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G20 prossimo e schieramenti

di Uriel - 02/04/2009

Fonte: wolfstep



Visto che da domani si andra’ nel merito del G20, c’e’ stata una lunga pausa riguardante le discussioni in materia di economia. Visto che da domani conto di parlarne, vedo di riassumere un pochino di schieramenti e di posizioni, giusto per capire chi ci sara’ e chi no , e che cosa vogliono i vari partecipanti.


Gli USA. Obama non puo’ regolamentare davvero i mercati perche’ le lobby lo distruggerebbero, ma deve dare l’impressione di regolarli. Obama deve dare l’impressione di guidare il cambiamento mondiale, in una situazione nella quale gli USA non guidano piu’ nessuno. Sembra che Obama abbia dimenticato che prima di comandare devi trovare il modo di salire su un trono riconosciuto. Secondo gli americani, il trono del mondo spetta agli USA di default, cosi’ non si sono accorti di non essere piu’ su tale trono. Insomma, deve formulare una proposta che appaia regolatoria ma non lo sia affatto, perche’ non ha interesse a scatenare un altro terremoto in una finanza americana gia’ fragile. Deve per forza portare a casa un accordo , il che lo rende debole, ma non ha la forza di proporne uno che poi possa applicare nel parlamento americano. E le lobby hanno gia’ diversi conti da presentare al presidente, nonche’ svariati motivi per levargli il terreno da sotto i piedi. Dopo aver demonizzato le banche, difficilmente la lobby delle banche lo aiutera’.
UK: non hanno le risorse umane necessarie a riconvertire a tempi brevi la loro principale industria (The City) in un complesso industriale. Hanno bisogno che la cuccagna, che vede Londra come il mercato occidentale piu’ legato finanziariamente all’oriente, continui cosi’ almeno per altri cinque anni, nei quali probabilmente si sposteranno verso il manufatturiero. Il problema e’ che quei flussi sono chiusi, e probabilmente lorimarranno. Come se non bastasse, Brown ha poche idee ma ben confuse. Si tratterebbe di tornare al periodo Pre-Tatcher, ma a quel punto si dovrebbero prendere decisioni diverse da quelle della Tatcher, che essendo ormai una religione in UK sembra quasi una bestemmia. La loro proposta e’ “ehi, cambiamo tutto. Come? Continuiamo così, of course “.
Francia. I francesi hanno preso delle botte notevoli da questa crisi, e si sono improvvisamente resi conto di avere un manufatturiero troppo debole per compensare. Adesso vorrebbero regole fortissime per i mercati, e Sarkozy ha aperto moltissimo alla NATO per tornare indietro a mani vuote.E’ costretto a far sembrare che senza la Francia non si fara’ nulla, e probabilmente e’ vero. Solo che “fare nulla” e’ la peggiore delle soluzioni possibili. In pratica dice che se ne andra’ dal G20 prima della fine se non si fara’ come dice la Francia. Interessante: ma se Sarkozy lo facesse, l’unica certezza possibile sarebbe che… non si fara’ come vuole la Francia. Probabilmente trattera’ in privato enunciando proclami di fuoco ai giornalisti.
Germania. I tedeschi, sebbene non lo ammettano, sono in pieno declino. Nessuno vuole finanziare le loro mastodontiche , burocratizzate e poco efficaci imprese, e le tradizonali fonti di finanziamento germanico (banche e RE) sono state durissimamente colpite da questa crisi. I tedeschi vorrebbero “disciplinare” i mercati, imponendo dei processi che portino la finanza a garantire liquidita’ alle gigantesche imprese locali. Vorrebbero anche delle regole che imponessero un rientro in caso di delocalizzazioni, per compensare le perdite delle fughe ad est delle loro imprese di servizi. I sindacati tedeschi impediranno di applicare qualsiasi modifica in senso “liberal” , e le potentissime banche del nordovest (Kommerz, Sparda, Wolksparkasse, etc) impediranno qualsiasi risposta in direzione “welfare”.  La Merkel quindi lotta per un accordo generico sul “regolare” ma vuole poter decidere a livello locale “che cosa e come”.
UE: incapace di attuare qualsiasi misura al proprio interno, si sforzera’ di trovare una scusa per agire. Dovra’ contemporaneamente sedare lo scontento dei paesi dell’est, sedotti ed abbandonati, e garantire qualche futuro a paesi come l’ Irlanda e il Portogallo.
