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Agricoltura biodinamica

di Ivo Bertaina - 09/04/2009

Nonostante oggi sia ancora scarsa e discontinua la conoscenza dell’agricoltura biologica, quando si va a parlare di agricoltura biodinamica la confusione di solito aumenta, e le persone che parlano a sproposito aumentano in maniera esponenziale.
Alla fine degli anni ’80 stavo cercando di conoscere meglio l’agricoltura biologica ed ebbi l’occasione di partecipare al primo corso per tecnici tenuto dalla Regione Piemonte sull’argomento: una delle conferenze era proprio sull’agricoltura biodinamica. Il povero relatore, che parlò dei principi dell’agricoltura biodinamica, fu letteralmente assalito dai partecipanti che ne contestavano le pratiche. Mettere del letame dentro le corna ed inserirle sottoterra, poi estrarlo in primavera e dinamizzarlo spuruzzandolo successivamente sul terreno in dosi omeopatiche sapeva proprio da pratiche da stregone, più che da agricoltore moderno.
L’argomento mi incuriosì molto, lessi molti libri sull’agricoltura biodinamica e sull’antroposofia e seguii altri corsi in giro per l’Italia, allora rarissimi. Visitai aziende, vidi con i miei occhi e toccai con mano e constatai che, nonostante le apparenze stregonesche, l’agricoltura biodinamica funzionava, ed anche bene, a costi irrisori.

Steiner: la Terra come essere vivente
Nel giugno 1924 Rudolf Steiner, filosofo e ricercatore austriaco, fondatore dell’antroposofia, tenne un corso sul rinnovamento dell’agricoltura su invito del Conte Keyserling a Kobertwitz, piccola cittadina agricola oggi in Polonia: gli agricoltori, già negli anni ’20 avevano notato che con l’inizio dell’impiego dei concimi chimici, nella natura qualcosa stava cambiando, in senso decisamente negativo, e cercavano rimedi.
Durante questo corso – uno degli ultimi nella sua intensa vita di conferenziere – Rudolf Steiner disse chiaramente che per capire l’agricoltura occorre sapere e comprendere come dietro ad ogni essere vivente – minerale, pianta, animale o uomo – esiste ed agisce una parte spirituale, non visibile, ma fondamentale. La stessa Terra è un essere vivente e ciò che fa l’uomo su di essa (inquinamento, uso veleni e pesticidi) è molto grave per il suo equilibrio e di conseguenza per il destino degli esseri umani.
La Terra, come tutti gli esseri viventi, sta invecchiando – potremmo dire che ha superato la metà della propria vita – e si sta indurendo: questo rende più difficile il riprodursi della vita e l’uomo può (e deve, anche per debito karmico) fermare e invertire questo processo di morte. In questo senso l’agricoltura biodinamica è un vero e proprio processo di guarigione della Terra attuato dall’uomo.
Rudolf Steiner ci trasmette anche un altro concetto fondamentale: ciò che mangiamo non serve tanto allo sviluppo dei nostri muscoletti e di un bel corpicino, ma il cibo ci permette in maniera primaria di sviluppare un libero pensiero, la fantasia, poter (e saper) afferrare le forze e le idee dal cosmo.
In pratica il prodotto agricolo è la fonte primaria della libertà umana e noi, oggi, cosa rischiamo con l’introduzione di pesticidi, diserbanti, sementi ibride ed OGM? Di allontanarci (per sempre) dalla libertà.

Agricoltura e libertà di pensiero
I produttori di veleni, di sementi ibride, di
OGM, non sono che l’ultimo anello di un disegno molto più fine e complesso; il vero scopo di questa immonda e lucida industria del male è quello di sottomettere l’uomo, tagliando e bruciando gli spazi per la libertà umana.
Solo per fare un paio di esempi: subito dopo la “liberazione” dell’Afghanistan dai talebani si bruciarono i campi di oppio ed i liberatori regalarono ai contadini centinaia di tonnellate di
semi OGM (quando si dice che si parla male degli americani…).
Secondo esempio: dopo meno di due anni dall’invasione dell’Iraq, scusate “liberazione”, il nuovo parlamento iracheno approvò una legge che proibiva lo scambio di sementi di vecchie varietà locali e permetteva unicamente la semina di sole sementi certificate (naturalmente USA), pena il carcere per i trasgressori.
Impedendo all’uomo di cibarsi di prodotti vivi e vitali e sostituendoli con prodotti sempre meno vitali, o addirittura che presentano in sé forze contrarie alla vita, si favorisce un oscuramento, un regredire, delle forze spirituali dell’uomo, e il gioco è fatto: un gran bel grasso popolo bue – che ai tempi dei romani si accontentava di spettacoli circensi gratuiti e pane, ed oggi di stupida televisione e prodotti a basso costo – facile da governare e indirizzare, senza dover ricorrere alla violenza esteriore (guerre, invasioni, omicidi).
La guerra di oggi e del domani sarà silenziosa: stanno uccidendo la natura in silenzio (diceva Goethe “la natura sotto tortura tace”) e noi, come incantati dal piffero magico, non ce ne accorgiamo (o ci fa comodo non accorgercene). Immersi nei ritmi frenetici delle nostre vite (per far cosa poi?), mangiamo sempre più schifezze contribuendo ad una sempre maggiore diffusione di pesticidi e veleni sulla nostra (amata) Terra.
Ecco a cosa serve l’agricoltura biodinamica: ad avere una speranza di invertire la rotta, ad avere una speranza di svegliarci e frenare la corsa al consumo (della Terra), a capire che dopo una devastante economia basata sul profitto fisico, l’essere umano si deve aprire ad affrontare un’economia spirituale che darà veri e duraturi benefici e gratificazioni.
L’agricoltura biodinamica è una “cura medica” che rimette in comunicazione la Terra con le forze vitali terrestri e cosmiche e da la possibilità all’uomo, attraverso l’uso dei suoi prodotti, di sviluppare la sua vera natura di essere umano e spirituale: non vale la pena di provarla?