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Il cammino più corto verso il disastro

di Leonardo Boff - 27/05/2009


 
Tre riflessioni sul collasso del sistema neoloiberale.
La prima è che per salvare il Titanic che affonda non bastano correzioni o
regolazioni.
Si deve cambiare rotta, per evitare l'impatto con l' iceberg: convertirsi a
una produzione che non si regga solo sul guadagno né sul consumo illimitato
e escludente.
La seconda, non illudiamoci che le brusche rotture ci porteranno a un altro
mondo possibile, ma a un collasso completo di ogni convivenza, con vittime
innumerevoli, senza alcuna certezza che dalle rovine nascerà un mondo
migliore.
La terza, la categoria della sostenibilità è centrale in qualsiasi tentativo
di soluzione, cioè lo sviluppo necessario per la sopravvivenza umana e per
la preservazione della vitalità della Terra non può seguire gli obiettivi
attuali di crescita (sto pensando al PAC- Piano Accelerazione della Crescita
del ministro Dilma Rouseff). Questo PAC è troppo predatore di capitale
naturale e povero in solidarietà generazionale, presente e futura.
Dobbiamo trovare un sottile equilibrio tra la rigenerazione della Terra con
i suoi diversi ecosistemi e il preteso sviluppo necessario per il benessere
umano e la continuità del progetto planetario in corso, che rappresenta la
nuova e irreversibile fase della storia.
C'è bisogno di una strategia di transizione dal paradigma attuale che non
garantisce un futuro sostenibile a un nuovo paradigma, costruito dalla
cooperazione interculturale , fondato su un nuovo accordo tra economia e
ecologia, nella prospettiva di preservare la vita sulla Terra.
Dove vedo la grande strettoia?
Nella questione ecologica. Essa è citata solo en passant nelle agende
politiche che riguardano le soluzioni della crisi. Nella recente riunione
del G-20 a Londra, il tema non ha influenzato la formulazione degli
strumenti per mettere ordine nel caos sistemico. Non si tratta solo del più
grave di tutti, il riscaldamento globale, ma anche il disgelo, l'acidità del
mare , la crescente desertificazione, la deforestazione di grandi regioni
tropicali e la nascita del pianeta-favela, a causa dell'urbanizzazione
selvaggia e della disoccupazione strutturale.
E ancora di più: i dati ci mostrano la insostenibilità generale della stessa
Terra, il cui consumo umano ha oltrepassato del 30% la sua capacità di
rigenerazione.
Una natura devastada e un tessuto sociale mondiale lacerato dalla fame e
dall'esclusione annullano le possibilità di un nuovo ciclo per un progetto
del capitale.
I limiti della Terra sono i limiti di questo sistema che ha imperato per
diversi secoli.
Il cammino più corto verso il fallimento di ogni iniziativa per uscire dalla
crisi sistemica è questo trascurare il fattore ecologico. Esso non è un
fattore esterno inevitabile. O gli diamo una centralità in qualsiasi
soluzione possibile o dovremo accettare l'eventuale collasso della specie
umana .
La bomba ecologica è la più pericolosa di tutte le bombe letali già
costruite e immagazzinate .
Questa volta dovremo essere collettivamente umili e ascoltare quello che
proprio la natura, con i suoi gridi, ci sta chiedendo: rinunciare
all'aggressione che questo modello di produzione e consumo implica. Non
siamo Dei né padroni della Terra ma sue creature e suoi inquilini.
In un libro che uscirà tra breve, Rose Marie Muraro così conclude :"Voler
essere Dio, perchè?" Quando avremo smesso di essere dei, potremo essere
pienamente umani, cosa che non sappiamo ancora cosa sia, ma intuiamo da
sempre".


Leonardo Boff, teologo, é autore di "Virtù per un altro mondo possibile"

(traduzione di Antonio Lupo)