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Studioso israeliano contesta un mito di fondazione

di Morgan Strong - 14/04/2009

 

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La narrativa di fondazione del moderno Stato d'Israele sorse dalle parole di Mosé nel Vecchio Testamento, secondo le quali Dio concesse la terra di Israele al popolo ebraico come possesso imperituro.

Quindi arrivò la storia della Diaspora - secondo cui dopo varie sollevazione ebraiche contro i romani nel primo e secondo secolo D.C., gli ebrei furono mandati via dalla terra d'Israele e dispersi in esilio in tutto il mondo occidentale. Furono spesso isolati dalla popolazione europea, soffrirono di persecuzioni, e infine divennero oggetto di un piano di sterminio con l'Olocausto nazista.

Infine dopo secoli di invocazioni a Dio per far ritorno in Israele, gli ebrei raggiunsero questo obiettivo sconfiggendo gli eserciti arabi in Palestina e stabilendo lo stato d'Israele nel 1948. Questa narrativa - che copre più di tre millenni - costituisce da sola tutta la base della rivendicazione dello stato d'Israele del diritto a esistere come nazione ebraica.

Ma un nuovo libro dello studioso Shlomo Sand mette in discussione questa narrativa, dichiarando che - al di là della questione religiosa se Dio abbia mai parlato davvero a Mosé - la Diaspora dell'era romana non ha avuto luogo, o almeno non come comunemente si crede.

In "When and How Was the Jewish People Invented?" ["Quando e come il popolo ebraico fu inventato?" - ndt], il Dr. Sand, un esperto di storia europea presso l'Università di Tel Aviv, dice che la Diaspora è per lo più un mito - che gli ebrei non sono mai stati esiliati in massa dalla Terra Santa, e che molti ebrei europei si sono convertiti alla fede solo secoli dopo.

Pertanto, sostiene Sand, molti degli Israeliti di oggi emigrati dall'Europa dopo la seconda guerra mondiale hanno poca o nessuna attinenza con quella terra. Secondo l'analisi storica di Sand, essi discendono da europei convertiti, principalmente dal regno Khazaro nella Russia orientale, che ha abbracciato il giudaismo nell'ottavo secolo D.C.

I discendenti dei Khazari furono espulsi dalla loro terra nativa a seguito di invasioni e conquiste e - attraverso la migrazione - dettero origine alle popolazioni ebraiche dell'Europa occidentale, scrive Sands. Allo stesso modo, egli sostiene che gli ebrei di Spagna furono convertiti dalle tribù berbere del Nord Africa, che successivamente migrarono in Europa.

La narrativa sionista

Sand, egli stesso un ebreo europeo nato nel 1946 da sopravvissuti all'Olocausto, sostiene che fino a un po' più di un secolo fa, gli ebrei consideravano se stessi ebrei a causa dei loro legami religiosi, e non perché avessero una discendenza diretta dalle antiche tribù di Israele.

Comunque, con l'arrivo del ventesimo secolo, Sand asserisce, gli ebrei sionisti iniziarono ad assemblare i pezzi di una storia nazionale che giustificasse uno stato ebraico con l'invenzione che gli ebrei esistevano come popolo indipendentemente dalla loro religione e avevano una primogenitura sul territorio noto come Palestina.

I sionisti hanno anche inventato l'idea che gli ebrei che vivevano in esilio erano obbligati a tornare alla Terra Promessa, un concetto estraneo fino allora all'ebraismo.

Come praticamente ogni altra cosa in Medio Oriente, questo nuovo orientamento di ricerca è gravido di implicazioni religiose, storiche e politiche. Se la tesi di Sand è corretta, suggerirebbe che molti degli arabi palestinesi hanno un diritto più solido su quelle terre di Israele di molti ebrei europei arrivati in seguito in base a un presunto diritto divino.

In effetti, Sand teorizza che molti ebrei, rimasti in Giudea dopo che le legioni romane schiacciarono l'ultima insurrezione nel 136 A.D., si convertirono infine al cristianesimo o all'Islam, e ciò significherebbe che i Palestinesi ammassati all'interno di Gaza o concentrati nella West Bank potrebbero essere i discendenti diretti degli ebrei dell'età romana.

Nonostante le sue implicazioni politiche, il libro di Sand non è andato incontro a ciò che ci si poteva aspettare: un attacco sprezzante da parte degli israelaini di destra. Le critiche hanno sollevato per lo più la questione delle credenziali di Sand come esperto di storia europea, e nondi storia del Medio Oriente, un appunto che Sand ha subito riconosciuto.

Uno dei critici, Israel Bartal, preside di scienze umanistiche presso l'Università Ebraica, ha attaccato le credenziali di Sand e ha definito le sue tesi "prive di fondamento", ma si è detto soprattutto in disaccordo con l'asserzione di Sand che la storia della Diaspora è un mito inventato dai sionisti per dare l'apparenza di una connessione diretta tra i molti ebrei sparsi per il mondo e Israele.

