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Cavalcare la tigre

di Dagoberto Husayn Bellucci - 14/04/2009

 


"..una soluzione è senz'altro da scartare: quella di chi volesse appoggiarsi a quanto sopravvive del mondo borghese, difenderlo e appoggiarsi a quanto sopravvive del mondo borghese, difenderlo e servirsene come base contro le correnti più spinte della dissoluzione e del sovvertimento."

(Julius Evola - Cavalcare la Tigre)


"Lo "stile" che deve guadagnar risalto è quello di chi si tiene sulle posizioni di fedeltà a se stesso e ad un'idea, in una raccolta intensità, in una repulsione per ogni compromesso, in un impegno totale che si deve manifestare non solo nella lotta politica ma anche in ogni espressione dell'esistenza...(...) E oggi, in fondo, le condizioni sono migliori, perchè non esistono equivoci e basta guardare d'intorno , dalla piazza fino al Parlamento, perchè le vocazioni siano messe alla prova e si abbia, netta, la misura di ciò che noi non dobbiamo essere. Di fronte ad un mondo di poltiglia il cui principio è: "Chi te lo fa fare", oppure: "Prima viene lo stomaco, la pelle (la malapartiana "pelle"!) e poi la morale" o ancora: "Questi non son tempi in cui ci si possa permettere il lusso di avere un carattere", o infine: "Ho famiglia", si sappia opporre un chiaro e fermo: "Noi , non possiamo fare altrimenti , questa è la nostra vita, questo il nostro essere"."

(Julius Evola - Orientamenti)


Testo fondamentale e ricognizione d'analisi essenziale per chi, partendo dai valori della Tradizione ("ammesso anche che qualcuno sappia ancora riconoscerli e assumerli" - come sottolinea fin dalle prime pagine l'autore), intendesse comprendere e rielaborare un preciso percorso esistenzial-politico nella sgangherata contemporaneità post-nichilista ricollegandosi ad una welthanshaung , visione del mondo e base di 'vita', organica e ordinata da "ispirazioni" e "ideali" metapolitici e metastorici.

"Cavalcare la tigre" sarà anche il principale trattato di riferimento di un'intera generazione del "neo-fascismo", quella che non aveva fato in tempo a perdere la guerra e contemporaneamente non era capace di rassegnarsi a vivere una pace imposta manu militari dai "liberatori" a stelle e strisce anelando ad un ruolo di primo piano nel periodo della cosiddetta guerra fredda e finendo - più o meno coscientemente - a far da supporto alle strategie dell'anti-comunismo e della "difesa dell'Occidente" tanto 'care' ai centri studi strategici statunitensi e all'Impero a stelle e strisce alias Grande Satana 'yankee'.

Ma il testo in questione rappresenterà - al di là dei motivi 'contingenti' per il quale venne scritto agli inizi degli anni sessanta - soprattutto la prima operazione teoretica, la prima formulazione ideologica chiara e propositiva, di un'esposizione orientativa dei valori e degli ideali dell'uomo differenziato, di colui per il quale la società contemporanea moderna rappresenta esclusivamente un nemico da abbattere, un sistema da sovvertire, una scala di valori discendenti da disintegrare e un insieme disarticolato di esistenze da rettificare partendo dall'insindacabile dicotomia di schmittiana memoria secondo la quale il mondo si divide in due fronti contrapposti ove risulta necessaria la preliminare identificazione dell'Amico e del Nemico. 
Un "catechismo" per rivoluzionari di segno 'contrario' alla , di lì a breve, esplosione ribellistico-giovanilistica e di moda dell'ondata contestataria sessantottina di "matrice" anarcoide-marxisteggiante fuoriuscita dalle elaborazione dei crani ebraici della Scuola di Francoforte e dalle infatuazioni più o meno 'esotiche' per il Vietnam e la Cuba di Castro spaziando dai nuovi miti "guerriglieri" guevaristi, senderisti, terzomondisti di ogni latitudine e longitudine che - sia detto per 'inciso' - andrebbero 'recuperati' solo ed esclusivamente in funzione di una linea strategica di opposizione globale al pensiero unico neo-liberista , uniformato, omologato e 'dettato' dalle risultanze oggettive di una standardizzazione verso il basso delle identità e delle coscienze cloroformizzate dalle 'persuasioni' occulte e palesi della società moderna.

