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Per una banca di comunità

di Valerio Lo Monaco - 14/04/2009

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Intraprendere una battaglia senza quartiere contro le banche pensando che questo possa rovesciare il sistema nel suo complesso come ci auguriamo spesso anche da queste pagine, è infantile. Eludere questo specifico bersaglio, però, equivale a tentare di uccidere un mostro evitando di colpirlo al cuore. E il motivo è semplice, intuitivo ancora prima che logistico e tecnico. Se da una parte, infatti, proprio dal punto di vista tecnico sono le banche e i grandi usurai a tenere sotto scacco la vita delle persone, è l'altra parte, ovvero quella prettamente sistemica, che va tenuta in considerazione per capire l'importanza di questo obiettivo: in un mondo governato dall'economia e dalla (falsa) moneta, è evidente che siano proprio "queste" banche e le funzioni a esse collegate a dover essere spazzate via dalla faccia della terra.
Sui motivi principali di tale battaglia (perdita della sovranità monetaria, usura, leva finanziaria) non è il caso di tornare in questa sede. Chi legge ha già ben chiaro in mente il panorama di Bankestein. È in merito a un altro argomento, che può essere considerato anche come eretico, soprattutto in questo ambito, che vale la pena riflettere.
Di per sé, il concetto di banca, non è da escludere in toto. Non è la possibilità di guadagnare, se vogliamo anche di investire, a dover essere stigmatizzata. Quanto i sistemi con i quali lo si fa e gli obiettivi che ci si pone nel farlo.  
Un artigiano che fa il suo lavoro a regola d'arte è giusto che venga retribuito. E se parte di questo guadagno viene immesso nella comunità, magari per soddisfare delle necessità strettamente pertinenti al territorio e agli abitanti dello stesso, dunque con obiettivi di prossimità e di miglioramento - attenzione: miglioramento, non crescita fine a se stessa - ebbene non si vede il motivo per il quale si debba dover fare a meno della moneta. Una banca - una vera banca - può benissimo essere il mezzo tecnico logistico per regolare tali flussi e obiettivi. Una banca legata al territorio, naturalmente. Agli abitanti che ci vivono. Una banca, diciamolo chiaramente, che abbia di fatto gli stessi obiettivi della comunità che serve. Di più: una banca che faccia parte essa stessa della comunità.
Esattamente il contrario di quanto fanno le banche attuali: multinazionali che perseguono profitti privati, mediante merce (spesso astratta) della moneta stessa, a discapito della comunità che dissangua e con il monopolio assoluto della materia. Un cancro che divora la vita delle persone.
Contro questo è giusto combattere senza quartiere, respingendo al mittente le accuse di "voler tornare all'epoca del baratto" che ci vengono mosse da chi, ignorante nel senso letterale del termine - ovvero colui che ignora - non essendo in grado di contrapporre argomenti pertinenti, si rifugia in questo artificio dialettico deprimente.