"Sebbene il mito di un esilio dalla patria ebraica (Palestina) esista nella cultura popolare israeliana, esso è trascurabile nel serio dibattito storiografico ebraico," ha scritto Bartal su Haartz. "Importanti gruppi del movimento nazionale ebraico hanno espresso riserve su questo mito o lo hanno completamente respinto...

"Il tipo di intervento politico di cui Sand parla, ossia un deliberato programma voto a far dimenticare agli israeliani la vera origine biologica degli ebrei russi o polacchi, ovvero una direttiva per la promozione della storia dell'esilio degli ebrei dalla loro patria, è pura fantasia".

In altre parole, Bartal, come molti altri critici, non mette tanto in discussione le affermazioni di Sand sulla Diaspora o sulle origini degli ebrei dell'Europa dell'Est, ma contesta la nozione di Sand che i sionisti costruirono a tavolino una storia falsa per un cinico fine politico.

Ma non può esserci dubbio che la storia della Diaspora ha giocato un ruolo chiave nella fondazione d'Israele e che il fascino di questa potente narrativa ha aiutato lo stato ebraico a generare empatia nel mondo, specialmente negli Stati Uniti.

"Dopo essere stati espulsi con la forza dalla loro terra, rimasero fedeli a essa durante la loro Dispersione e non cessarono mai di pregare e sperare nel loro ritorno e nel ristabilimento della loro libertà politica", c'è scritto nel preambolo alla Dichiarazione d'Indipendenza d'Israele.

Mito e realtà

Nel gennaio del 2009, quando gli israeliani bombardarono i palestinesi di Gaza in rappresaglia al lancio dei missili nel sud d'Israele, il mondo poté farsi un'idea di ciò che può accadere quando miti storiografici creano fratture tra popoli che altrimenti avrebbero molto in comune.

Alla fine del conflitto - con la morte di circa 1.400 palestinesi, tra cui molti bambini e non combattenti - il governo israeliano aprì un'inchiesta su presunti crimini di guerra da parte del suo esercito e ascoltò le testimonianze rese da soldati israeliani secondo cui rabbini estremisti avevano dichiarato che l'invasione era una guerra santa.

I soldati dissero che i rabbini portarono loro opuscoli e articoli che dichiaravano: "Noi siamo il popolo ebraico. Siamo giunti a questa terra a seguito di un miracolo. Dio ci ha riportato in questa terra, e ora dobbiamo combattere per espellere i non-ebrei che stanno interferendo con la nostra conquista della terra santa".

Nel suo libro - e in un'intervista a Haaretz sul suo libro - Sand mette in discussione l'essenza di questo mito. Nell'intervista dichiara:

"Ho cominciato a dare un'occhiata agli studi sull'esilio da Israele - un evento costitutivo nella storia ebraica, quasi come l'Olocausto. Ma con mia sorpresa ho scoperto che non c'è una letteratura. La ragione è che nessuno ha mandato il popolo in esilio".

"I romani non hanno mandato in esilio il popolo e non avrebbero potuto farlo neanche se avessero voluto. Non avevano treni o autocarri per deportare un'intera popolazione. Quel tipo di logistica non esisteva prima del XX secolo. E' da ciò che nasce il libro: dalla scoperta che la società giudaica non era stata dispersa e non era stata mandata in esilio".

I veri discendenti

Alla domanda se lui sostiene che i veri discendenti degli abitanti del Regno di Giuda sono i Palestinesi, Sand risponde:

"Nessuna popolazione rimane pura per un periodo di migliaia di anni. Ma le possibilità che i palestinesi siano i discendenti dell'antico popolo giudeo sono molto maggiori della possibilità che lei o io siamo i discendenti".

"I primi sionisti, fino alla prima Rivolta Araba [1936-1939], sapevano che non c'era stato alcun esilio, e che i palestinesi erano discesi dagli abitanti di quella terra. Sapevano che gli agricoltori non abbandonano la terra a meno di essere espulsi".

"Persino Yitzhak Ben-Zvi, il secondo presidente dello stato d'Israele, scrisse nel 1929 che, 'la grande maggioranza dei contadini non hanno origine nei conquistatori arabi, ma piuttosto, prima di essi, nei contadini ebrei che erano una numerosa maggioranza che costruì il paese'".

Sand sostiene inoltre che il popolo ebraico non è mai esistito come "razza nazionale" ma che era piuttosto un miscuglio etnico di diversi popoli che adottarono la religione ebraica durante un lungo periodo si tempo. Sand respinge l'argomento sionista secondo cui gli ebrei erano un gruppo isolato e originario preso di mira dai romani per una deportazione.

Per quanto spietati nel reprimere le sfide al loro dominio, i romani permettevano molte libertà ai sudditi nei territori occupati, compresa la libertà di pratica religiosa, la libertà di espressione e la libertà di assemblea.

Migliaia di ebrei servirono nelle legioni romane e c'era una considerevole comunità ebraica a Roma. Tre discendenti ebrei di Erode il Grande, l'imperatore ebreo di Gerusalemme, furono membri del senato romano.

Le leggi alimentari ebraiche erano rispettate sotto la legge romana, come il diritto di non lavorare al sabato. Gli schiavi ebrei - 1.000 condotti in Italia dall'Imperatore Tito dopo la repressione della prima ribellione nel 70 D.C. - furono acquistati e posti in libertà da famiglie ebraiche da lungo tempo insediatesi nella società romana.

