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La crisi dell'acqua. Un tema ecologico mondiale

di Bernardo Quagliotti de Bellis* - 24/05/2009

 






Alcune settimane fa è stat ricordata la giornata mondiale dell’acqua. Nell’agenda sociale, economica e geopolitica del secolo XXI la problematica idrica si presenta come un punto prioritario. Attraverso la storia dell’acqua, tanto di quella superficiale quanto di quella dei mari e degli oceani, si può capire in che modo le diverse civiltà sono giunte allo sviluppo di culture idriche più avanzate.
L’Asia possiede il 60% della popolazione mondiale e solo il 36% delle risorse idriche. L’Europa possiede il 13% della popolazione del mondo e l’8% delle risorse di acqua. L’Africa con il 13% della popolazione globale, dispone del 36% di questa risorsa. Per quanto concerne le Americhe (Nord-Centrale-Sud) con il 14% della popolazione mondiale gode del 41% della risorsa idrica.
Uno scenario del genere produce una rivalorizzazione geopolitica e neoeconomica di alcuni bacini importanti, la quale è accompagnata nelle sue dimensioni culturali, sociali e politiche e, fondamentalmente, alimentari. Il futuro si presenta incerto, per cui la scarsità o la diminuzione di fonti naturali di acqua dolce si presenta, attualmente, come una questione strategica.
In un recente rapporto di “Lago azul”, si segnala che una persona su cinque non ha più accesso all’acqua potabile. L’approvvigionamento di acqua dolce sta diminuendo a livello mondiale e la relazione presenta le condizioni in cui si trovano le aree mondiali molto importanti in rapporto all’estensione e alla popolazione delle stesse.
Un’analisi sulla situazione del tema indica, a grandi linee, le condizioni in cui si presentano le varie aree del mondo.
ALTOPIANO
Questa regione che si estende dall’Ecuador, Perù, Bolivia Cile e nord d’Argentina, si caratterizza per essere una zona arida che affronta seri problemi di desertificazione causata da vari fattori, tra i quali si possono annoverare il sovra pascolo e l’agricoltura intensiva, agenti che hanno fatto che la povertà si estenda nell’area e diventi sorgente di costanti problemi sociali.
CHACO
Il Chaco è uno spazio terrestre condiviso dall’Argentina, la Bolivia, e il Paraguay, le cui risorse naturali si caratterizzano dalla loro fragilità e relativa scarsità. È una regione che si presenta con una popolazione ridotta e marginalizzata dalle rispettive ecumeni nazionali.
I tre grandi fiumi che attraversano l’estensione della suddetta area – Pilcomayo, Bermejo e Paraguay -, quando ne risente per via delle piene, le acque distruggono l’ambiente e, a loro volta, gli acquiferi del Chaco soffrono problemi d’inquinamento.
CITTA’ DEL MESSICO
La capitale del Messico, la quale è una delle città più popolate del mondo, sta ormai affondando da alcuni anni, dovuto alla quantità di acqua che si deposita nelle sue fondamenta, giacché è priva di un adeguato sistema di drenaggio, il che fa pensare che i suoi abitanti, in un tempo non molto lontano, potranno restare senza acqua potabile.
ACQUIFERO DI OGALLALA
Questo acquifero – che si estende dal Texas fino al Dakota del sud – si caratterizza per essere il più grande che si trova nel sottosuolo degli Stati Uniti, giacché raccoglie il 95% dell’acqua potabile dei giacimenti sotterranei. Le informazioni più recenti indicano che l’Ogallala si sta impoverendo in una percentuale di 12.000 milioni di metri cubi l’anno, da un punto di vista tecnico si segnala che, attualmente, la riduzione totale arriva a circa 325.000 milioni di metri cubi.
AFRICA
In varie zone del continente africano s’incomincia a sentire la diminuzione delle risorse di acqua potabile, poiché il livello dei grandi fiumi è cominciato a ridursi, colpendo in forma diretta il considerevole numero delle economie del continente.
La relazione cita il caso del Ghana che affronta seri problemi nella diga di Akosombo, nel fiume Volta. Stessa sorte per il Mali – uno dei paesi più poveri del pianeta – che dipende dall’acqua potabile proveniente dal fiume Niger. Identica situazione si osserva in Nigeria, dove la metà della popolazione non ha accesso all’acqua potabile.
Nel sud dell’Africa, il bacino del fiume Zambeze è uno dei sistemi fluviali più sfruttati al mondo. Nell’anno 2000 tutta la regione – che si estende per vari paesi – ha sperimentato una delle più gravi inondazioni, la quale si è vista aggravata dalla necessaria apertura della diga di Kariba che si trova nello stesso fiume.
IL NILO
In uno studio futuribile delle Nazioni Unite si prevede che l’accesso all’acqua potabile diventerà, nei prossimi venticinque anni, una causa – se non la principale – di conflitto e conseguente guerra del Nord e del sudest d’Africa.
Attualmente, si osserva tra i paesi di quelle regioni una forte concorrenza nel consumo dell’acqua per scopi irrigativi e per la generazione di energia. Egitto, nel 1991, ha annunciato che utilizzerà la forza militare per proteggere l’accesso alle sunnominate acque fluviali, le quali a loro volta sono condivise da Etiopia e da Sudan.
TURCHIA
In questa regione del Vicino Oriente il problema si fa più complesso con conseguenze di carattere geopolitico. Tanto la Siria quanto l’Iraq accusano la Turchia di portare via loro un importante volume di acqua con il fine di alimentare una serie di dighe che si sono costruite lungo i fiumi Tigri ed Eufrate.
IL GANGE
Questo fiume, considerato dagli indù il fiume sacro, nelle ultime decadi ha diminuito gli acquitrini e le mangrovie di Bangladesh che corrono il rischio di prosciugarsi registrando, a sua volta, elevate concentrazioni di arsenico nelle sue acque.
Il problema si va allargando di fronte all’aumento della deforestazione e al fatto che i ghiacciai che alimentano i corsi del Gange si stanno sciogliendo a ritmi accelerati, il che produce l’abbassamento del livello dell’acqua e siccità a valle del fiume.


