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La Legge è uguale per quasi tutti

di Luigi Di Stefano - 30/03/2009



 

Questo articolo continua la trattazione sulle tematiche delle cartolarizzazioni bancarie già toccato con i due precedenti articoli “Castelli di finanza” e “Schiavitù sottIntesa“.

Abbiamo visto come e perchè si svolgono le speculazioni sui crediti, e in particolare a danno dei debitori. E di come a danno di questi sia stata creata una situazione di oggettiva perdita di fondamentali diritti civili, consentendo che siano venduti come “bestiame finanziario” a loro insaputa.

Ma si potrà dire che di fronte all’ingiustizia ci sono sempre i tribunali a cui ricorrere, e quindi comunque sono salve sia la forma che la sostanza del diritto.

Vedremo se è vero, affrontando il tema del rapporto banche/tribunali.

Premetto, ad evitare levate di scudi e indignazioni “a un tanto all’ora” (riprendo Trilussa, lui parlava di “inchini e riverenze un tanto all’ora”, il concetto è lo stesso) non intendo affatto “attaccare la magistratura”.

giustizia-italiana_fondo magazinePerito di parte civile nell’inchiesta per la strage di Ustica dal ‘95 al ‘99; CTU (Consulente Tecnico di Ufficio) per la Procura di Ancona nel 2005 (due passeggeri di un volo di linea sull’Adriatico avevano visto un missile passargli vicino, e l’indagine è stata affidata a me); ancora perito di parte civile, nel ‘98, per la riapertura di un processo su un incidente aereo successo davanti a Genova.

Sono l’ultima persona che si presterebbe ad “attaccare la magistratura”. Ciò non toglie che qualsiasi cittadino in giudizio debba essere certo della imparzialità e della terzietà del giudice.

Recitano gli art. 36 e 37 del c.c.p. (Codice di Procedura Penale)

Art. 36. - Astensione.

1. Il giudice ha l’obbligo di astenersi:

a)      se ha interesse nel procedimento o se alcuna delle parti private o un difensore è debitore o creditore di lui, del coniuge o dei figli;

omissis…

Art. 37. - Ricusazione.

1. Il giudice può essere ricusato dalle parti:

a)      nei casi previsti dall’articolo 36 comma 1 lettere a), b), c), d), e), f), g);

omissis…

La ricusazione è un istituto del diritto processuale, sia civile che penale. Trattasi di una dichiarazione mediante la quale una parte chiede la sostituzione di un giudice in un determinato processo per una situazione prevista dalla legge. La ricusazione è una facoltà (mentre l’astensione è un obbligo) concessa alla parte quando il giudice non appaia credibile nell’esercizio della sua funzione giurisdizionale poiché è minacciata la garanzia di imparzialità e terzietà del giudizio.

L’imparzialità del giudice può essere definita come la sua indifferenza personale all’esito del processo affidatogli e si risolve nell’insussistenza di vincoli (soggettivi, oggettivi e psicologici) suscettibili di condizionare il contenuto della sua decisione.

Con la “storica” decisione del 20 maggio 1996 n. 155, in particolare, la Corte costituzionale ha chiaramente e definitivamente affermato che l’imparzialità “richiede che la funzione del giudicare sia assegnata a un soggetto “terzo”, non solo scevro di interessi propri che possano far velo alla rigorosa applicazione del diritto, ma anche sgombro da convinzioni precostituite in ordine alla materia del decidere, formatesi in diverse fasi del giudizio in occasioni di funzioni decisorie ch’egli sia stato chiamato a svolgere in precedenza”.

Insomma, se una delle parti in causa o un difensore è debitore o creditore di lui, del coniuge o dei figli, il giudice è obbligato ad astenersi dal celebrare il processo.

Ovvio, se il sono in lite giudiziaria col mio salumiere, e la moglie del giudice compra a credito, o il figlio del giudice si fa fare i panini “poi paga papà” il giudice non può giudicarci.

Figuriamoci se il salumiere prestasse soldi al giudice, o lo avesse addirittura come socio in affari!

Figuriamoci poi se quel salumiere avesse bottega proprio nel Tribunale!

Inimmaginabile. Fuori i salumieri dai Tribunali!, invocherebbero i cultori del Diritto e i difensori della Democrazia.

Vediamo ora il caso di un cittadino che avvii una lite con una banca. Mettiamo che stia a Roma e abbia una lite con Unicredit Banca di Roma.

Se è una lite penale, querele, deve andare alla Procura di Piazzale Clodio, la famosa Città Giudiziaria, e ci trova l’agenzia di UniCredit Banca di Roma ROMA CITTA’ GIUDIZIARIA 1, PIAZZALE CLODIO.

Se è una lite civile deve andare al Tribunale Civile, a Via Lepanto 4, e ci trova l’agenzia UniCredit Banca di Roma ROMA PALAZZO DI GIUSTIZIA III Via Lepanto 4.

Magari lo mandano negli uffici giudiziari di Viale Giulio Cesare, e ci trova l’agenzia UniCredit Banca di Roma ROMA AMBIENTI GIUDIZIARI, Viale Giulio Cesare 54.

