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Il monoteismo di mercato

di Dagoberto Husayn Bellucci - 09/04/2009


 

"Tu meritavi di più,ma adesso shock!
Al rientro da uno spot…abiti dentro a una favela…Finita l’era di Helldorado,
nel piano B tu non sei convocato.
E canta d’amore la radio, amore per chi? Le rockstar vestono chic e il vetro
è sempre più oscurato…
Ma nell’arena s’alza un canto:”Niente paura qui va tutto bene!”

E’ in onda Radio Conga dal centro della Jungla…
C’è qualcuno là sopra? (May-day, may-day!)
No Victoria…ma vana Gloria…(And the Party is over )"

( Negrita - "Radio Conga" - album "Hell Dorado" - 2008)

"Oggi è un giorno che vale la pena guardarsi alle spalle,
e anche uno specchio può andare bene.
Per liberarsi dalle catene, dalle montagne venire a valle,
anche uno specchio va bene...(...)
Tu da che parte stai?
Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati?
O di chi li ha costruiti? Rubando?"


( Francesco De Gregori - "Chi ruba nei supermercati" - album "Canzoni
d'amore" 1992)

 

"...questa società senza-dio opera in modo estremamente efficiente,
quantomeno ai suoi più alti livelli gerarchici. Impiega qualunque mezzo a sua
disposizione, sia esso scientifico, tecnico, sociale o economico. Esercita un
pressochè completo dominio nelle organizzazioni internazionali, sui circoli
finanziari, nel campo delle comunicazioni di massa..."


(Padre Pedro Arrupe dell'Ordine dei Gesuiti al Concilio Ecumenico del 17
dicembre 1965)

 


Storicamente il mercato è il luogo destinato all'interscambio
economico/commerciale e alle transazioni monetarie di una società all'interno
della quale operano diversi soggetti ai quali deve spettare la suddivisione del
lavoro. Fin dai tempi più remoti, in tutte le società umane, da questa
suddivisione dei ruoli e delle responsabilità dipendeva il funzionamento e la
pace sociale di una comunità: dalla preistoria fino all'epoca del baratto
arrivando alle prime società industriali questa ripartizione del mercato del
lavoro garantiva il perfetto funzionamento della vita economica delle
nazioni.

Sicuramente vi furono distinte fasi di sviluppo delle regole dell'economia di
mercato: dallo scambio e dal baratto si passò all'intermediazione commerciale
per mezzo dell'introduzione della moneta che servì come strumento per ridurre
ad un denominatore comune i prodotti del lavoro differenti per quantità e
qualità. Fino a quest'epoca il mercato rappresenterà un semplice mezzo di
comunicazione e di interscambio tra i popoli. L'obiettivo materiale della vita
sociale risiede nella definizione che viene data del mercato, delle sue regole,
del suo ruolo all'interno della società, del suo rapporto con lo Stato (o delle
istituzioni che amministrano politicamente la vita di una comunità) e delle
interazioni che esso esercita sulla morale (implicita o esplicita) , sulla
spiritualità e sulle dinamiche di sviluppo di una Nazione.

"Il fattore economico - scrive Sergio Gozzoli - ebbe sempre un'importanza
essenziale - anche se variabile da epoca a epoca, da popolo a popolo, da
civiltà a civiltà - accanto agli altri fattori fondamentali di storia: le umane
passioni, i caratteri dei popoli, la omogeneità o eterogeneità biologica dei
corpi sociali, il loro tipo di cultura, l'organizzazione politica e militare,
il clima, le risorse e la natura del territorio, il gioco della sorte. Ma
altrettanto certo è che il peso del fattore economico non fu mai tanto
determinante nella storia quanto lo è andato diventando , in misura crescente,
negli ultimi cinque-sei secoli. (...) Nel graduale processo di trasformazione
dell'economia europea - e poi mondiale - dal Medioevo ai giorni nostri, è
possibile individuare, se si fa astrazione dalle economie "chiuse" del mondo
feudale, cinque momenti diversi. Si tratta non tanto di periodi
cronologicamente successivi, quanto di 'fasi' di organizzazione economica che
spesso coesistono e si sovrappongono , con larghi scarti di tempo - talvolta
secoli - fra Paese e Paese. 1) Una fase di capitalismo mercantile (dal 1000 al
1800) , incentrata sulla figura del mercante avventuriero (talvolta mercante-
guerriero) (...)  2) Una fase di capitalismo bancario-commerciale (dal 1250 al
1690) , incentrata sulla figura del mercante-banchiere. (...) 3) Una fase di
capitalismo bancario (dal 1650 al 1850) , incentrata sulla figura del banchiere
vero e proprio. (...) 4) Una fase di capitalismo industriale (dal 1770 al 1890)
, incentrata sulla figura del capitano d'industria. (...) 5) Un fase, più
complessa, di capitalismo finanziario (dal 1850 ai giorni nostri) inglobante
una più breve fase di capitalismo industriale monopolistico (dal 1890 al 1945)
ed una di capitalismo misto (dal 1930 ad oggi), incentrata comunque sempre
sulla figura dominante del banchiere internazionale.".  (1)