Guevara, Lumumba, Malcom X, Ho Chi Min, Pol Pot ci  'interessano' da sempre quali esempi di combattenti per la libertà anti-mondialisti e rappresentanti di un'alternativa socialista al monotematico imperialismo democratico fermo restando che , da Europei in Europa e per l'Europa, gli esempi non mancano solo volendone ricercare nella storia continentale precedente al secondo conflitto mondiale ...nel quadro globale geopolitico e strategico 'indotto' dai processi di omologazione planetaria all'american way of life e dalle seduzioni della società consumistica di massa e del neo-capitalismo imperialista risulteranno conformi e 'logici' i riferimenti a "terzi" che - in aree distinte da quella europea oramai sotto occupazione militare da sessantaquattro anni e appendice coloniale del "grande impero occidentale" del Capitale e delle Multinazionali - hanno 'sfidato' e talvolta 'vinto' il comune nemico a stelle e strisce...parafrasando Ernesto 'Che' Guevara occorre come non mai la costituzione di una Quadricontinentale dei popoli diseredati e oppressi del pianeta contro l'alleanza tricontinentale degli affamatori del mondo (Stati Uniti, Europa, Giappone) , contro il dominio delle lobbie's della finanza multinazionale senza volto e senza ideali, contro l'anorressia mentale inoculata come un virus cancerogeno nel corpo in decomposizione delle generazioni allo sbando del Vecchio Continente.

Un libro dunque per tutti e per nessuno, per una generazione che a capofitto si butterà nella lotta politica cercando di ritagliarsi degli spazi di agibilità e di militanza, cavalcata solitaria e spesso inutile "per il niente che si poteva e per il nulla che si voleva fare" come ricorderà il soldato-politico Vincenzo Vinciguerra nelle sue 'memorie' che più di un quadro storico , diremmo una vera e propria retrospettiva d'autore, ha delineato nei suoi libri - essenziali - per comprendere un'atmosfera , un periodo , un passato che ha visto la "meglio gioventù" dilaniata da contrasti interni, faide, arrivismi spesso miserevoli, tradita dai suoi vertici , derisa dalla società , colpita dai suoi nemici e da un sistema che - nella prassi degli opposti estremismi e nella strategia della tensione - andrà a delineare la propria volontà di auto-rappresentazione e il proprio ruolo di autorità.

"Cavalcare la tigre" dunque...per ripartire dai 'fondamentali', dall'abc ideologica, da un origine che non ha niente di originario perchè semplicemente rappresenta la continuazione ideale di Verità metapolitiche. Appunto come scriverà Evola un trattato per "un particolare tipo umano", uomo differenziato, anarca, asceta del nulla e cercatore di un tutto organico denominato Tradizione...partendo dalla quale risulta "estremamente improbabile che si possa provocare una qualche modificazione di rilievo nello stato attuale generale delle cose" soprattuto "nell'area occidentale europea" dove "sussistono consuetudini , istituti, forme del costume del mondo di ieri, cioè del mondo borghese".

E nell'analisi che l'autore traccia della parabola discendente delle società borghesi e materiali del Vecchio Continente è lucidamente individuato come "sono le basi della civiltà e dela società borghese a subire questa crisi, ad essere colpite dalla dissoluzione. Non è il mondo che noi abbiamo chiamato Tradizione" perchè "socialmente, politicamente e culturalmente , sta sfasciandosi il sistema che aveva preso forma a partire dalla rivoluzione del Terzo Stato e dalla prima rivoluzione industriale..".

