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Giordano Bruno, 007 al servizio di Sua Maestà

di Richard Newbury - 12/05/2009

 
La nuova biografia di Ingrid D. Rowland Giordano Bruno - Filosofo Eretico (Farrar, Strauss & Giroux, New York 2009, 27 dollari) ricostruisce in modo assai intrigante, attraverso i suoi scritti, la peripatetica vita del Nolano - scomunicato sia a Roma sia a Ginevra - fino al martirio sul rogo il 17 febbraio 1600. La professoressa Rowland, un’americana che insegna a Roma, riconosce che il soggiorno di Bruno in Inghilterra gettò i semi della sua filosofia ma minimizza la sua straordinaria influenza sull’Inghilterra elisabettiana.
Giordano Bruno non si sentì mai così felicemente a casa come nei due anni (1583-1585) trascorsi in Inghilterra, dove ebbe grande successo come guru e in quanto tale fu sbeffeggiato da Shakespeare in Pene d’amor perdute nella figura di Berowne: «Andiamo allora, io giuro di studiare per sapere quello che mi è proibito sapere» (Atto I, Scena III, 59-60). I suoi tentativi di insegnare a Oxford fallirono, le sue lezioni sull’astronomia e l’immortalità dell’anima non piacquero: perché era un seguace di Copernico e perché, con la sua memoria fotografica, aveva plagiato Marsilio Ficino.
A quel punto decise che il suo mercato sarebbe stato Londra con la sua Corte e non Oxford, dove «non c’erano più dottori in filosofia ma dottori in grammatica. Un’intera costellazione di costoro regna su questa campagna felice e la loro ostinata ignoranza, la loro gelosia e presunzione si combinano con una rustica inciviltà di maniere che avrebbe provocato la pazienza di Giobbe. Ciechi somari che non si preoccupano di cercare la verità ma solo di studiare e giocare con le parole».
Bruno fu un catalizzatore del Nuovo Teatro e della Nuova Scienza: in quel momento una miscela alchemica di magia e matematica, di astronomia e astrologia, di empirismo e mito, si fondevano nella scienza moderna. Il Nolano ispirò la controcultura anti-aristotelica e «ateistica» della «Scuola della notte» di Sir Walter Raleigh, il cui esperimento pratico fu la colonia in Virginia - la loro personale isola di Prospero della Tempesta - e l’esperimento creativo del Dr Faustus di Kit Marlowe - un Bruno sasson». Faustus, come Bruno, aveva studiato a Wittenberg. E così avevano fatto non solo Amleto, che mette sottosopra una corte aristotelica (e le tre unità aristoteliche del dramma) come avviene nella Renovatio mundi di Bruno, ma anche il suo amico Orazio «spirito calmo» e le spie Rosencrantz e Guildenstern. «Oh Dio, potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e credermi re di uno spazio infinito - se non fosse che faccio brutti sogni», dice Amleto, alludendo agli universi multipli di Bruno.
Amleto, come Bruno, rifiuta un universo culturale, politico, cosmologico. Se Amleto in «Essere o non essere» ha difficoltà nel passare dal pensiero all’azione, non è perché pensa troppo ma perché le sue idee implicano una renovatio totale che nessuna singola azione o «vendetta» può determinare. «Il tempo è fuori dai cardini / ed è un dannato scherzo della sorte / che io sia nato per riportarlo in sesto». La renovatio è nell’arrivo di un nuovo e incorrotto principe Fortinbras. L’uomo, per Amleto, è «quintessenza di polvere», il che rispecchia l’idea di Bruno che la morte è mutazione e trasformazione continua. «Se adesso è la mia ora, vuol dire che non è più da venire; se non è da venire, sarà adesso; se non è adesso, dovrà pur venire. L’importante è tenersi pronti». (VII 216-218). Tutto questo lo troviamo nello Spaccio de la bestia trionfante di Bruno. Il padre di Amleto era stato assassinato, come anche le contemporanee teste coronate di Scozia, Olanda e Francia (due). La fatwa incluse nel 1570 la scomunica contro la regina vergine, richiesta perché aveva assassinato, prendendone poi il posto, la cattolica Maria Stuarda, regina di Scozia. Il fatto che a Elisabetta fosse stata risparmiata analoga sorte è in larga parte dovuto a Bruno la Spia, che lavorava per l’uomo che aveva organizzato la rete di agenti segreti della regina, Sir Francis Walsingham, un genio in un’altra arte occulta.