Ora nel percorso storico intrapreso dall'economia di mercato e nelle diverse
fasi di sviluppo capitalistico delle società - che porteranno alla creazione
degli attuali meccanismi di omologazione planetaria propri dell'epoca della
Globalizzazione - possiamo identificare le dinamiche discendenti tipiche di una
società materialista che ha convertito il mercato in una sorta di nuova
religione idolatrica che ha quale obiettivo fondamentale l'omologazione di
massa e la regolarizzazione/standardizzazione delle relazioni sociali,
personali e nazionali nelle quali risiedono - su di un piano meramente
essoterico - le sorgenti determinanti la gerarchia ed il potere.

Non è la sede opportuna questa per analizzare le mutazioni storiche, peraltro
sinteticamente riassunte nello scritto del Gozzoli, che porteranno alla
mercantilizzazione della vita ma occorre soffermarci proprio su alcuni degli
aspetti più rilevanti dei meccanismi che hanno segnato il passaggio dall'epoca
medievale a quella moderna: segnaliamo quindi le conseguenze economiche,
politiche e spirituali della fase ultima di questo ciclo discendente che ha il
suo apice nell'affermazione di massima della società edonistica statunitense e
nell'entropia ideale di talune teorizzazioni dei centri di studi strategici
d'oltreoceano fra i quali occorre segnalare il ricorso , peraltro smentito
categoricamente dai successivi avvenimenti storici, ad una formula di cui si
abuserà per un biennio (tra il 1989 e il 1990) secondo la quale l'umanità
sarebbe giunta alla "fine della storia" (Francis Fukuyama) , 'espressione' e
metafora di un 'ciclo' che si chiude fuoriuscita da questo teorico del
Dipartimento di Stato Usa il cui volume ottenne indubbiamente una certa
notorietà per il tempismo con cui sembrava rispondere agli interrogativi della
politica mondiale all'indomani del crollo dei regimi del socialismo 'reale'
dell'Europa Orientale.

Mondo unipolare, unidimensionalità della visione del mondo, affermazione su
scala internazionale dei valori della democrazia e del parlamentarismo,
vittoria del capitalismo finanziario "made in Usa" sull'"impero del male"
sovietico, fuoriuscita di intere nazioni dalla sottomissione del totalitarismo
di stampo marxista con conseguente - ipotizzata e bramata dai timonieri del
Sistema Mondialista - reductio ad unum dell'umanità su basi economicistico-
materialistiche. L'utopia mondialista all'apice del suo momento di espansione
preannunciava la nascita di un modello di sviluppo unipolare valido per
l'intera umanità senza porsi alcun problema d'ordine sociale, senza valutazioni
di carattere politico, escludendo dal quadro geopolitico e strategico della
nuova egemonia planetaria statunitense sia i valori nazionali, sia le
differenze razziali che le divisioni ed i settarismi confessionali. Il mondo
inteso, secondo Washington, come un enorme villaggio globale: la società della
massificazione delle coscienze e dell'omologazione di mode, costumi,
fabbisogni, desideri e aspirazioni.