Italia: Tremonti ha tutto l’interesse a lasciare le cose come stanno, fomentando solo una mania regolamentatrice. Lo scopo e’ di poter , con la scusa della trasparenza, colpire le fondazioni italiane. Vuole quindi un accordo “forte” sulla necessita’ di regolare e sulla necessita’ di trasparenza, ma non vuole tracce gia’ scritte perche’ vuole suonare il proprio spartito. Trova l’appoggio dei francesi quando chiede regole molto dure, trova quello dei tedeschi quando chiede di poter scrivere la musica nei dettagli.
Cina : i cinesi vogliono che riprenda la pioggia di soldi sulla Cina, illudendosi che possa riprendere, ma non si fanno tante illusioni. Cosi’ compensano chiedendo un FMI meno americano, e siccome politicamente e’ impossibile ripiegano chiedendo di indebolire il ruolo del dollaro. Probabilmente chiederanno di poter influire maggiormente sul board dell’ FMI. Vogliono una FMI che non richieda una completa liberizzazione dei mercati, che loro osteggiano come idea.
Russia. Alleati dei cinesi nell’indebolire il potere americano sull’ FMI, vogliono comunque vedere un ritorno dei soldi su Mosca. Probabilmente Putin e compagine chiederanno piu’ controllo sull’ FMI e contemporaneamente una disciplina interborsistica di qualche genere, per spostare a livello politico i problemi di borsa. Lo scopo e’ di poter evitare le fughe improvvise , come quelle che hanno colpito la borsa di Mosca nei mesi scorsi. Spingera’ inoltre per agire sul prezzo (in dollari) del petrolio chiedendo agli USA di agire sul dollaro.
Brasile: il caudillo rosso ha poche idee ma ben confuse.I paesi sudamericani si sono staccati dall’ FMI al grido “abbiamo un alleato”, quando i cinesi erano piu’ che disposti a far loro da banca. Oggi i cinesi sono meno disposti, il petrolio e’ ai minimi e  loro sono nella cacca forte. Gli obiettivi di Lula sono quasi tutti interni, e consisteranno in una serie di deliri a pieno schermo su quanto cattivi siano nel nord del mondo. Nel frattempo, si lamentera’ perche’ i cattivi non comprano abbastanza materie prime dal Brasile.
India: e’ difficile capire cosa voglia il gigante indiano.La classe politica indiana e’ completamente inerte, se non spettatrice. L’economia indiana e’ regolata quasi quanto un paese socialista, sul piano militare mantengono una innaturale alleanza strategica coi russi, (pur essendo una forte potenza marittima, per dire) , sul piano finanziario sono legati a doppia mandata a Londra. Sembra una gigantesca orchestra guidata da tre maestri , ognuno dei quali suona una musica diversa e guida solo i musicisti piu’ vicini al proprio palco.
Paesi arabi. La bolla finanziaria legata alla crescita dei prezzi petroliferi si e’ sgonfiata. Quella che sembrava la soluzione, cioe’ l’immobiliare, e’ esploso in una miriade di pezzetti. I paesi arabi chiedono semplicemente di avere una qualche direzione del futuro, perche’ altrimenti l’alternativa sara’ Al Qaeda e l’integralismo. Molti regimi scricchiolano sotto la crisi economica, e se non foraggeranno le tribu’ e le famiglie locali con qualche guadagno, esse cambieranno padrone e faranno cadere i governanti attuali. Non hanno proposte, ma grandi speranze. La cosiddetta “finanza islamica”, che si vantava di non chiedere interessi, poggia di fatto  sui fondi sovrani, che sono bersaglio di regole piu’ restrittive.
Giappone: non fate l’onda. Ormai la casta politica giapponese, che farebbe rabbrividire i nostri  critici da quanto e’ chiusa, familista e nepotista, non sa piu’ che fare. Qualsiasi cosa, “purche’ non produca troppe onde e troppi scossoni” e’ la loro politica. Attrito viscoso allo stato puro.
Dietro ogni paese c’e’ una “cordata”: dietro ai francesi si appoggiano gli svizzeri, dietro agli inglesi si nascondono gli scandinavi, eccetera.

Onestamente non nutro grandi speranze , sara’ ga’ molto se non si mettono a fare a pugni. Ci sara’ un gigantesco sforzo di propaganda volto a dimostrare, paese per paese, che il capo ha ottenuto quando voleva. Se ne saltera’ fuori qualcosa di buono sara’ una sorpresa per tutti.