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La lunga mano del Mossad

di Naoki Tomasini - 31/03/2009




Raid israeliani in terriorio sudanese, contro sospetti convogli di armi dirette verso Gaza

Ancora una volta un raid aereo israeliano in territorio straniero rimane avvolto dal mistero, suscitando ipotesi e congetture - probabilmente destinate a rimanere tali - nei media internazionali.

L'episodio risale alla fine dello scorso gennaio, quando un convoglio di 17 automezzi è stato bombardato da caccia non identificati. L'attacco, che ha provocato la morte di almeno 39 persone e il ferimento di diversi civili, era stato inizialmente attribuito all'esercito degli Stati Uniti. Fino a venerdì scorso, quando l'emittente Usa Abc ha rivelato che a compiere quel raid sarebbe stata l'aviazione Israeliana. Secondo i servizi di intelligence Usa e israeliani, il convoglio in questione era composto da sudanesi e iraniani, che trasportavano armi verso la Striscia di Gaza per il governo Hamas, che nel frattempo subiva l'operazione Cast Lead. Lunedì 30 marzo il quotidiano arabo Al Sharq al Awsat ha fornito una ricostruzione degli eventi, secondo la quale, poco prima di quel bombardamento, ufficiali statunitensi avevano avvisato le controparti sudanesi della presenza del convoglio sospetto. Katrhoum aveva risposto che avrebbe indagato le accuse, poi, subito dopo, c'era stato l'attacco, che era dunque stato attribuito agli F16 Usa.

Venerdì scorso, dopo la rivelazione dell'Abc le autorità sudanesi sostenevano di non avere ancora concluso la loro inchiesta. Tuttavia, secondo il portavoce del ministero degli Esteri sudanese, "i convogli trasportavano merci di contrabbando, ma non armi". Sul giallo del convoglio lunedì è intervenuto anche il settimanale britannico Times. Citando fonti della Difesa ha sostenuto che il convoglio trasportava razzi a lungo raggio destinati a Hamas, armi che avrebbero potuto colpire sia Tel Aviv che Dimona, il sito nucleare nel sud di Israele. Oggi il Times rivela altri due dettagli significativi: in primis a compiere l'attacco sarebbero stati dei droni, degli aerei senza pilota israeliani. Si tratterebbe degli stessi mezzi, chiamati Heron, capaci di percorrere la distanza che separa Israele dalla centrali nucleari iraniane. Il Time, inoltre, sostiene che dall'inizio di gennaio a oggi i raid israeliani contro sospetti trafficanti di armi in territorio sudanese sarebbero stati già tre. Il primi due attacchi sarebbero avvenuto il 27 gennaio e l'11 febbraio nel deserto sudanese, il terzo episodio, invece, sarebbe un non meglio precisato affondamento di una nave nelle acque del mar Rosso.

Israele non ha confermato né smentito le notizie, ma il premier uscente Olmert, interrogato sul tema, ha risposto sibillino che "Israele opera ovunque possa colpire l'infrastruttura terroristica", e ha aggiunto: "ciò è stato vero a nord, in una serie di incidenti, e a sud, in una serie di incidenti". Il riferimento è al raid israeliano del 6 settembre 2006, che colpì una sospetta infrastruttura nucleare in territorio siriano. Quell'episodio, a oltre due anni di distanza, rimane ancora avvolto nel mistero. Rimarrà un mistero anche il reale carico del convoglio colpito in Sudan? Probabilmente sì visto che le parti si accusano senza mostrare prove. Secondo la stampa sudanese i raid israeliani avrebbero prodotto "200 vedove e 600 orfani". Il ministero degli Esteri di Khartoum ha parlato di "flagrante aggressione da parte di Israele" e ha annunciato che, quando sarà terminata l'inchiesta governativa, il Sudan potrebbe inoltrare un reclamo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Israele insiste però nel sostenere di avere agito contro il contrabbando di armi verso la Striscia, ma la sorveglianza del territorio a sud di Gaza compete all'Egitto. Domenica 29 il capo dei servizi segreti israeliani, Yuval Diskin, ha lodato il Cairo per il miglioramento dell'attività anti-contrabbando, che viene ora sostenuta anche dalle tecnologie dell'intelligence israeliana. Secondo Diskin, però, il problema delle forniture di armi a Hamas è ancora consistente. "Dalla fine dell'operazione Cast Lead - ha dichiarato - nella Striscia sono entrate 45 tonnellate di materiali necessari alla produzione di armi, 22 tonnellate di esplosivi, decine di razzi terra terra e anticarro". Anche in questo caso non vengono fornite prove. Difficile da credere visto che si parla della Striscia di Gaza, dove non riesce a entrare nemmeno il cemento per ricostruire le case.