Un'utopia pericolosa che avrebbe comportato l'affermazione di un monoteismo
di mercato che nasce come espressione massima del totalitarismo del liberismo e
della democrazia (concetti distinti ma sinonimi che si ritrovano affiancati
nella dizione di Liberal-democrazia propria delle società occidentali moderne) 
e che si contraddistingue essenzialmente per una assoluta volontà dissolutiva
di qualunque rispetto della dignità umana ed opera con una volontà demoniaca
per la mutilazione, la frammentazione e la divisione classista delle società.
L'essere umano delle società globalizzate deve sparire per lasciare il posto ad
un tipo infra-umano privato di aspirazioni superiori, aneliti verso dimensioni
trascendenti dell'esistenza o ideali eroici nazionali o razziali. L'uomo ad una
dimensione del mondialismo è una larva che vegeta nel presente senza
personalità, senza carattere, soprattuto privo di storia e di un passato
condiviso. E' un non-essere, sorta di alienato mentale, lobotomizzato e
irretito dalla dimensione esclusivamente materiale della società moderna
all'interno della quale viene chiamato ad operare in funzione di e per
interessi riconducibili ad aziende multinazionali, organismi transnazionali,
istituzioni e autorità internazionali. Tutto quanto è riconducibile ad un
passato più o meno glorioso, qualsiasi concetto comunitarista, qualunque
affermazione deterministica in una direzione metapolitica dovranno essere
cancellate per lasciare spazio al circuito mondialista della produzione, del
profitto, del consumo, del benessere, del libero mercato, del mondo dei sogni
della società contemporanea.

Si potrebbe affermare che questa visione arida e vuota della società ,
dell'essere umano, della vita stessa  siano il prodotto di una cavalcata verso
il nulla , una marcia a tappe sui gelidi camminamenti del nichilismo
contemporaneo, intrapresa dall'uomo moderno - in particolar modo dall'uomo
occidentale - a partire da un dato avvenimento storico (l'Umanesimo, la
Riforma, l'Illuminismo, le dichiarazioni sui diritti dell'uomo delle
rivoluzioni statunitense e francese, le rivoluzioni nazionali del XIXmo o i
successivi sconvolgimenti bellici del XXmo secolo); allo stesso modo potrebbe
perfino risultare semplice ricondurre alla vittoria delle democrazie
occidentali, all'affermazione del capitalismo finanziario su scala
internazionale o alla post-modernità rappresentata dalla visione globale e
materiale del pianeta i momenti storici entro i quali comprendere origini e
dinamiche della Globalizzazione. Sarebbero analisi legittime ma incomplete.
Crediamo difatti che queste dinamiche omologanti e massificanti fossero in
essere già comprese nelle teorizzazioni dei principali assertori del libero
mercato quindi all'origini stesse del processo di industrializzazione,
modernizzazione tecnologico-scientifica e successiva robottizzazione delle
società. Già Adam Smith scriveva che "le grandi linee del mondo economico
attuale non sono state tracciate seguendo un piano organico di un organizzatore
nè deliberatamente eseguite per una società intelligente, ma rispondono
esclusivamente all'istinto di accumulazione di un'umanità abbrutita, ad una
massa di individui che obbediscono soltanto alla forza istintiva e incosciente
della persecuzione di un fine materiale." ( * )

Osservando gli studi dei principali economisti da Smith a F. von Hayek -
passando per Bastiat e Friedman - risulterà lapalissiana la sconsacrazione e la
negazione di qualsiasi opzione distinta da quella materiale: qualunque nozione
di progetto viene sistematicamente rimessa in causa e messa alla berlina dai
teorici del Liberalismo selvaggio. Milton Friedman per esempio scriverà : "I
prezzi che emergono dalle transazioni volontari tra compratori e venditori -
ossia il libero mercato - sono capaci di coordina re l'attività di milioni di
persone, ognuna delle quali solo riconoscerà il suo proprio interesse, in modo
tale che migliorerà la situazione di tutti. Il sistema dei prezzi compie questo
percorso senza alcuna necessità di una direzione centrale, senza che sia
necessario che le persone si scambino opinioni in merito, che se ne discuta o
che sia un processo amato o meno. L'ordine economico è un'emergenza , è la
conseguenza non intenzionale e involontaria delle azioni di una moltitudine di
individui mossi esclusivamente dal loro proprio interesse. Il sistema dei
prezzi funzione così bene e tanto efficacemente che la maggior parte del tempo
non siamo così coscienti del suo stesso funzionamento." ( ** )

E Hayek di rimando affermerà che "in una società complessa l'essere umano non
avrà altra scelta che adattarsi da sè alle forze cieche del processo sociale."

