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Bioelettricità o biocombustibili?

di Gabriele Bindi - 12/05/2009

 
 
Come utilizzare al meglio le biomasse da produzione agricola? Uno studio americano sostiene che è più vantaggioso sfruttarle per produrre elettricità?
La conversione di biomasse in elettricità consente una resa chilometrica superiore dell'80 per cento rispetto alla conversione in metanolo. Lo dimostra uno studio del Dipartimento di ecologia globale della Carnegie Institution e della Stanford University, pubblicato su “Science”.

I biocombustibili, ottenuti da masse vegetali, come noto sono sotto accusa per il fatto di sottrarre ai terreni agricoli la produzione alimentare. In alcuni casi più felici derivano da scarti che non possono entrare nella catena alimentare.

Secondo gli scienziati americani lo sfruttamento delle biomasse per produrre elettricità invece che etanolo potrebbe essere una soluzione conveniente ed efficace che apre nuove prospettive di utilizzo degli scarti agricoli. 

Due le opzioni prese in esame: convertire una certa quantità di biomassa direttamente in elettricità, con cui caricare le batterie di un veicolo, oppure convertirla in etanolo con cui alimentare un veicolo con motore a scoppio.

Gli studiosi hanno basato le loro valutazioni su due criteri: il numero di chilometri e la quantità di gas serra emessi per unità di area coltivata, considerando sia diverse specie vegetali (mais e il panico verga, una specie vegetale molto diffusa nel Nord America) e un'ampia gamma di tipi di autoveicoli, dall'utilitaria al SUV.

Secondo le stime riportate, in linea teorica la biomassa convertita in elettricità produce, rispetto alla conversione in etanolo, una percorrenza chilometrica superiore dell'81 per cento, peraltro consentendo incrementando il risparmio di emissioni nocive del 108 per cento.

"Il risultato", ha spiegato Elliott Campbell, che ha coordinato lo studio, "indicherebbe che la via elettrica rappresenta la migliore soluzione per i due problemi più rilevanti: l'efficienza del trasporto e la diminuzione delle emissioni.” 

Fonte: Espresso/Le Scienze