Enrico III spedì il suo lettore domenicano rinnegato a fare il cappellano, il confessore e l’elemosiniere di Michel de Castelnau, l’ambasciatore francese a Londra nel momento in cui era caduta l’ipotesi di matrimonio tra Elisabetta e suo fratello, il duca d’Alençon poi d’Angiò. Ufficialmente Castelnau negoziava un esilio in Francia di Maria Stuarda ma ufficiosamente tramava, aiutato dall’ambasciatore spagnolo Mendoza e dai cospiratori cattolici in Inghilterra e all’estero, per portarla - lei che era vedova del re di Francia Francesco di Valois, deposta regina di Scozia e legittima regina d’Inghilterra - sul trono di Elisabetta, liberato da un provvido assassinio.
Lo 007 Bruno ebbe una parte cruciale nel contrastare queste trame. Detestava in egual misura il papato e la dottrina protestante della predestinazione ma sosteneva la politica estera protestante di Elisabetta in quanto era la più antipapista. Come vediamo nella Cena de le Ceneri scritta per l’amico Smitho e ambientata a Londra, Bruno ammirava Leicester, Walsingham ed Elisabetta. Il suo Spaccio de la bestia trionfante, scritto nel 1584 e dedicato al poeta soldato Sir Philip Sidney, è un peana in onore della sua Astrea (Elisabetta) e del suo nuovo ordine di giustizia, tolleranza e armonia.
Bruno era già ‘sotto copertura’ presso l’ambasciata francese come segreto prete cattolico. Con lo pseudonimo di Henry Fagot (in inglese: fascine per il rogo) scrive a Walsingham e direttamente anche a Elisabetta. Corrompe il segretario dell’ambasciatore, il signore di Courcelles, per poter accedere a tutta la corrispondenza segreta tra Maria e la Francia e intanto ottiene da quell’ubriacone dell’ambasciatore spagnolo Mendoza la conferma che la Francia stava progettando per la regina di Scozia un matrimonio spagnolo e un’alleanza anti-inglese. Viene a sapere anche che Fowler, la spia di Walsingham, faceva il doppio gioco e, soprattutto, procura l’unica prova lampante del complotto di Francis Throckmorton per invadere l’Inghilterra con truppe francesi e spagnole, assassinare Elisabetta e incoronare Maria. Il complotto ovviamente fallisce, Throckmorton viene arrestato, processato e giustiziato, Mendoza espulso e Castelanu rischia la stessa fine. Bruno sventa così la più seria minaccia a Elisabetta fino all’Invincibile Armata del 1588. Poi, confessando la spia di Mendoza Pedro de Zubiaur, viene a conoscere i piani per avvelenare i profumi e la biancheria di Elisabetta. E’ sempre Bruno a scoprire il complotto di Thomas Babington e a fornire l’unica prova inconfutabile dell’attiva connivenza di Maria, che la portò al processo e all’esecuzione.
Bruno era una spia eccellente - coraggioso, brillante, solido, attento e senza scrupoli morali nei confronti di amici e nemici. In Spaccio c’è una giustificazione cifrata: «La semplicità pedissequa de la Veritade non deve lungi perregrinare dalla sua regina, benché talvolta la dea Necessitade la costringa di declinare verso la Dissimulazione, a fine che non vegna inculcata la Simplicità o Veritade, o per evitar altro inconveniente. Questo facendosi da lei non senza modo ed ordine, facilmente potrà essere fatto ancora senza errore e vizio».