Ora occorre domandarsi: quando è cominciata questa dissociazione tra l'essere
umano e le sue aspirazioni, vocazioni, i suoi  ideali? In quale momento storico
l'homo oeconomicus nasce e comincia a espandere il verbo del liberalismo? Quali
sono i tratti discendenti che hanno caratterizzato questa discesa nel baratro
del più vuoto materialismo e della commercializzazione delle coscienze?
Possiamo identificare con il cosiddetto Rinascimento , la nascita della civiltà
moderna fondata sul predominio della quantità e della ragione strumentale,
cartesiana, ovvero con la creazione di una religione dei mezzi e l'affermazione
della ragione , della riflessione, al di sopra delle dimensioni primordiali del
senso della vita e dell'esistenza umana.

Smith alla fine del XVIIImo e Karl Marx a metà del XIXmo secolo analizzarono
il capitalismo nell'epoca della sua espansione arrivando a prospettive
distinte: al primo - definito "il padre dell'economia politica" svilupperà nel
suo libro più importante "Indagine sulla natura e le cause della ricchezza
delle nazioni" (1776) una teoria della crescita economica chiamata "classica"
che fino ai giorni nostri è stata la principale direttrice di marcia del
materialismo economico denominato liberalismo.  Secondo la tesi di Adam Smith
se ciascuno si lascerà guidare dai propri interessi personali di lucro si potrà
realizzare l'interesse generale di una società. Una mano invisibile assicurerà
lo sviluppo organico della società. Karl Marx, settant'anni più tardi,
affermerà che il capitalismo così concepito sicuramente creerà ricchezze e
stimolerà lo sviluppo della tecnica (e ne "Il Capitale" l'economista ebreo
nipote del rabbino di Treviri non nasconderà affatto la sua ammirazione per il
dinamismo prometeico del sistema capitalistico) ma allo stesso tempo darà vita
e farà sorgere terribili disuguaglianze sociali e miseria su vasta scala.

Attualmente possiamo dire che - indipendentemente da quali siano state le
caratteristiche di sviluppo del sistema capitalismo (trasformatosi in turbo-
capitalismo globale con l'epoca dell'informatica e delle transazioni on line di
capitali , con l'egemonia delle multinazionali e la costituzione di un sistema
monetario internazionale virtuale) - la crescente polarizzazione della
ricchezza nelle mani di una minoranza e l'aumento di condizioni di miseria tra
sempre più ampie fasce sociali caratterizzano i tempi moderni quasi a
rappresentare un'ineludibile destino per settori sempre più vasti dell'umanità
sia quella del Terzo o Quarto mondo sia quella del mondo cosiddetto
"industrializzato" e capitalistico che vede avanzare al suo interno, dentro ai
meccanismi di sfruttamento tipici del sistema capitalista, una miseria abnorme
che si pone fianco a fianco di una ricchezza materiale patrimonio esclusivo di
una casta di pochi eletti. Questa situazione tragica di sfruttamento
dell'individuo all'interno delle società capitalistiche rappresenta l'ultima
fase , discendente, del modello consumistico ed edonistico occidentale: le
sacche di povertà aumentano soprattutto in quelli che , una volta -
venti/trent'anni or sono - , erano definiti come i ceti medi.

Ora ci domandiamo ancora: chi ha dato la previsione più vicina alla realtà
sul futuro del sistema capitalista? Adam Smith che affermava che se ognuno
soddisfaceva i propri interessi si sarebbe soddisfatto l'interesse generale o
Karl Marx che nell'analisi dei meccanismi di accumulazione capitalistici
intravedeva l'apertura di vaste zone d'ombra di miseria e sottosviluppo? Noi
diciamo che nè l'uno nè l'altro hanno saputo indicare esattamente i percorsi
del capitalismo nella loro interezza: il capitalismo globale del XXImo secolo è
ancor più tragico di quanto non fosse stato immaginato dalle più nere
previsioni del più feroce nemico del sistema capitalista di ottocentesca
memoria.

