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Israele: il diritto all'impunità

di George Bisharat - 12/05/2009


TRASFORMARE LE REGOLE DELLA GUERRA [1]

Il livello della brutalità di Israele contro i civili palestinesi nel suo martellamento, durato 22 giorni, della Striscia di Gaza, sta gradualmente venendo alla luce. I soldati israeliani riferiscono di permissive regole di ingaggio equivalenti alla licenza di uccidere. Un soldato ha commentato: “Apparentemente questo è il bello di Gaza: vedi una persona sulla strada, camminare in una direzione. Non deve avere un’arma, non devi identificarlo in nessun modo e puoi proprio sparargli”.

Quello che è meno risaputo è come Israele sta violentando allo stesso modo il diritto internazionale, con implicazioni che possono essere molto più durevoli della demolizione di Gaza.

Dal 2001, i legali dell’esercito israeliano hanno spinto per riclassificare le operazioni militari in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza dalle regole imposte dalla legge di occupazione a quelle del conflitto armato.In base al modello precedente, i soldati di un esercito occupante devono arrestare piuttosto che uccidere, e generalmente devono usare la forza minima necessaria a reprimere i disordini.

Mentre nel conflitto armato, l’esercito è ancora trattenuto dalle leggi di guerra – inclusi il dovere di distinguere tra combattenti e civili, e il dovere di evitare attacchi che possono provocare un danno sproporzionato a civili o a cose – le regole permettono un uso molto più massiccio della forza.

Israele ha premuto l’acceleratore per giustificare gli omicidi dei palestinesi nei Territori Occupati, cosa che ha chiaramente violato il diritto internazionale in vigore. Israele ha praticato la politica degli “omicidi mirati” sin dagli anni ’70 – sempre negando di agire in tal senso – ma ha recentemente aumentato la loro frequenza, con mezzi spettacolari (come gli attacchi aerei) che rendevano inutili le smentite.

Il Presidente Bill Clinton incaricò nel 2001 il Comitato Mitchell di indagare le cause della seconda sollevazione palestinese e di fornire suggerimenti su come restaurare la tranquillità nella regione. I legali israeliani perorarono davanti al comitato la loro scelta in favore del conflitto armato. Il comitato rispose criticando l’applicazione di tale modello alla sollevazione, ma nello stesso tempo non lo sconfessò.

Oggi, la maggior parte degli osservatori – inclusa Amnesty International – accetta tacitamente l’approccio di Israele al conflitto di Gaza come un conflitto armato, come emerge dalle loro critiche all’azione di Israele in termini di doveri di distinzione e di proporzionalità. Questa tendenza, se verrà accettata, incoraggerà gli occupanti a seguire l’esempio di Israele, dando campo libero all’esercito e lasciando cadere nello stesso tempo tutte le responsabilità sulle popolazioni occupate.

La campagna di Israele per riscrivere il diritto internazionale a proprio vantaggio è deliberata e risaputa. Come l’ex capo dipartimento per il diritto internazionale dell’esercito israeliano, Daniel Reisner, ha dichiarato recentemente: “Se fate qualcosa abbastanza a lungo, il mondo l’accetterà. Il complesso del diritto internazionale è ora basato sulla nozione che un atto che oggi è proibito diventa permesso se viene attuato da un numero sufficiente di paesi…Il diritto internazionale progredisce attraverso le sue violazioni. Abbiamo inventato la tesi degli omicidi mirati e abbiamo dovuto promuoverla. All’inizio c’erano delle “sporgenze” che ne rendevano difficile l’inserimento nei canoni della legalità. Otto anni dopo, è pienamente legittima”.
[2]

Nella battaglia di Gaza, Israele ha cercato di nuovo di trasformare il diritto internazionale attraverso le sue violazioni. Ad esempio, i legali dell’esercito hanno autorizzato il bombardamento di una cerimonia di premiazione dei cadetti della polizia, uccidendo almeno 63 giovani palestinesi. In base al diritto internazionale, una tale uccisione deliberata di poliziotti civili è un crimine di guerra. Ma Israele tratta tutti gli impiegati del governo guidato da Hamas come terroristi, e così combattenti, Ministri, impiegati di tribunale, funzionari comunali, giudici – erano tutti, agli occhi di Israele, bersagli meritevoli di essere eliminati.

I giuristi israeliani hanno anche istruito i comandanti militari che ogni palestinese che non usciva da un edificio o da un’area dopo l’avvertimento dell’imminente bombardamento era da considerare uno “scudo umano volontario” e quindi partecipante al combattimento, soggetto all’attacco legittimo. Uno dei metodi di avvertimento utilizzati dagli artiglieri israeliani, chiamato “bussare sul tetto”, era quello di colpire all’inizio l’angolo di un edificio e poi, pochi minuti dopo, di colpire in modo più sistematico i suoi punti vulnerabili. Immaginare che i civili di Gaza – rinchiusi nella sottile Striscia di Gaza dalle truppe israeliane, e circondati dal caos della battaglia – capissero questo segnale è nel migliore dei casi fantasioso.

Israele ha una lunga storia di violazioni impunite del diritto internazionale – tra le più flagranti la sua colonizzazione pluridecennale della Cisgiordania. Sfortunatamente il nostro governo [gli Stati Uniti] rappresenta un’eccezione, avendo frequentemente fornito copertura diplomatica alle violazioni di Israele. I nostri diplomatici hanno messo il veto a 42 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per proteggere Israele dalle conseguenze del suo comportamento spesso illegale.

Ora dobbiamo rompere questa prassi, o vedremo il diritto internazionale pervertito in modi che possono danneggiare noi tutti. Il nostro governo è già stato indotto a seguire, in Afghanistan e altrove, l’esempio isrealiano degli omicidi mirati. Questa politica ci rende ostili i civili, uccisi e feriti in modo sciocco da questi brutali bombardamenti, e rafforza la determinazione dei nemici a danneggiarci con ogni mezzo.

Non vogliamo che la polizia civile degli Stati Uniti venga bombardata, né che a nessuno venga “bussato sul tetto”. Per la nostra incolumità, e per quella del mondo, l’impunità di Israele deve finire.

George Bisharat è professore di diritto all’Hastings College of Law di San Francisco, e scrive frequentemente di diritto e politica in Medio Oriente.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/c/a/2009/04/01/EDKP16PF6S.DTL
[2] La dichiarazione di Daniel Reisner è stata riportata anche dal Guardian: http://www.guardian.co.uk/world/2009/mar/23/gaza-war-crimes-drones