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Il riflesso di tuffo

di Gianluca Bifolchi - 07/05/2009

 

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4 maggio 2009

Avete presente la spiacevole sensazione che provate quando entrate nella doccia e l'acqua è più fredda di quello che vi aspettavate? Ricordate come il vostro organismo sembra entrare all'improvviso in una nuova modalità, caratterizzata dal quasi arresto del respiro e del battito cardiaco, dalla pelle d'oca, e dall'irrigidirsi dei muscoli? In particolare, potete richiamare alla mente quella tremenda sensazione di angoscia che dura fino a che uscite dal getto dell'acqua o usate il miscelatore per alzarne la temperatura? Se poteste verbalizzare quell'angoscia la frase che verrebbe fuori è "sto per morire", anche se essa si manifesta in strati così profondi della nostra dotazione biologica da non essere così chiara alla coscienza e alla nostra elaborazione linguistica.

Questa serie di manifestazioni è tipica di tutti i mammiferi ed è nota ai biologi con il nome di "riflesso di tuffo". E' una strategia di sopravvivenza degli animali a sangue caldo per disporsi in uno stato metabolico che innalzi le possibilità di sopravvivenza di un organismo immerso in un fluido freddo, e dunque a rischio di annegamento. Il prolungamento della sopravvivenza in acqua è pagato con uno stress intensissimo, che può causare danni irreversibili al cervello.

Tempo fa il controverso giornalista USA Christofer Hitchens - vicino ai neocon - volle fare la prova di cosa fosse il waterboarding, manifestando scetticismo che si potesse parlare addirittura di tortura, e si sottopose volontariamente a questa pratica di simulazione di annegamento. Dopo il primo assaggio sospese subito l'esperimento, e scrisse un articolo assicurando i suoi lettori che si trattava eccome di tortura. La brutta esperienza del giornalista Hitchens non era altro che il riflesso di tuffo del mammifero Hitchens, in condizioni meno controllate e più stressanti del semplice getto d'acqua fredda della doccia.

Il waterboarding è praticato da 500 anni, e il suo successo presso gli inquisitori dipende proprio dall'angoscioso segnale di allarme che attiva nell'organismo della vittima. In quanto tale esso costituisce tortura non solo ai sensi della Convenzione Internazionale sulla Tortura, ratificata negli USA nel 1994, ma anche della stessa legge federale statunitense. Negli USA si considera tortura l'uso di minacce verso chi è sottoposto a interrogatori, o verso i suoi congiunti ed amici. L'asserzione dei funzionari dell'amministrazione Bush secondo cui il Waterbording non è tortura solo perché la minaccia non viene verbalizzata è un assurdo biologico. La simulazione di annegamento è in realtà una minaccia che, proprio nella sua natura non verbale, avendo come destinatario profonde strutture cerebrali dell'organismo del mammifero, è tremendamente efficace. Di fatto una delle più crudeli forme di tortura immaginabili, secondo lo storico Alfred McCoy, specializzato sull'USO della tortura da parte degli USA.

McCoy ricorda che la pubblicazione dei "torture memos" da parte dell'amministrazione Obama non è che il sesto caso di uso della tortura da parte delle autorità USA venuto alla luce dal 1970 a oggi. La serie si apre con le audizioni al Congresso sul Programma Phoenix della CIA in Vietnam, nel quale l'uso generalizzato della tortura ebbe luogo in un contesto che produsse 46.000 esecuzioni extragiudiziali di cittadini Sudvietnamiti sospettati di avere connessioni con i Vietcong.

La decisione di Obama di non perseguire nessuna delle persone coinvolte nelle pratiche di tortura durante le due amministrazioni Bush non fa che confermare il precedente di impunità degli altri cinque casi. Il vero significato della formula "Time for reflexion, not retribution" è che Obama, se ne renda conto o meno, sta ratificando l'esistenza della tortura come parte integrante e durevole dell'apparato di potere USA. Per l'apparire del prossimo caso è solo questione di tempo, e Barack Obama ne porta una responsabilità indiretta ma innegabile. Con buona pace della consolante fiaba secondo cui gli USA possono commettere errori, ma sono capaci di porvi rimedio.

Un altro interessante aspetto della vicenda è come la scienza degeneri quando è al servizio di un potere brutale. Per molti professionisti della salute e dell'igiene mentale il giuramento d'Ippocrate ha rappresentato una fonte di remore assai debole quando il potere politico ha chiesto il loro aiuto per mettere su e gestire un articolato programma di torture. E' bene ricordare come è nato questo programma, e come la categoria degli psicologi USA ne appaia compromessa.