Quello attuale è un capitalismo di sfruttamento allo stato puro,  un
disordine economico senza vie d'uscita, che è stato disegnato sulla carta e
attuato in maniera disorganica dagli apprendisti stregoni della Globalizzazione
economica. Alla unidimensionalità materialistica dell'esistenza si è andata
sommando una omologazione intransigente di usi e costumi che non ha apportato
miglioramenti al sistema consumista ma ne ha alterato e invertito il senso:
alla produzione per il consumo si è sostituito il consumo indotto dalla
produzione così come alla ricchezza reale progressivamente è andata
sostituendosi una ricchezza virtuale.

Integrazione economica mondiale, assimilazione culturale, laicizzazione e
sconsacrazione della società sono alcuni dei principali obiettivi del Sistema
o, per dirla con Gozzoli, "si tratta in sostanza di uno scontro mortale fra il
Potere economico e la Società politica, fra la Ragione e la Storia, fra una
astrazione intellettualistica e la umana natura: in termini pratici , della
lotta fra gli interessi di Casta e i destini dei Popoli; in termini emblematici
, della lotta fra la Borsa e la Spada." ( noi diremmo dello scontro
metapolitico tra l'Oro e il Sangue ndr) ovvero di uno "scontro mortale" che
"tuttavia (...) per l'intima coerenza alla sua stessa impostazione utopica,
tende a rifiutare - fin dove possibile - l'aspetto "duro" dello scontro. Se
quindi nella battaglia oramai storicamente aperta il nucleo originario
mondialista fa da cuneo d'attacco e da cuspide vettoriale all'intero processo,
il supporto sostanziale è offerto da una ideologia di contorno persuasiva e
seducente che dovrebbe consentire una conquista "dolce" - se non proprio
pacifica - delle masse mondiali, disarmandole subdolamente della loro cultura,
della loro storia e della volontà politica di dominare il proprio destino."

Sono questi aspetti 'seducenti' della Globalizzazione, queste armi di
seduzione di massa onnicomprensive, che affascinano e irretiscono individui e
società rendendole volubili alle sirene suadenti del libero scambio,
dell'economia di mercato, della nuova religione del monoteismo di mercato che
innalza ovunque vitelli d'oro per schiavizzare masse sempre più cieche e sorde
di individui, disarticolandone l'esistenza e destabilizzandone l'identità.

"Da buoni illuministi - gli apprendisti stregoni del sistema mondialista ndr
- (...) essi non credono che l'uomo abbia una sua natura data, immutabilmente
plasmata da fattori genetici innati, ma utopisticamente credono nell'ambiente
come elemento formativo sia dell'individuo che dell'intera umanità. Essi
credono fideisticamente - lo crede la loro ideologia - che abituando gli uomini
a pensare e a vivere in un certo modo, anche i loro figli penseranno e vivranno
in quel modo. Per sempre. Essi credono cioè nella incontrastabile forza
plasmatrice dell'"educazione" e nella ereditarietà dei caratteri acquisiti -
caratteri culturali inclusi. Ora, che questa credenza sia antiscientifica è
verissimo, e i suoi fanatici cultori pagheranno un pesante scotto alle loro
illusioni, trascinando forse nella rovina l'intera umanità. Altrettanto vero,
però, è che non si può disconoscere l'importanza dei fattori persuasivi, palesi
ed occulti, nell'orientare convincimenti, idee, scelte e comportamenti degli
individui nel corso della loro vita: quindi, nell'ambito della intera
generazione che subisce tali fattori. Su questa forza, oltre che sui
potentissimi strumenti di condizionamento finanziario sulla economia e sulla
politica dei diversi Paesi, si basa la strategia della rete: il potere mondiale
passa attraverso il dominio sui Governi; il dominio sui Governi passa
attraverso il controllo delle loro economie e attraverso l'equilibrio delle
forze che genera la reciproca paura; il controllo delle economie passa
attraverso la programmazione produttiva e di mercato; la programmazione di
mercato passa attraverso la pianificazione demografica; la pianificazione
demografica passa attraverso la conquista e la assimilazione delle diverse
culture dei popoli; la assimilazione delle loro culture passa attraverso la
corruzione, l'alienazione ed il sovvertimento dei loro costumi. Sono i modelli
comportamentali ed i valori esistenziali di fondo il terreno sul quale si gioca
la partita." (2)


Una 'partita' che l'Occidente ha perso prim'ancora di combattere. Lasciamo ai
nostri lettori di analizzare il seguente articolo, estratto da un quotidiano on-
line gestito dai senza fissa dimora di Bologna....Iniziative contro la miseria
più nera che devono far riflettere nella società della massificazione e
dell'omologazione che ha prodotto e continua a generare nuove forme di povertà
e miserie morali e materiali finendo per rendere precario qualunque rapporto.
La precarietà dal mondo del lavoro a fattore caratterizzante i primi anni del
Terzo Millennio. La precarizzazione del mondo del lavoro riflette la
vulnerabilità dei mercati, l'incertezza del futuro, l'instabilità del
presente.

