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Cisgiordania, una discarica a poco prezzo per le compagnie israeliane

di Carlo M. Miele - 20/05/2009



Da tempo la Cisgiordania è diventata una economica discarica a cielo aperto a disposizione di Israele. Nei Territori palestinesi occupati (Tpo) vengono sversati i rifiuti delle colonie e quelli delle compagnie israeliane, che in questo modo possono sfuggire alle restrittive leggi dello Stato ebraico.

La denuncia arriva da Jamil Mtoor, vicedirettore dell’Autorità palestinese per l’ambiente (Pea).

"Israele – ha dichiarato Mtoor alla Inter Press Service (Ips) – sta scaricando i suoi rifiuti, compresi quelli tossici e pericolosi, in Cisgiordania da anni, in quanto si tratta di un’alternativa più economica e facile rispetto al trattarli in maniera appropriata in Israele nei siti designati per i rifiuti pericolosi".

Uno dei centri più colpiti da questa pratica è Shuqbah, un villaggio di 5mila abitanti, al confine tra lo Stato ebraico e i Territori palestinesi occupati. Qui le compagni israeliane utilizzano i terreni di proprietà di un mediatore palestinese per gettare quantità enormi di spazzatura al prezzo conveniente di 30 dollari a tonnellata.

A subirne le conseguenze è in primo luogo la popolazione locale, esposta alle esalazioni provenienti dalla combustione dei rifiuti tossici; già ora, sottolinea la Pea, sono numerosi i casi di asma e malattie collegate.

I casi analoghi e documentati non si contano. In passato - denuncia Mtoor - le autorità israeliane hanno bruciato le carcasse di migliaia di polli affetti dal virus dell’influenza aviaria, nei pressi di Nablus, nel nord della Cisgiordania, oppure abbandonato centinaia di barili di insetticida nei pressi di Hebron, nel sud.

Nella maggior parte dei casi, lo Stato ebraico si è avvalso della complicità di proprietari palestinesi, retribuiti con cifre irrisorie. L’Autorità palestinese (Anp) ha avviato procedimenti legali contro i responsabili, ma per il momento non è riuscita ad arrestare il fenomeno.

Spesso, anzi, i mediatori palestinesi sono protetti dagli israeliani. “Per perseguirli - dice Mtoor - dobbiamo ottenere i necessari permessi israeliani per entrare nelle aree B e C (le zone della Cisgiordania controllate totalmente o in parte da Tel Aviv, ndr), e questi ci vengono spesso rifiutati oppure ci vuole molto tempo per averli”.

A ciò va aggiunta la difficoltà di monitorare il territorio per evitare gli sversamenti illegali, che spesso avvengono di notte.

Le denuncie della Pea trovano conferma in un rapporto dell’Applied Research Institute di Gerusalemme (Arij) secondo cui tra gli sversamenti illegali in Cisgiordania vanno annoverati anche "le acque di scarico degli insediamenti”, che comprendono anche pesticidi, amianto, batterie, cemento e alluminio.

In precedenza, diversi anni fa, l’ong ambientalista Friends of the Earth Middle East (Foeme), che comprende attivisti israeliani, palestinesi e giordani, sottolineò i pericoli derivanti dalle infiltrazioni nelle falde acquifere cisgiordane di sostanze tossiche - tra cui cloruro e arsenico - e metalli pesanti, come il cadmio e il mercurio.

“Quei rischi – ha dichiarato all’Ips il portavoce di Foeme Miri Epstein – restano attuali ancora oggi”.

(fonte: Inter Press Service)