IL MARE DI ARAL
Il caso di questo mare, situato nell’Asia centrale e considerato in passato come il quarto lago interno più grande del mondo e le sue terre confinanti le più fertili del pianeta, si presenta ai giorni nostri come un deserto con gravi caratteristiche tossiche. Tra il 1962 e il 1994 il livello del mare di Aral precipitò di 16 metri, raggiungendo il suo prosciugamento totale lo scorso anno 2006, ciò ha determinato che la popolazione che vive nelle sue zone d’influenza abbia uno dei tassi di mortalità infantile più alti al mondo.
AUSTRALIA
La regione sud di questo continente si presenta come la più arida del mondo. Le riserve di acque sotterranee aumentano in forma sproporzionata, ciò causa la concentrazione di considerevoli quantità di sale in superficie, producendo gravi danni ai terreni fertili.
AMERICA MERIDIONALE
Per le grandi aziende dei paesi industrializzati che vendono l’acqua imbottigliata (Nestlé, Danone, Biwater, Thames Water, Suez-Lyonaisse des Eaux, Vivendi, per citare solo alcune) si sono rifiutate che l’accesso all’acqua fosse inserito nella Dichiarazione Finale come un Diritto Umano poiché, all’interno del loro spregevole pensiero mercantilista, esse pretendono il controllo degli spazi geopolitici di qualsiasi luogo del pianeta dove si trovano le grandi riserve di risorse strategiche come l’acqua dolce, aree che si configurano come ad alto valore economico e geopolitico.
Nel caso dell’America meridionale, la cupidigia foranea fissa le sue ambizioni nel controllo, sfruttamento e amministrazione di quelle aree – tra le principali - dove si trovano gli acquiferi Guaraní, il Raigón, i fiumi amazzonici, i laghi nazionali della Patagonia argentina, la confluenza fluviale della zona conosciuta come “Tripla Frontiera”, senza prendere in considerazione gli altri bacini minori.
Nell’Atlante degli accordi Internazionali sull’acqua potabile, elaborato alcuni anni or sono dalle Nazioni Unite, sono identificati diciotto punti di conflitto tra 158 bacini fluviali di 261 che esistono nel mondo.

*Professore di geopolitica, direttore della rivista di studi geopolitici uruguayana Geosur.

(trad. dallo spagnolo di V. Paglione)