Sono 'sintomi' di una malattia che - come era inevitabile aspettarsi e
com'era stato ampiamente previsto da diverso tempo - si andrà estendendo a
macchia d'olio assumendo contorni sempre più indefiniti: dalla precarizzazione
del lavoro alla precarizzazione dell'esistenza il passo è breve. Muore
l'individuo e muoiono le società dei senza Dio della contemporaneità post-
modernista.

"Vuoto di senso crolla l'Occidente/ soffocherà per ingordigia e assurda sete
di potere/ e dall'Oriente orde di fanatici" (Franco Battiato - "Zai Saman")


 " Il Buy nothing day è un'iniziativa che
nasce in Canada nel 1992 ad opera
della Adbuster Media Fondation con
lo scopo di creare un'occasione di
riflessione sui nostri consumi e sulle
implicazioni del nostro essere consumatori.
In Italia invece il Buy
nothing day è stato introdotto per la
prima volta tre anni fa, promosso
delle riviste Altroconsumo e Terre di
Mezzo, le quali ogni anno, insieme
ad altre associazioni e gruppi locali
che si occupano di consumo etico e
di commercio solidale, cercano di
rinnovare e ricordare questo appuntamento
a tutti i consumatori.
Nel Nord America non a caso questa
giornata si celebra l'ultimo venerdì
di novembre, alla vigilia del
Thanksgiving, il "giorno del ringraziamento",
che corrisponde - dal
punto di vista consumistico - al
nostro Natale; mentre in Europa
coincide con l'ultimo sabato dello
stesso mese, giorno maggiormente
deputato allo shopping in questa
parte del Mondo.
Sono tanti i significati che sottendono
a questa iniziativa simbolica e i
messaggi che si cerca di trasmettere
attraverso essa. Il Buy nothing day
commemora in primo luogo le vittime
delle politiche orientate alla
massificazione dei consumi: le popolazioni
del Sud del Mondo, soffocate
del neoliberismo e dalla globalizzazione
dei mercati; l'ambiente, progressivamente
devastato da rifiuti e
inquinamento; nonché noi tutti, vittime
più o meno consapevoli del
continuo invito a spendere veicolato
ogni giorno dai vari mass-media,
che propongono modelli di vita
irraggiungibili per la maggior parte
della popolazione.
Questa iniziativa è volta, inoltre, a
far prendere coscienza ai vari consumatori
del fatto che non solo non
esistono le risorse necessarie per
consentire a tutti gli abitanti del
nostro pianeta lo stesso tenore di
vita, per cui la maggior parte della
popolazione mondiali ne viene automaticamente
privata, ma che tali
risorse si stanno progressivamente
esaurendo.
La Giornata del non acquisto non
vuole quindi essere un attacco
incondizionato all'economia e al
commercio, ma è più che altro un
modo per promuovere un consumo
più critico e responsabile, per scalfire
il principale messaggio veicolato
dal capitalismo, secondo cui l'aumento
della produzione determina
un aumento di benessere, facendo
credere che questo sia inscindibile
dalla crescita economica." (3)
 

DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI

Direttore Responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia"

 

 


Note -


 1) Sergio Gozzoli - "Sulla pelle dei popoli - viaggio nel labirinto del
potere mondialista" - "L'Uomo Libero" -  rivista trimestrale, n. 27  Giugno
1988;

 *) Adam Smith - "Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle
nazioni";

 **) Milton Friedman - "Free to choose" (1991) ;

2) Sergio Gozzoli - op. cit. ;

3)   Marika Puicher   -  "Giù le mani dal portafoglio" - da "Piazza Grande" -
Anno 13 ,  nr 130 (Dicembre 2006/Gennaio 2007)  Giornale dei senza fissa dimora
di Bologna (in rete si veda
www.piazzagrande.it )