James Mitchell e Bruce Jessen sono due psicologi che hanno fondato una florida società di consulenza, la Mitchell Jessen & Associates, una delle tante che vive e prospera sui contratti con l'apparato militare-industriale USA. I suoi 120 dipendenti si occupano principalmente del programma di addestramento SERE (Survival, Evasion, Resistance, Escape), rivolto al personale militare USA e specialmente ai piloti e al personale di volo. In previsione di una cattura da parte di forze nemiche che non attuano le Convenzioni di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra (come gli USA, ad esempio), i militari vengono sottoposti a maltrattamenti e a un duro regime di vita in ambiente controllato, per innalzare la loro capacità di resistenza. Il walling, il waterboarding, gli schiaffi al ventre o al volto, fanno parte del ricettario del SERE.

Dopo gli attentati dell'11 settembre e l'inizio del programma di Extraordinary Rendition, l'FBI iniziò a svolgere attività di interrogatorio sui prigionieri con tecniche non cruente, e a quanto se ne sa con buoni risultati: i prigionieri, per quanto era in loro possibilità, collaboravano . La CIA però voleva avere il credito maggiore per la raccolta di queste informazioni di intelligence e si dette da fare per subentrare completamente all'FBI. Vi riuscì grazie all'appoggio dell'amministrazione, che probabilmente vide negli agenti della CIA gente assai più disposta a collaborare per il raggiugimento di uno degli obiettivi politici più ossessivi di quegli anni: trovare le prove di un collegamento tra gli autori degli attentati dell'11 settembre e il regime di Saddam Hussein.

Con l'uscita di scena del personale dell'FBI, però, non solo la raccolta di intelligence non dava segni di miglioramento, ma l'amministrazione esercitava giorno dopo giorno una pressione crescente per la pista irachena. Si decise quindi di enhancing (elevare) le tecniche di interrogatorio, e dunque di fare ricorso alla tortura.

A questo punto entrano in gioco Mitchell e Jessen - psicologi, già fornitori per la difesa del programma SERE - che offrono alla CIA un SERE reverse-engineered, cioè a presupposti rovesciati: non si trattava più di addestrare dei militari a resistere alla tortura, ma di passare dall'altra parte, quella dei torturatori. E questa volta su veri prigionieri, e non in un programma di addestramento. La CIA firmò con entusiasmo.

A questo punto il deteriorarsi dell'istanza scientifica di cui Mitchell e Jessen sono portatori cessa di riguardare il solo l'aspetto etico-ippocrateo, e investe i principi stessi e la metodologia. Quando la CIA acquista il pacchetto non vi è alcuna prova, o alcuna sistematica raccolta di dati, che il reverse-engineered SERE dia in sede di interrogatorio risultati altrettanto validi di quelli ottenuti nell'addestrare i piloti a resistere alla tortura. Il reverse-engineered SERE è un lavoro a tavolino di Mitchell e Jessen, puramente speculativo, che la CIA acquista e mette in pratica nell'ansia di produrre al più presto risultati graditi alla Casa Bianca.

L'affermazione di Dick Cheney secondo cui il programma di interrogatori della CIA avrebbe evitato un altro grande attentato negli Stati Uniti è stato smentito da importanti funzionari sia della CIA che dell'FBI. Nei materiali dei "torture memos" compaiono spesso indizi che gli addetti agli interrogatori non hanno alcun indicatore per capire quando gli insuccessi sono dovuti alla resistenza dell'interrogato o alla sua semplice e completa estraneità ai fatti. Le 183 sedute di waterboarding a cui Khalid Sheikh Mohammed viene sottoposto oltrepassano persino quegli esili confini di razionalità che ci si può aspettare in una camera di tortura, per sfociare nel puro sadismo indotto da frustrazione. Una delle colpe più gravi di Obama, nel caso che volti pagina prima che la pagina sia stata effettivamente letta, sarà quella di impedire l'emergere di una storia di ottusità, gretta brutalità, prostituzione intellettuale da parte di medici, psicologi ed esperti legali.

Per chiudere, tra gli operatori della salute, sembra che gli psicologi siano stati i più zelanti a rispondere all'appello "patriottico" dell'amministrazione Bush. Nella loro categoria si sono visti molti meno dubbi e titubanze di quelle emerse tra medici e psichiatri. L'APA, l'American Psychologists Association, interpellata per un commento sul ruolo avuto da Mitchell e Jessen nel programma di torture della CIA, si è limitata a dire che i due non fanno parte dell'organizzazione, e che dunque l'APA non ha niente a che fare con questa storia. Ma la Mitchell Jessen & Associates ha nel suo consiglio d'amministrazione un tale Joseph Matarazzo, che è membro dell'APA. E rimane comunque il fatto che le linee guida dell'APA in materia di etica sono alquanto flessibili se confrontate con quelle di altre categorie.