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Un milione di tonnellate al giorno

di Gabriele Bindi - 14/04/2009

Le emissioni globali crescono di un milione di tonnellate al giorno. Rispetto al 1990 sono salite del 27%. E nel 2030 potremmo arrivare ad un più 90% con gravi conseguenze sugli equilibri climatici. Serve un protocollo di Kyoto Plus. Sì alle rinnovabili su larga scala e ai biocarburanti ricavati dalla canna da zucchero, più sostenibili dell'etanolo ricavato dal mais.

Rispetto al 1990 le emissioni di CO2 nel mondo sono aumentate del 27%. Sono i dati del rapporto presentato all' assemblea dell’Unione interparlamentare conclusasi in questi giorni ad Addis Abeba.

Il documento, che cita dati e proiezioni dell’International energy agency (Iea), evidenzia che le emissioni di CO2 legate al consumo di energia nei Paesi industrializzati dell’Ocse crescono del 25,3% nel periodo 1990 - 2010/2012, con un aumento del 9,1% per l’Unione europea a 25. Durante lo stesso periodo, le emissioni dei Paesi in via di sviluppo e dei Paesi emergenti sono più che raddoppiate: +103,4%, anche se in questi Paesi le emissioni procapite restano molto più basse di quelle dei Paesi industrializzati.

Se la tendenza non si arresta entro il 2030 le emissioni globali di C02 aumenteranno del 90%, passando da 20 a 38 miliardi di tonnellate. Per il 2050 è prevista una crescita fino a 58 miliardi di tonnellate di CO2.
A livello mondiale, le emissioni di gas serra aumentano di un milione di tonnellate al giorno. Con il sistema attuale di protezione del clima previsto dal Protocollo di Kyoto, dice il rapporto, una modifica di questa tendenza è quasi impossibile. Secondo gli autori occorre quindi rafforzare gli sforzi in favore di un accordo “Kyoto Plus”, che si applicherà quando il Protocollo di Kyoto arriverà a scadenza nel 2012. 

Il rapporto sostiene anche che le energie rinnovabili (eolico, biomasse e biogas, fotovoltaico, idroelettrico, geotermia) che contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra «devono diventare in tutto il mondo un pilastro dell’approvvigionamento energetico. Secondo il rapporto la principale soluzione a breve termine verrebbe dai biocarburanti, in grado di garantire sicurezza energetica e di offrire insieme altri vantaggi, come la diversificazione energetica, lo sviluppo dell’agro-industria, la creazione di posti di lavoro e di entrate economiche, il recupero di aree degradate, la riduzione delle emissioni di CO2 e la diminuzione del loro impatto sul cambiamento climatico.

Alle perplessità di chi sostiene l’insostenibilità di utilizzare il cibo per farne carburanti, il rapporto risponde distinguendo fra i vari tipi di produzione agricola: «L´etanolo prodotto grazie alla canna da zucchero è sostenibile, perché la sua produzione necessità di quantità di combustibili fossili inferiori a quelle dell’etanolo prodotto a partire dal mais. Inoltre, la produzione di etanolo a partire dal maïs crea una concorrenza diretta tra l´utilizzo del mais per l’alimentazione e il suo utilizzo per la produzione di carburanti, il che ha come conseguenza di far salire i prezzi del mais nei Paesi dove questo cereale costituisce un alimento base».