Magari non è soddisfatto da una sentenza favorevole alla banca, e ricorre alla Corte di Cassazione, a Piazza Cavour, e ci trova l’agenzia UniCredit Banca di Roma ROMA PALAZZO GIUSTIZIA I, PIAZZA CAVOUR.

Andando a Piazza Cavour, alla Suprema Corte, può verificare l’esistenza di una piccola ASL dentro Palazzo di Giustizia, con uffici, ambulatori e attrezzature mediche, a disposizione del personale del Palazzo di Giustizia.

Il tutto donato a suo tempo da Cassa di Risparmio di Roma, già Banca di Roma, già Unicredit Banca di Roma. Chissà perchè non l’hanno donata anche ai pompieri?

Questa banca, come le altre in giro per l’Italia, svolge funzioni finanziarie importanti per il Tribunale (servizi di Tesoreria, pagamento stipendi, finanziamenti) e per il personale (conti correnti e servizio del credito)

E’ presumibile che tutti quelli che si fanno accreditare lo stipendio in c/c abbiano un piccolo fido, che molti abbiano il mutuo per pagare casa, che ci finanzino l’acquisto dell’automobile, che ci si finanzino i parenti…

Insomma, non sarà certo vietato che i magistrati abbiano un fido in banca, il mutuo, si comprino l’automobile, e con loro mogli e figli.

In questo caso però sarebbero obbligati ad “astenersi” quando io cittadino vado in procedimento contro quello con il quale il magistrato ha crediti o debiti, o addirittura è socio in affari se ha investito i suoi risparmi in azioni, obbligazioni o prodotti finanziari della mia controparte.

C’è qualche caso di magistrato che si è “astenuto” in un processo dove aveva rapporti con la banca della controparte?

Sinceramente non lo so, sarebbe consolante. Indagheremo.

Si può fare anche la considerazione che per la direzione di una banca può avere un certo valore avere sui monitor la situazione economica e finanziaria dei magistrati e dei loro parenti, magari di moglie e figli, sapere se ricevono soldi e da dove, se stanno in rosso, se gli serve il “supero”, se hanno conti all’estero etc.

Ma le banche abbiamo visto che sono limpide, cristalline, di specchiata virtù. Mica si può pensare che tentino di trarre vantaggio da questa posizione.

Del resto lo stabilisce lo stesso Testo Unico Bancario!

Art. 126 T.U.B.

1. I soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso banche devono possedere i requisiti di professionalità e di onorabilità…

Devono essere addirittura “onorabili”, nessuna professione richiede tanto! Ve lo immaginate un pilota o uno spazzino che per lavorare devono essere onorabili? Basta che sappiano portare l’aereo o pulire una strada.

Insomma, possiamo star tranquilli: i banchieri sono “onorabili”. Per Legge.

Però si crea lo stesso il problema: io cittadino che vado in giudizio contro una banca che ha le sue sedi in tutti i tribunali della città fino alla Corte di Cassazione, e giudicato da chi per Legge magari dovrebbe astenersi come da art. 36 comma 1 lettera A del c.c.p.

C’è una legge che regola la materia? Il potere di una banca dentro a un tribunale può essere assimilato a quello del gestore del bar o di chi vende pubblicazioni giuridiche?

Questo problema esiste in tutta Italia, diciamo che secondo la forza territoriale della banca si insedia in questo o quel tribunale.

Se ne parla sommessamente ogni tanto, quando magari escono sentenze ridicole o offensive, o quando si concedono “provvisorie esecuzioni” che inchiodano il malcapitato mettendolo alla mercè della banca o della finanziaria di turno.

Visto che alle banche si stanno dando nuovamente decine di miliardi di € di soldi pubblici (io spero che le maggiori siano nazionalizzate) non sarebbe opportuno cominciare a chiarire che le banche nei tribunali non ci possono stare?

La soluzione c’è ed è semplice, nei tribunali ci sta il Banco Posta, in tutti, che svolge esattamente i servizi di una banca ma che è dello Stato. Come il Tribunale.

Così saremmo tutti convinti che “La Legge è uguale per tutti”.

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Il giorno 3 Aprile 2009, ospite presso l’Associazione CasaPound di Roma, terrò una conferenza stampa con lo scopo di sensibilizzare i media sul problema dei cittadini vittime delle cartolarizzazioni.

Si parlerà di come le leggi fatte nel ventennio di follia finanziaria ledono i diritti dei cittadini e favoriscono banche e società finanziarie, mostreremo i documenti dei Tribunali che dimostrano di come si sia venduti in giro per il mondo come bestiame finanziario, di come intere categorie siano escluse da questa compravendita secondo le convenienze politiche di banche e finanziarie, di come formano i “crediti” al di fuori di ogni controllo del debitore, dei danni stratosferici per il fisco e dei beni dei cittadini (case, stipendi, risparmi) che stanno prendendo la via di Wall Street per centinaia di miliardi di €.

Il sito web di riferimento è www.abusibancari.org attraverso il quale ci si può accreditare.

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