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Sotto una luna fluorescente

di Jim Kunstler - 01/04/2009

 

Obama è diretto in Europa adesso dove cresce l’ostilità ufficiale per il metodo anglo-americano di gettare sabbia monetaria dentro le trappole per topi dei debiti “non performing”, delle imprese fallite, e delle obbligazioni levitate come bolle. Il nostro posato e affascinante presidente potrà sfuggire agli insulti personali da parte della pittoresca gente del vecchio mondo, ma la gran parte degli altri G20 in gioco guardano con poco entusiasmo ai giochi d’azzardo fatti dai depositari della valuta di riserva mondiale, compresi i salvataggi delle banche con “front end loaders” [1] , il rimaneggiamento di titoli senza valore come TARP e TARFS, i tentativi disperati di impedire la sana rivalutazione dei prezzi degli immobili, la cannibalizazzione dei fondi pubblici da parte della Federal Reserve, l’adesso notorio dirottamento di iniezioni pubbliche di “liquidità” da parte di terzi come la Goldman Sachs, e più in generale il percepito sacrificio del bene di tutti per mantenere la macchina da cappuccino della Lloyd Blankfein.



Quello che sta succedendo adesso è il modo della natura di dirci che il tenore di vita dell’America deve essere ridotto da un 20 a un 50 per cento. Può essere sotto forma di una depressione deflazionaria compressiva, comprese le bancarotte generali… o sotto forma di un’inflazione, in cui la valuta perde il suo valore. Ma c’è una considerazione basilare su questo punto: discesa e salita non sono simmetriche. Ossia non è solo una questione di arrestarci ad un tenore di vita dimezzato rispetto a quello per esempio, del 2006, perché in questo evento tutti i vari complessi sistemi a sostegno della vita quotidiana vanno in tilt prima che la società si possa ristabilizzare ad un livello di equilibrio teoricamente inferiore.

Con questo intendo dire che i nostri metodi di procurarci il cibo, di spostarci nel territorio, di utilizzare il capitale, di commerciare e produrre, di istruirci, di curarci e di gestire i servizi pubblici sono tutti destabilizzati e in varia misura, non apportano il loro contribuito alla normale vita quotidiana. Il settore bancario (utilizzo del capitale) è già ferito mortalmente. Non resta che vedere come questo influirà sulla disponibilità degli alimenti sei mesi prima nel sistema del raccolto. Il capitale è un fattore altrettanto importante per il nostro metodo di coltivazione quanto il carburante diesel o i fertilizzanti derivati dal gas metano. Il fallimento delle banche si combinerà con l’insolvenza di città e stati per schiacciare il transito pubblico, l’applicazione della legge, la protezione antincendi, e qualunque fragile rete di sostegno locale esista per prevenire l’estinzione dei più poveri e degli indifesi.

L’abbassamento degli standard di vita del 20 per cento e fino al 50 per cento elimina essenzialmente tutto il commercio eccetto quello più critico, il che vuol dire che la gran parte dei negozi nei centri commerciali nonché quelli nei mini centri commerciali situati lungo le strade (“strip malls”) perdono clienti e licenziano i dipendenti, mentre i proprietari dei centri commerciali e dei mini centri commerciali perdono gli affitti, e le banche perdono i crediti vivi (in bonis) sugli immobili commerciali. Al contempo gli introiti tributari cadono in picchiata, le scuole non possono pagare i loro dipendenti né comprare il carburante diesel per le loro flotte di autobus gialli. Un maggior numero di persone perde l’abilità di avere un’assicurazione sanitaria. I reparti di pronto soccorso degli ospedali sono presi d’assalto. Il servizio sanitario scende ai livelli del terzo mondo. Contemporaneamente le pensioni vengono distrutte, gli anziani vanno avanti a cibo per cani e ketchup…

È a questo che ci dirigiamo. Potrebbe facilmente essere peggiore degli anni ’30, quando avevamo ancora molte imprese agricole familiari, petrolio in abbondanza, molte fabbriche con una buona gestione, e una popolazione di lavoratori altamente irreggimentalizzata e non avvezza al lusso, agli svaghi e ai diritti. Abbiamo appena incominciato a vedere le potenziali ripercussioni politiche del disordine economico che è ora iniziato. Credo che comincerà a rivelarsi in modo eclatante poco dopo il Memorial Day, quando l’attuale falso euforico raduno di Wall Street finirà nell’ennesima valle di lacrime e le gocce di disperazione pioveranno giù. Una parte cruciale dell’esito dipende da quello che succederà lì al ministero della giustizia del procuratore generale Eric Holder – che recentemente sembra essere separato dal governo federale. Il pubblico indispettito comincerà a chiedersi perché banchieri e assicuratori non sono stati ancora convocati dalla divisione criminale per dare qualche “spiegazione”. E mentre la primavera lascia il posto all’estate, anche gli attuali piani risolutivi del team di Obama avranno probabilmente perso credibilità. ‘Mr. O’ preparati a cercare un gioco nuovo.