Dopo l'ultima ribellione romana, la rivolta di Bar Kokhba del 132-136 A.D., gli storici dicono che i romani posero retrizioni all'entrata degli ebrei a Gerusalemme, il che fece sì che altre aree, come la Galilea nella Palestina del nord, divennero centri di insegnamento ebraico. Ma non vi sono vere prove di un trasferimento di massa forzato.

Sand dice che la Diaspora è stata in origine un mito cristiano che presentava l'evento come una punizione divina contro gli ebrei che avevano respinto il vangelo cristiano.

Prove genetiche

Non ci sono state chiusure troppo serie al libro di Sand, che è stato un bestseller in Israele e in Europa - e che dovrebbe essere pubblicato negli USA entro l'anno. Ma in precedenza vi sono stati studi che hanno cercato di dimostrare una linea ininterrotta di discendenza degli ebrei ashkenaziti in Europa dalle tribù ebraiche d'Israele.

In uno studio genetico pubblicato dall'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, i cromosomi Y degli ashkenaziti, dei romani, dei nordafricani, dei kurdi, delle genti del vicino oriente, degli yemeniti, e degli ebrei etiopi erano messi a confronto con 16 gruppi non ebraici provenienti da simili regioni geografiche. Fu scoperto che a dispetto di una residenza assai lunga in diversi paesi e in isolamento le une dalle altre, la maggior parte delle popolazioni ebraiche non presentavano significative differenze le une dalle altre a livello genetico

Sebbene lo studio dimostrava anche che il 20% degli ashkenaziti hanno marcatori genetici dell'Europa orientale simili a quelli dei Khazari, i risultati sembravano dimostrare che gli ashkenaziti discendevano da una comune popolazione mediorientale e suggeriva che la maggior parte di comunità ebraiche erano rimaste relativamente isolate dalle vicine comunità non ebraiche durante e dopo la Diaspora.

Comunque un monumentale studio genetico intitolato "Il viaggio dell'uomo", intrapreso nel 2002 dal Dr. Spencer Wells, un genetista della Stanford University, dimostrava che praticamente tutti gli Europei maschi hanno gli stessi marcatori genetici trovati nel cromosoma Y della popolazione maschile del Medio Oriente.

Ciò accade semplicemente perché la migrazione di esseri umani iniziò in Africa e seguì il suo corso attraverso il Medioriente e oltre, per molte migliaia di anni. In breve, siamo tutti piuttosto uguali.

Illusione ossessiva

Nonostante la mancanza di prove storiche, la narrativa della Diaspora è riuscita a diventare una storia appassionante, più o meno come il racconto biblico dell'Esodo dall'Egitto, anch'esso messo in discussione in anni recenti da storici e archeologi.

E' certamente vero che tutte le nazioni usano miti e leggende di sostegno; alcune storie sono basate su fatti, altre sono invenzioni di comodo.

Comunque, quando mito e leggenda esagerano, quando pretendono di imporre l'idea di una purezza razziale, etnica o religiosa che serve ad escludere altri - così che qualche profezia possa avverarsi o che qualche obiettivo nazionale possa essere raggiunto - ragione e giustizia possono cedere il passo a estremismo e crudeltà.

La ragione per creare lo stato d'Israele era assicurare sicurezza per gli ebrei d'Europa dopo la seconda guerra mondiale, ma questa degna causa si è distorta al punto di diventare un'ossessiva falsa credenza circa un diritto israeliano di maltrattare e perseguitare i palestinesi.

Quando i rabbini di destra israeliani parlano di espellere i non ebrei dalla terra che Dio avrebbe dato agli israeliti e ai loro discendenti, questi rabbini potrebbero essere ispirati dalla fede, ma la fede è per definizione un'incrollabile convinzione che di per sé non potrebbe essere provata.

Questa fede - o falsa credenza - sta estendendosi al resto del mondo. La sanguinosa guerra in Iraq è un'appendice del conflitto israelo-palestinese, come lo è la pericolosa crescita del fondamentalismo islamico nella regione.

Ora si aggiunge anche l'ironia che il moderno Israele è stato messo in piedi da ebrei di origine europea, molti dei quali potrebbero non avere legami etnici con la Palestina.

Un altro crudele aspetto di questa ironia è che tra i discendenti degl antichi israeliti possano esservi molti palestinesi, che non presentano distinzioni genetiche dagli ebrei sefarditi che erano, come i palestinesi, abitanti originari e indigeni di questa antica terra.

Yasser Arafat mi diceva spesso che gli israeliani sono davvero i cugini dei palestinesi. Forse aveva torto: con tutta probabilità sono fratelli e sorelle.

Morgan Strong


Morgan Strong è stata un'insegnante di storia del Medio Oriente, ed è stata una consulente sul Medio Oriente per il programma "60 minutes" della CBS.

Traduzione di Gianluca Bifolchi, Achtung Banditen


Articolo originale:
http://www.middle-east-online.com/english/?id=31461