Mancava però, ai metodi del passato, la spiegazione scientifica della loro efficacia, per comprendere la quale occorre esprimere qualche concetto di neuro-fisiologia.

La colonna vertebrale, oltre ad essere la struttura ossea portante dell’organismo, contiene il midollo spinale che è una diretta prosecuzione del cervello verso il basso; al suo interno prendono forma le fibre nervose. Negli spazi compresi tra una vertebra e l’altra fuoriescono i grandi nervi che gestiscono la sensibilità e la capacità di muovere i muscoli, nonché i piccoli e sparsi filuzzi del cosiddetto sistema neurovegetativo, il quale controlla tutte le funzioni automatiche: oggetto del nostro interesse è sopratutto la funzione “vasoregolatoria di microcircolo”, cioè la gestione del flusso sanguigno diretto a una determinata zona, per esempio una micro-ghiandola mammaria oppure un tratto di muscolatura intestinale (anche questa non gestita dalla volontà cosciente, come accade invece per i muscoli che si aggrappano alle ossa e ci permettono il movimento).

In condizioni normali il cervello emette un segnale che richiede semplicemente di essere trasmesso lungo la fibra, vero e proprio cavo elettrico funzionante a microvoltaggio.
Un grande nervo pinzato da un’ernia del disco scatena una patologia dolorosa (per esempio la sciatica) o di deficit del movimento. Quando il danno non sia così grave, ma produca soltanto una spinta disturbante sulla fibra, si avranno tutte le patologie ortopediche “minori” (non certo per chi ne è affetto ma per la gravità, almeno iniziale, del danno che comportano): dolori cervicali, cefalee muscolo-tensive, periartrite scapolo-omerale, sindrome del tunnel carpale, lombaggini e simili.

Dal canto suo, la piccola fibra neurovegetativa può venire influenzata da eventi meccanici ancora meno importanti: le è sufficiente un piccolo disassamento delle vertebre, dal cui spazio intermedio fuoriesce per dirigersi verso un certo distretto corporeo. Così disturbata potrà cortocircuitare il segnale nervoso, perdendo cioè il suo ruolo di trasmettitore imparziale per diventare un produttore in proprio di messaggi potenzialmente in grado di alterare la funzione dell’ organo sottoposto alla sua giurisdizione. Non è ora difficile comprendere come un minimo ma duraturo disassamento vertebrale (il “difetto intervertebrale minore” o DIM degli osteopati francesi) sia in grado di scompaginare un microcircolo.

Il risultato è facile da immaginare: una ghiandola, per esempio quella mammaria, ricevendo più sangue e sostanze nutrienti inizierà a produrre molto più materiale da secernere, o viceversa se il flusso di sangue anziché incrementato viene ridotto; un tratto di muscolatura intestinale potrà essere stimolato in eccesso, o al contrario inibito. Mantenendo questi esempi si potrà giungere a veri noduli mammari e a “colite” con accelerazione (o, al contrario, rallentamento) del transito intestinale, spasmi dolorosi e via dicendo.

Il discorso continua nella prossima puntata