Ho trascorso il fine settimana all’Aspen Institute Environmental Forum – una discussione recentemente dedicata parimenti al fiasco energetico e climatico. Si tratta di un esercizio peculiare, dato che i maggiori sponsor comprendono le società di petrolio e gas e dell’industria automobilistica. Il gruppo di emeriti esperti di sabato sul picco del petrolio, ad esempio, è stato fiacco in maniera scioccante, guidato dall’opposizione della società Shell, un’affascinante signora abilissima a soffiare fumo verde nel deretano del pubblico. Persino più scioccante è stato il consenso tra i presentatori e i partecipanti – compresi i pezzi grossi della scienza del clima e dell’energia e gli esperti statisti sull’ecologia – che il problema energetico si risolve semplicemente nel trovare altri mezzi per alimentare le nostre auto. La premessa che dobbiamo rimanere auto-dipendenti resta assolutamente radicata tra le persone che dovrebbero dimostrare più saggezza. Ovviamente le parole “transito pubblico” sono state a mala pena pronunciate. È deludente riscontrare una tale idiozia all’interno di questa peculiare elite.

Ma la partenza di domenica mi ha davvero fatto sprofondare nell’epicentro dell’idiozia americana – per l’appunto, l’industria aerea. Hanno fatto volare aerei dalla Contea di Pitkin nel Colorado per almeno cinquant’anni, ma sembra che scoprano di nuovo tutte le mattine che soffiano venti strani sulla valle. Dopo aver preso in giro assolutamente tutti nel terminal per un paio d’ore con inspiegati ritardi, il personale di terra della United Airlines ha annunciato che tutti i voli del giorno erano cancellati, provocando una corsa di rinoceroceronti attraverso i punti di controllo sicurezza verso le biglietterie per le riprenotazioni. Sono finito su un autobus per l’aeroporto di Denver – un viaggio di cinque ore, con code di venti miglia sulla I-70 dove per la stupidità del DOT [Department of Transport] del Colorado era stata chiusa una corsia in direzione est, nonostante fosse domenica e non ci fossero lavori in corso in quel punto.

Dopo tutti questi anni si potrebbe anche presupporre che lo stato del Colorado avesse potuto organizzare un servizio ferroviario da Denver fino alle località sciistiche del Colorado Rockies, considerata l’importanza che l’industria sciistica riveste per l’economia dello stato – e di quanto incredibilmente fragile sia il servizio aereo. Ma questo sarebbe troppo logico per una nazione determinata a diventare la Bulgaria dell’emisfero occidentale. Quindi, al contrario, si alzano tutte le sante mattine ad Aspen cercando di capire se l’aviazione civile funziona lì, e la metà delle volte non funziona.

Comunque l’Aspen Institute è stato molto generoso per aver organizzato il collegamento in autobus e per aver sistemato per la notte tutti noi viaggiatori rimasti a piedi negli hotel dell’aeroporto. Il mio era una sorta di operazione di Rummy chiamato Staybridge Inn dove il vantato collegamento wireless nelle camere non funzionava nella mia camera, quindi vi scrivo in una desolata stanzetta vicina alla hall dove i bambini schiamazzano dopo le loro overdosi di maxi fritture e formaggio fuso consumate nell’unico ristorante (il Ruby Tuesdays) lungo uno smisurato boulevard di catene di motel. Posso facilmente prefigurarmi che tutta la sventurata strada andrà in rovina entro un quinquennio con la fine dell’industria aerea. Una nota finale: l’ascensore dell’hotel dichiara con orgoglio di essere un prodotto tedesco della società ThyssenKrupps. L’America zoppica a tal punto da non poter più produrre neanche i propri ascensori.
Mi scuso per il blog un po’ trasandato di questa settimana. Le mie tendenze all’insonnia sono aggravate dall’altitudine e mi si incrociano gli occhi dal sonno….


Fonte: http://jameshowardkunstler.typepad.com
Link: http://jameshowardkunstler.typepad.com/clusterfuck_nation/2009/03/under-a-flourescent-moon.html
29.03.2009

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

[1] ‘front end loader’, ovvero un caricatore frontale (per caricare immondizia). C’è forse un riferimento al caso dell’ex sindaco di Vaughan Linda Jackson, che disse di aver bisogno di un caricatore frontale per ripulire la città dall’immondizia nel 2006 e fu poi costretta a dimettersi nel 2008, essendo stata ironicamente definita dai critici come unico ‘carico’ rimasto sul front end loader stesso. (vedi www.yorkregion.com/article/85973 )