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Cina: una nuova moneta globale deve sostituire il dollaro

di Sabrina Lauricella - 26/03/2009

 
 
Il mondo è davvero cambiato. Dopo anni di strapotere, la principale divisa di riserva internazionale rischia seriamente di perdere il suo ruolo trainante nell’economia globale. A mettere in discussione il dollaro, stavolta, non è più tanto la forza dell’euro, moneta da tempo considerata di riserva internazionale al pari del biglietto verde, ma la Cina, Paese che detenendo oltre la metà dei titoli del debito pubblico a stelle e a strisce rischia di essere travolta da una possibile (e probabile) caduta del dollaro. Così ieri, a pochi giorni dall’incontro londinese dei G20, la Cina ha fatto sapere per bocca di Zhou Xiaochuan, governatore della Peoples Bank of China (PBoC), la banca centrale del Drago cinese, che il dollaro non è più ritenuto sicuro come un tempo e che, pertanto, il sistema finanziario internazionale necessità di una divisa sopranazionale alternativa.

Una valuta che però, ha sottolineato Xiaochuan dando al contempo uno schiaffo all’euro e ai Paesi dell’Ue, “non dovrebbe essere collegata a Nazioni individuali, ma capace di rimanere stabile sul lungo periodo”. “La crisi finanziaria - ha spiegato sul sito web della PBoC - ha messo in evidenza la vulnerabilità dell’attuale sistema monetario internazionale”, basato sul dollaro. E pertanto tale moneta deve essere sostituita nel suo ruolo di riserva internazionale con i “diritti speciali di prelievo” (Sdr).

Il messaggio della Cina al nuovo esecutivo statunitense è chiaro: lo strapotere del dollaro è ormai un lontano ricordo e la Cina, consapevole di ciò e dei rischi inflazionistici legati ad una sua possibile svalutazione, non intende stare a guardare. Per un po’ il biglietto verde può ancora resistere, anche grazie al sostegno dei Paesi che detengono grandi quantità di Treasury-Bond (T-Bond) a stelle e a strisce. Tra questi la stessa Cina che, con una esposizione di circa 1,9 trilioni di dollari, è sostanzialmente il principale detentore al mondo di titoli Usa.
Ma il gioco a sostegno della divisa statunitense non può protrarsi all’infinito. Il debito Usa, ormai insostenibile, corre da mesi a ritmi elevati: solo sei mesi fa il volume complessivo dei titoli era pari al 350% del Pil statunitense ed oggi è cresciuto al 500%, per un valore equiparabile all’intero Pil mondiale. La maggior parte dei giganti bancari angloamericani sono praticamente in fallimento e ciò ha comportato, e comporterà forse ancora nei mesi a venire, onerosi interventi di nazionalizzazione da parte del governo. Non meno grave è la situazione del debito commerciale, che unito a quello pubblico (il debito gemello), porta gli Usa ad una esposizione totale rispetto alla quale quella dell’Ue appare ben poca cosa. Per sostituire la divisa Usa però, servono tempi lunghi, pena la svalutazione delle esposizioni in titoli dei Paesi che detengono i T-bond.

Nel frattempo, il dollaro dovrà necessariamente essere sostenuto e a farlo saranno i Paesi che hanno più interesse a farlo, primo fra tutti il gigante asiatico che non potrà non affiancare in ciò l’amministrazione Obama. Si spiega così la dichiarazione della vice-governatore della Peoples Bank of China - e direttore della State Administration of Foreign Exchange - Hu Xiaolian, che ha assicurato ieri che la Cina tenderà ancora una mano agli americani, continuando a sostenere il debito pubblico. “I titoli di Stato statunitense sono un elemento importante nella strategia d’investimento a lungo termine delle nostre riserve valutarie. Quindi continueremo ad acquistarli”, ha affermato Xiaolian, sminuendo l’importanza del forte deprezzamento registrato negli ultimi mesi dai titoli a stelle e a strisce. Per il momento, ha ammonito dunque Pechino, i buoni del debito pubblico statunitense, essendo “ad elevata liquidità e a basso rischio”, sono ancora un porto sicuro per gli investimenti cinesi. In futuro si vedrà… A questo punto tutto dipenderà da Obama che, per il governo cinese, dovrà accettare l’indigesta perdita di ruolo del dollaro ma, soprattutto, lasciare più spazio alla Cina in occasione del G20 di Londra il prossimo 2 aprile, data in cui si discuteranno le nuove regole del sistema finanziario internazionale.
Insomma, una mano lava l’altra ed entrambe lavano il viso...