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Cuba cede agli ogm

di Marina Zenobio - 29/04/2009

 
 
Alla fine anche Cuba ha iniziato a coltivare varietà vegetali geneticamente modificate. Per ora si tratta di un esperimento che coinvolge le provincie di Sancti Spiritu, L'Avana, Mantanza, Ciego de Avila e Santiago de Cuba, per un totale di 60 ettari di terra coltivata con una varietà di mais risultato delle manipolazioni portate avanti da anni dal Cigb (Centro cubano di ingegneria genetica e biotecnologia). Il Centro ha assicurato che l'esperimento è sottoposto a stretti controlli in quanto a sicurezza biologica e ambientale, ma questo non sembra tranquillizzare molti esperti in campo agricolo. Per ora il dibattito si sviluppa al chiuso di aule universitarie o di incontri strettamente scientifici, e poco sembrano saperne i contadini cubani se non fosse per qualche accenno pubblicato sul periodico «Juventud Rebelde». Da una nota stampa dell'agenzia Tierramerica risulta che, la modifica genetica sulla varietà di mais oggetto dell'esperimento, comprende anche la tolleranza delle piante ad un erbicida. L'obiettivo è sempre lo stesso: aumentare i rendimenti delle coltivazioni stesse a favore del consumo umano e animale. Ma Eduardo Freyre, docente presso l'Università agraria dell'Avana, in questa apertura al transgenico a Cuba vede una seria minaccia alla modalità agroecologica che aveva fino a oggi caratterizzato la politica agraria dell'isola. E rincara la dose ricordando che la tecnica della manipolazione genetica è a misura degli interessi delle multinazionali e del mercato.

Senza nascondere la necessità che ha Cuba di aumentare e adeguare a condizioni climatiche avverse la sua carente produzione di alimenti, sono molti gli agronomi locali, a partire appunto dal professor Freyre, che si oppongono alla manipolazione genetica, preferendo lo sviluppo di una agricoltura organica e il miglioramento di varietà autoctone attraverso tecniche ecologicamente compatibili. Pur riconoscendo ai ricercatori del Cigb l'alto valore del loro lavoro, Freyre - anche autore di un saggio sul tema di prossima pubblicazione premiato dalla rivista teorica cubana «Temas» - punta l'indice sulle potenziali malattie - allergie, immunodeficienze, sterilità e alterazioni endocrinologiche - che gli alimenti geneticamente modificati possono provocare nell'organismo umano e animale. Senza parlare del rischio contaminazione per altre varietà silvestri e coltivazioni convenzionali. Una controversia, questa, aperta a livello internazionale ma di cui a Cuba non si discute pubblicamente. La «discrezione» con cui l'Avana affronta l'argomento probabilmente dipende anche dal fatto che nel 2000 il governo cubano ha sottoscritto (e ratificato due anni dopo) il Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza per contribuire ad assicurare un livello adeguato di protezione per il trasferimento, la manipolazione e l'utilizzazione sicura di organismi viventi modificati risultanti dalla biotecnologia moderna che possono avere effetti negativi sulla conservazione e l'uso sostenibile della diversità biologica, con particolare attenzione ai movimenti transfrontalieri, anche in considerazione dei rischi per la salute umana.

Sul nostro pianeta la coltivazione di sementi geneticamente modificate è iniziata nel 1996 e l'area attualmente utilizzata ha superato i 125 milioni di ettari. Al primo posto gli Stati uniti, a seguire Argentina, Brasile, Canada e Cina. All'inizio di marzo anche il governo messicano ha dato luce verde alla coltivazione sperimentale di mais ogm sul proprio territorio.