Evola destina il suo scritto invece ad altri Uomini, individui superiori, di 'razza', di una razza in via d'estinzione, non anacoreti nè santi nè mistici di un passato che non avrà futuro ma individui consapevoli, che abbiano le idee chiare, che siano capaci di comprendere il moto dissolutivo circostante, il vuoto nichilista opprimente le moderne società consumistiche, che sapranno quantomeno lasciare 'Testimonianza' per chi - dopo di loro - verrà a riscattare quest'epoca di infamia e meschinità perchè - parafrasando Adriano Romualdi - c'é da considerare che quest'epoca di uomini piccoli ( con le loro piccole pretese, i loro piccoli desideri materiali, le loro piccole , vili e inutili vite dettate dai meccanismi demoniaci del denaro e dell'orario di lavoro, delle faccende domestiche e di quelle sociali, del loro essere indipendentemente da ciò che furono avi e predecessori, insensibili a richiami ancestrali, a tamburi di guerre lontane, a echi di battaglie e di eroismi ) come segno dei tempi appartiene al Kali-Yuga , all'età oscura, ma  - pur nella sua logicità e natura - risulta tanto più disgusta e vile propriamente perchè per esistere, per accertarsi della propria esistenza, deve sputare infamie e bestemmie d'ogni sorta su Eroi, Miti e Riti di un passato che disconosce, villipendia, nasconde e quotidianamente rinnega solo ed esclusivamente per poter affermare la propria presenza piccola e insignificante.

"Il tipo umano che quì abbiamo in vista non ha nulla a che fare col mondo borghese. Egli deve considerare tutto ciò che è borghese come qualcosa di recente e di antitradizionale." invitando quest'Individuo a "recidere ogni legame con tutto ciò che, a più o meno breve scadenza, è destinato a finire.".

La soluzione proposta da Evola è semplice: occorre vivere il proprio tempo con l'animo e la fierezza di chi conosce l'Immortalità dell'anima , la grandezza della stirpe, i valori autentici della Nazione (intesa nel senso di Imperiuum , Autorità, Stato non nella sua espressione ottocentesca di ricettacolo dell'insieme delle classi sociali e della smaniosa, moderna, affermazione dei diritti 'civili' di cittadini-servi di un moderno leviatano, totalitario, onnicomprensivo e insieme privo di qualsivoglia connessione con dinamiche, valori, ideali metafisici) asserendo che "si potrà considerare ciò che nell'attuale fase - fase, in ultima analisi, di transizione - può venir scelto, separato dal resto e assunto come forma libera di un comportamento che, esteriormente, non sia "anacronistico", che sappia anzi misurarsi con quanto nel campo del pensiero e del modo di vivere contemporaneo vi è di più spinto, ma restando al'interno, determinato e comandato da uno spirito completamente diverso."

"La formula: "Portarsi non là dove ci si difende , ma là dove si attacca" , che qualcuno ha proposto - afferma Evola - , potrà anzi venire adottata dal gruppo (...noi affermiamo anche, soprattutto, dal 'singolo' individuo...poichè un 'gruppo' , qualsiasi 'gruppo', è già qualcosa di omologante e standardizzato...ndr) degli uomini differenziati, epigoni della Tradizione, su cui verte il discorso. Potrebbe , cioè, esser perfino opportuno contribuire a che quel che già vacilla ed appartiene al mondo di ieri cada, anzichè cercare di puntellarlo e di prolungargli artificialmente l'esistenza." ...senza 'se' e senza 'ma' è ciò che continueremo a 'trasmettere' e auspicare al di là dei pippeggiamenti vetero-nostalgistici e alle rimpatriate 'bucolico-alcoolizzate' dei "kameraden"  (...'vostri'...) tutti saluti romani e camicie nere, "giovinezze" e "boia chi molla" al vento...

