, create dall’economicismo progressivo, che determinano le caratteristiche dell’individuo, rendendolo totalmente omologato e generando un’assoluta staticità sociale, spacciando la precarietà come prezzo necessario per soddisfare i bisogni individuali, che in realtà vengono creati artificialmente dai centri di potere stessi. Con l’affermarsi di questi due nuovi “tipi umani”, anche la struttura sociale è mutata. Tedeschi individua 4 ceti fondamentali: il proletariato, integrato in società dei consumi, tanto da fare suo l’ egoismo borghese; le elites capitaliste, che dettano i caratteri della cultura e quelli del modello sociale dominante; una  piccola borghesia in via di estinzione, a causa della sua totale identificazione con le elites; e il ceto medio produttivo che  sopravvive solo all’ombra del grande capitale finanziario. Sulla stessa linea si muove Preve, che identifica una piramide sociale: al vertice troviamo la classe dominante post-borghese, risultato della fusione tra la vetero borghesia nobiliare e la neo-borghesia degli arricchiti, che attua sistematicamente la distruzione della scuola umanista e dirige la “tv spazzatura”; al secondo piano, la classe media globale occidentale (western type global middle class), caratterizzata dall’accesso al consumismo sfrenato e all’interesse verso beni di consumi “colti” (rappresenta il settore a cui si rivolgono i giornali e le riviste), il costo di questo “consumismo” è la perdita dell’”inquietudine politica”; a livello sottostante, troviamo il post-proletariato precario, frutto di un mercato del lavoro de-sindacalizzato, e fruitore principe della “tv spazzatura” gestita dalle elites di potere; infine, alla base, troviamo l’esercito di riserva dell’industria, in larga parte formato dagli immigrati, totalmente immobile a livello sociale, e che indebolisce contrattualmente il terzo livello, contando sull’appoggio culturale del secondo, “fregato dal multiculturalismo e dalla società arcobaleno”.

La realizzazione concreta di questa piramide, ha generato una società “liquida”, per dirla con Bauman, nella quale il mondo si è trasformato in un’unica rete di scambi commerciali, con la distruzione di ogni vincolo comunitario, e che viene imposta dal cosiddetto occidente alle parti che la rifiutano (le società islamica) con una guerra permanente, e che si caratterizza come “metafisica dell’eterno presente”, dando vita all’ Uniformazione Antropologica Globalizzata. E’ importante sottolineare che il risultato attuale è figlio di quello che Preve definisce Universalismo Ideologico Liberale, che spaccia gli interessi delle elites dominanti come bene globale, e dal quale derivano, o per risposta o per derivazione, tutti gli altri universalismi. A questo punto, appare chiaro che né la “destra”, filo-atlantista e liberista, né la “sinistra”, altrettanto americanista e stupidamente pacifista, possono essere categorie, né tanto meno parti politiche, credibili ed efficaci. Per opporsi a tale “regime”, è necessario riportare al centro della società il lavoro, che Tedeschi interpreta come il principio fondante di ogni comunità, ma senza cadere nelle ingiuste forme di egualitarismo tipiche della sinistra, che nel secolo scorso hanno dato vita a regimi di dirigismo economico monpolistico senza diritti e garanzie individuali, che hanno portato alla proletarizzazione di massa e all’inevitabile ribellione sociale che ha causato la fine del “comunismo storico novecentesco”. Per realizzare tale scopo bisogna che le comunità, attraverso la politica, dirigano l’economia, fenomeno opposto a quello a cui assistiamo oggi, dove nel mondo globalizzato, è l’economia finanziaria a ricoprire il ruolo centrale e ha dominare l’intera società globale. Due sono gli strumenti che l’ “oligarchia finanziaria” utilizza per imporre tale controllo: l’ “atomizzazione” sociale, grazie alla quale le entità statali sono state private di ogni potere, dando vita a una serie di individui singoli indifesi; e l’annichilimento dell’ Europa, attraverso la sua occupazione militare in conseguenza dell’espansione della NATO, che giustamente Preve paragona a una situazione in cui la democrazia ateniese si fosse ritrovata dei dislocamenti della falange spartana in casa!

Il grosso problema è che finora il variegato fronte che si oppone all’imperialismo a stelle e strisce è riuscito a esprimersi solo in termini negativi, mancando nel compito di fornire un’alternativa costruttiva. In fondo, penso che la parte maggiormente “utile” del libro sia proprio questa: partire dall’analisi condivisa della situazione odierna, per designare nuove forme alternative di aggregazione sociale. Per poter parlare di democrazia, bisogna che sia il popolo a prendere le decisioni fondamentali, cosa che oggi non succede, visto che tale potere è in mano a organismi sopranazionali privati di ogni responsabilità popolare (UE, FMI, Banca Mondiale, WTO, Banche Centrali, ecc.). Questa “riconquista” non deve avvenire solo a livello politico, ma deve realizzarsi anche a livello economico e lavorativo, realizzando la democrazia economica, che preveda la partecipazione alla gestione e ai frutti delle imprese. Questo sistema è definito da Preve,  comunitarismo solidale, e per essere correttamente analizzato, è necessario tornare a Marx. Nello specifico al Primo libro del Capitale, in cui il filosofo descrive come soggetto storico fondamentale il Lavoratore Collettivo Cooperativo Associato. A differenza di quello che viene comunemente detto, per Marx, non è la classe operaia ad essere il motore della storia e di quel movimento rivoluzionario che porrà fine al capitalismo. In realtà, si tratta di un soggetto interclassista, che va dal dirigente aziendale fino all’ultimo degli operai, e che riunisca tutte le potenze produttive create dal sistema capitalista. Attraverso questo nuovo soggetto, le comunità potranno riottenere il controllo politico sull’economia e instaurare forme di autogoverno, sia economico che politico.

Il testo scritto a quattro mani da Tedeschi e Preve ha quest’aspetto particolarmente importante: offrire non solo un’acutissima analisi della situazione socio-politica attuale, e dei processi che l’hanno generata, ma, soprattutto, propone uno scenario futuribile per cui valga la pena impegnarsi, superando dicotomie ormai superate dalla storia.

*Sabato 28 Marzo, ore 15.30 presso la Sala dell'Angelo in Via San Mamolo 24 a Bologna, incontro pubblico con gli autori