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Freccia rossa vola come un aereo

di Marco Cedolin - 09/04/2009


Ormai da qualche mese, un giorno sul sito web di Repubblica, l’altro su quello del Corriere Della Sera, l’altro ancora su quello di La Stampa, continuano a susseguirsi articoli di carattere promozionale che esaltano le virtù velocistiche del nuovo TAV Frecciarossa, regolarmente presentato dal pennivendolo di turno come l’ultima frontiera dell’innovazione tecnologica nel campo dei trasporti, in grado di competere con successo in velocità perfino con l’aereo.
Dopo la “marchetta” del buon Gian Antonio Stella a favore della costruzione dei rigassificatori è così arrivata anche quella di Sergio Rizzo, sotto forma di un lungo promo a favore dell’alta velocità dal titolo “il treno vola e sfida l’aereo” comparso sul Corriere della Sera.

Per amore della verità occorre sottolineare come il  buon Rizzo non abbia lesinato affatto le forze, impegnandosi a fondo nel produrre con cura uno spot infarcito di citazioni dotte e richiami storici. Come quello attraverso il quale ha introdotto l’argomento, proponendo un ardito parallelismo fra le sfide che intercorrevano fra diligenze e locomotive nella selvaggia America del 1830 e quelle che, nell’immaginario di Rizzo, sarebbero le contese del terzo millennio, fra il Tav di Moretti e gli aerei della Cai di Colaninno, nell’Italia della recessione selvaggia del 2009. Introduzione senza dubbio spassosa, che ha il merito d’indurre al proseguimento della lettura, per comprendere quanto lontano sarà in grado di correre la fervida fantasia dell’autore.

Dopo alcune riflessioni di carattere generale sulla nuova Alitalia e altre osservazioni riguardo al “tradimento” di Berlusconi che ha dismesso di recente la divisa da aviatore per indossare quella da capotreno, Rizzo inizia a proporre il confronto fra i tempi di percorrenza del Frecciarossa (il treno) e del Frecciaverde (l’aereo), partendo da una simulazione di Alitalia che vedrebbe il velivolo vincente, impiegando 3 ore e quaranta contro le 4,30 del locomotore.   Simulazione criticata dal buon Rizzo non in quanto priva di qualunque valenza, basandosi su un ipotetico viaggiatore che debba trasferirsi da un’ipotetica abitazione di Milano ad un ipotetico ufficio di Roma, ed essendo tali elementi ipotetici praticamente infiniti e soggetti ad altrettanto infinite variabili, bensì unicamente in quanto a suo dire risulterebbe troppo generosa a favore dell’aereo.

Proprio per non cadere nel tranello della generosità e manifestarsi assolutamente equanime, il bravo Rizzo afferma poche righe dopo che i margini di miglioramento del treno sono molto più ampi rispetto a quelli dell’aereo, poiché nel prossimo futuro avverranno cose che noi umani non abbiamo neppure osato immaginare. Da dicembre 2009 i “supertreni” (i superlativi sono l’anima degli spot)   dovrebbero collegare Milano e Roma in 3 ore e nel 2013 con l’apertura del sottopasso di Firenze si scenderà perfino a 2 ore e quarantacinque minuti. Qui Rizzo si ferma, mentre il lettore ormai soggiogato dalla potenza di tanta tecnologia si aspetterebbe la levitazione magnetica del 2020 che ridurrà il tempo ad un’ora e il teletrasporto del 2025 che lo azzererà completamente, rendendo inutile l’aereo, ma purtroppo per Rizzo anche il treno ed i marchettari che lo sponsorizzano.
Non si ferma però in quanto conscio di avere superato il senso del ridicolo, ma solamente per trasporre i tempi di fantasia da lui appena esperiti, all’interno della tabellina con gli ipotetici viaggiatori, dove il Frecciarossa in virtù della complessa calcolazione ha ormai raggiunto le 3 ore e mezza, distaccando l’aereo che nei decenni a venire ovviamente è rimasto al palo a 3 ore e quaranta.
Nel caso qualche lettore debole in matematica, ma soprattutto in fantasia, non avesse ancora compreso quanto sia semplice dimostrare che il suo super vespino correrà in futuro più veloce di una Porche nel regno dell’ipotetico, Rizzo si premura di condire il promo con qualche luogo comune buono per ogni stagione, in treno si sta comodi, si può telefonare e scrivere al computer, è minore lo stress psicologico, insomma prendetelo! Dal momento che Moretti è disperato ed in qualche maniera deve dimostrare l’utilità di un’opera che costerà al contribuente italiano 90 miliardi di euro.

Sembra finita, ma Rizzo il suo compenso intende guadagnarselo fino in fondo (mica come quelli della casta che mangiano pane a tradimento) e c’è ancora spazio per una serie di riflessioni riguardo a come il treno, grazie a Frecciarossa, stia rosicchiando quote di mercato ad Alitalia, creando non pochi problemi alla compagnia di Colaninno.
Poi la chiusa, da grande giornalista consumato, nella quale Rizzo snocciola i tempi di percorrenza del TAV su varie tratte in Francia e Spagna, molto più bassi di quelli spuntati dal “lento” Frecciarossa ancora ampiamente perfettibile. Insomma ad Alitalia sta andando ancora bene, dal momento che sulle tratte di media lunghezza come Milano – Roma nel mondo di Rizzo l’aereo non ha assolutamente futuro, prova ne sarebbe il fatto che sulle orme di NTV perfino Air France si appresterebbe a sfidare il Tgv in società con il gruppo ambientale (gruppo ambientale?) Veolia.

Il promo si chiude qui, sarebbe stato controproducente premurarsi di rendere noti i costi di costruzione delle tratte ad alta velocità, costi che se venissero scaricati sul biglietto (anziché sulla collettività) renderebbero il viaggio a bordo di Frecciarossa assai più dispendioso di quello in aereo. Sarebbe stato controproducente rendere noti gli impatti ambientali e sociali determinati dalla costruzione delle linee TAV, tali da rendere il Frecciarossa molto più inquinante ed impattante nel computo complessivo di quanto non lo sia l’aereo che per volare non abbisogna d’infrastruttura.
Sarebbe stato controproducente spiegare ai lettori quanto sia più semplice ridurre i tempi delle procedure d’imbarco all’aeroporto, piuttosto che non scavare un tunnel sotto la città di Firenze con il rischio di farcela finire dentro, dopo avere lasciato senza acqua l’intera zona del Mugello.
Sarebbe bello leggere sui “grandi giornali” articoli d’informazione, anziché spot pubblicitari in favore dell’alta velocità alla disperata ricerca di viaggiatori, ma gli ipotetici grandi giornalisti, come gli ipotetici passeggeri, continuano a rimanere rinchiusi all’interno di una simulazione assai lontana dalla realtà.