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Stato sionista. La legge di Lieberman: fedeltà a Israele

di Umberto De Giovannangeli - 26/05/2009



Cittadinanza. Potrà essere revocata a chi si rifiuta di giurare
Il falco del governo Netanyahu impone all’esecutivo l’esame delle nuove norme
Nel mirino un milione e mezzo di arabi israeliani. Insorgono le associazioni umanitarie


Da «provocazione» elettorale a proposta di legge. Destinata a infiammare Israele. È il giuramento di fedeltà allo «Stato sionista» chiesto da Israel Beitenu di Avigdor Lieberman. Lo scontro alla Knesset.

Ora non è più una «provocazione elettorale». Ora è una proposta di legge avanzata dalla terza forza politica d’Israele - Israel Beitenu (IB), destra radicale - il cui leader, Avigdor Lieberman - guida uno dei ministeri chiave del governo: gli Esteri. Una proposta che tende a imporre a tutti i cittadini un inedito giuramento di fedeltà allo Stato israeliano e alla sua natura ebraica, è da ieri sul tavolo del governo Netanyahu.
POLEMICHE ROVENTI
La proposta ha in realtà molto cammino da fare prima di potersi tramutare in legge effettiva, poiché dovrà ottenere l'assenso collegiale del governo (a cui sarà sottoposta la settimana prossima) e successivamente della Knesset, dove si prevede fin d’ora una dura battaglia con probabili ricorsi alla Corte Suprema. Ma la polemica sul peso della destra identitaria nella compagine del premier Benyamin Netanyahu già divampa. IB, del resto, appare deciso a dare corpo agli slogan più barricadieri e discussi dei suoi comizi elettorali. Mentre il partner principale di governo (il Likud, partito della destra storica capeggiato da Netanyahu) sembra contare solo poche voci dissonanti. È dell’altro ieri il via libera ottenuto dal gruppo di Lieberman in consiglio dei ministri a un altro contestato disegno di legge, che mira a impedire alla minoranza araba del Paese (1,5 milioni di persone, il 20% della popolazione) ogni commemorazione della Nakba («catastrofe» in arabo) in cui i palestinesi rievocano la nascita d'Israele nel 1948, indissolubilmente legata nella loro memoria all’esodo di circa 700 mila profughi.
Servizio militare
La proposta formalizzata ieri, se venisse recepita, imporrebbe ai firmatari del giuramento di dichiarare fedeltà «allo Stato d’Israele quale Stato ebraico, democratico e sionista», impegnandoli per iscritto «a servire il Paese secondo le necessità, anche prestando servizio militare o civile». Non solo: essa darebbe al ministro dell’Interno la facoltà di non rilasciare carta d’identità o passaporto a chiunque rifiutasse di aderire e perfino di revocargli d'autorità la cittadinanza. La legge sull’«atto di lealtà» colpirebbe soprattutto gli arabi israeliani, molti dei quali non s'identificano affatto col carattere ebraico d'Israele. Ma anche quegli ebrei ultraortodossi che contestano lo Stato sionista in quanto creazione laica e non opera del Messia.
L’Associazione israeliana dei diritti civili non ha esitato a evocare i bagliori sinistri di una cultura totalitaria dietro la proposta, bollata come espressione di «totale fascismo». «Siamo alla barbarie identitaria, una pagina vergognosa per Israele», dice a l’Unità Yael Dayan, scrittrice, paladina dei diritti delle minoranze, figlia dell’eroe della Guerra dei Sei giorni, il generale Moshe Dayan. «Questa proposta è il biglietto da visita di un governo che ha il razzismo nel suo dna», le fa eco Shulamit Aloni, più volte ministra nei governi a guida laburista, figura storica della sinistra pacifista israeliana. Imbarazzi sono emersi inoltre nel Partito laburista, portato da Ehud Barak nella coalizione con Likud e IB, mentre critiche pesanti sono piovute dall’opposizione centrista di Kadima, la formazione dell’ex ministra degli Esteri Tzipi Livni. I partiti arabi hanno parlato a loro volta di «deriva razzista», promettendo opposizione a oltranza. Un loro esponente, Jamal Zahalka (deputato del Balad alla Knesset), ha in particolare preso di mira il divieto della Nakba, affermando che «varare una legge per impedire il dolore e il lutto è un fatto senza precedenti a livello internazionale». Ma avvertendo che gli arabi d'Israele troveranno «il modo di ricordare il passato malgrado questo folle governo Netanayhu-Lieberman».