Ma lo stesso Evola 'avverte' anche che quest'agire differenziato, questo ventilare e auspicare la disintegrazione totale del Sistema , potrà avere anche conseguenze 'inattese' perchè - portandosi oltre la linea, al di là del meridiano zero di jungeriana memoria - "il rischio di un simile comportamento è evidentissimo: non è detto chi avrà l'ultima parola. Ma non vi è nulla , nell'epoca attuale, che non sia rischioso" quindi 'carpe diem' , cogliendo l'attimo, occorre 'rischiare'.

La discesa della società moderna nel baratro della dissoluzione , nel caos della contemporaneità post-nichilistica, è secondo l'autore un male necessario che i pochi 'asceti del Nulla' dovranno affrontare assumendo una divisa esteriore 'idonea' ma mantenendo salde interiormente le 'coordinate' tradizionali dell'Uomo di Razza, immergendosi nella nuda atmosfera da crepuscolo degli Dei del bailamme generalizzato per condurre una controffensiva radicale dall'interno senza sosta e senza tregua. Non 'finzione' , non compromessi elettoralistici, non assunzione di modelli comportamentali 'estranei' ma vivere pericolosamente il proprio tempo nella certezza , nella garanzia, di appartenere ad un'altro mondo, ad un'altra razza , distante, lontana, per 'stile' , per 'classe' , per 'sangue'...

"La crisi del mondo moderno potrebbe eventualmente rappresentare - sottolinea Evola -, hegelianamente, una "negazione della negazione", epperò significare , per un lato, un fenomeno a suo modo positivo." perchè è proprio dell'epoca oscura il rimescolamento di tutti i valori, di tutte le cose, la ridistribuzione delle 'carte' che - come in un 'poker' mortale , sorta di roulette russa terminale per l'umanità in decomposizione - rappresenterebbero anche una 'occasione' , un'opportunità per le forze tradizionali, non per contrastare - inutile 'utopia' - ma per accelerare i processi di dissoluzione cosmici.

"...al Kali-Yuga è proprio appunto un clima di dissoluzione, il passaggio allo stato libero e caotico di forze individuali e collettive, materiali, psichiche e spirituali che in precedenza erano state in vario modo vincolate da una legge dall'alto (... un "Kathekon" ci ha 'costretto' dentro una prigione di rimorsi e paure...potrebbero 'urlare' i rappresentanti più 'lucidi' del Quinto Stato...i fieri difensori dei reietti di qualsiasi 'colore' e di ogni latitudine...le comari del mondialismo sinistroide terzomondista d'accatto e internazionalista d'animo...le anime belle del "peace&love" o chiunque affermi l'espansione di una società di sub-umani alla deriva delle proprie pulsioni materiali...ndr) e da influenze d'ordine superiore. Di questa situazione i testi tantrici dettero una immagine suggestiva dicendo che in essa è "completamente desta" una divinità femminile - Kalì - la quale simboleggia la forza elementare e primigenia del mondo e della vita, ma che nei suoi aspetti "inferi" si presenta anche come una dea del sesso e dei suoi riti orgiastici. In precedenza "dormiente" - cioè latente in questi suoi aspetti - essa nell'età oscura sarebbe del tutto desta e agente."

E dunque anzichè tentare un "salviamo il salvabile" inutile e controproducente occorrerà "cavalcare la tigre" , cercando di domare la bestia fuoriuscita dalla gabbia, domandone istinti e utilizzandoli a proprio interesse , per i propri obiettivi perchè - è lo stesso Evola a ricordarlo - "quando un ciclo di civiltà volge verso la fine, è difficile poter giungere a qualcosa resistendo, contrastando direttamente le forze in moto. La corrente è troppo forte, si sarebbe travolti. L'essenziale è di non lasciarsi impressionare dall'onnipotenza e dal trionfo apparente delle forze dell'epoca." perchè comunque "chiuso un ciclo, un altro comincia, e il punto in cui un dato processo raggiunge la sua fase estrema è anche in quello in cui esso si capovolge nella direzione opposta.".

L'uomo differenziato dovrà dunque agire senza guardare all'approvazione o disapprovazione altrui, senza desiderare alcunchè di quanto possa bramare su di un qualsiasi piano della materia, ma dovrà cavalcare solitario la Grande Frode rappresentata dai tempi ultimi del ciclo in conclusione, il tempo dell'oscuramento dei valori, l'epoca delle negazioni supreme, la sconsacrazione della vita, l'annullamento degli ideali, la cruda nuda materialità contemporanea. E dovrà farlo sicuro di sè e della propria divisa interiore, al di là di obiettivi da raggiungere, risultati da conseguire, vittorie temporali e momentanee da strappare a questo o quel nemico perchè non sono le 'imprese' che fanno grandi gli Uomini nell'epoca del Kali Yuga - dove il "segno" ascendente di un percorso può tramutarsi , per gli 'sciocchi' e i 'disattenti'  di ogni risma, in un itinerario discendente; dove il bene può trasformarsi per 'magia' in qualcosa di malvagio, dove l'amore diviene odio e si carica di significati negativi - ma ciò che produsse tali azioni, quali valori mossero e spinsero gli uomini che le misero in atto, da 'chi' , da quali 'forze' (trascendenti o discendenti, superiori o inferiori, celesti o telluriche, sacre o profane) furono 'indirizzate' e quali le dinamiche, le cause e gli effetti che ne furono prologo, sviluppo e limite.

"...alla linea dell'accennato comportamento per l'epoca attuale devesi dare un carattere autonomo e un valore individuale immanente. Vogliamo dire che non deve avervi una parte di rilievo l'attrazione esercitata da prospettive positive a più o meno breve scadenza." ovvero agire senza guardare ai "frutti" perchè comunque 'vada' ciò che verrà fatto in luogo di non aver fatto avrà infinitesimalmente un valore superiore e ciò indipendentemente dal risultato che - quando non 'conforme' - non inficia nè toglie validità all'azione compiuta.

Al di là del tempo , dello spazio, delle cose degli uomini rimane l'azione che fece osare. Perchè se è vero , come rileva Evola, che "il grande avvenimento , oscuramente presentito, che "Dio è morto" , è il principio del crollo di tutti i valori." perchè è a cominciare da questa asserzione e constatazione che "la morale, privata della sua sanzione, "è incapace di reggersi" , cadono l'interpretazione e la giustificazione precedentemente date ad ogni norma o valore." è altrettanto reale che - al di là della miscredenza diventata realtà quotidiana - la desacralizzazione delle società occidentali sono il prodotto di dinamiche di annichilimento e imbarbarimento storiche, processi dissolutivi in espansione, che hanno caratteristiche proprie e influenze tipiche che procedono dal mondo della contro-iniziazione, della Sovversione.

Non possiamo che ripeterci affermando con Gesù Cristo, il Messia,  che "la verità renderà liberi": occorre ricercarla, la 'cerca' dell'Impossibile, e viverla interiormente per fuoriuscire dai meccanismi diabolici della massificazione moderna e dalle seduzioni/tentazioni della 'libido' contemporanea...il resto sono 'ciance' inutili perchè - parafrasando Friedrich Nietzsche - "da quando ho imparato a camminare mi piace correre" ...anche a 'Noi' 'piace' correre, a capofitto, a perdifiato, fino all'ultimo respiro (...titolo di un capolavoro di quel maestro del cinema d'oltralpe che risponde al nome di Jean Luc Godard con un giovanissimo e straordinario Jean Paul Belmondo ed un'altrettanto deliziosa e sensuale Jean Seberg...'preferiamo' l'originale del 1960 al 'remake' - peraltro 'valido' - interpretato vent'anni dopo da Richard Gere - fenomenale in "Mr Jones" - e Valerie Kaprinsky 'stra-tosfericamente' sexy nei panni 'rosei' della fuggitiva pentita.... perchè , si, quella pistola è da 'raccogliere' , 'sempre' ...).

 

da Nabathiyeh (Libano Meridionale)