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Iraq, Il sistema sanitario iracheno, un tempo invidiato, distrutto dalla guerra e dalla corruzione

di Corinne Reilly - 06/06/2009


BAGHDAD:  La dottoressa Zinah Jawad si piega sul paziente, scruta i suoi occhi vitrei. Niente di buono, dice, scuotendo la testa.

L'uomo è arrivato al Pronto soccorso dell'Ospedale Universitario di Baghdad poche ore fa con febbre alta e vertigini. Ora giace tremante, con gli abiti sporchi inzuppati di sudore.

Il Pronto soccorso in questione è uno dei più puliti di Baghdad. È in realtà largamente considerato il migliore della capitale irachena. Eppure ci sono mosche che ronzano nella stanza, e nei giorni più affollati  non ci sono abbastanza posti-letto né bombole d'ossigeno. Dall'altra parte della stanza, un cartello rudimentale fatto di carta e scotch segnala l'unità coronarica, con soli due letti, e in cui manca un defibrillatore realmente funzionante.

La Jawad, al secondo anno di tirocinio in ospedale, si rivolge alla moglie del malato, che aspetta in ansia su una sedia sconnessa accanto al capezzale del marito. “Sospettiamo che sia meningite”, dice.

Se la Jawad avesse ragione, l'uomo potrebbe morire molto prima che la diagnosi  venga confermata. Ancora più flebili sono le probabilità di ottenere gli antibiotici da somministrargli.

L'ospedale non può eseguire l'analisi di cui la Jawad ha bisogno. Le sue scorte di medicinali e di materiali di prima necessità sono talmente inaffidabili che i medici inviano regolarmente i parenti dei pazienti a comprare farmaci, flebo, e siringhe da commercianti privati o al mercato nero.

La Jawad non si spiega queste carenze. Il suo reparto è sempre stato attento a inviare gli ordini al Ministero della Sanità, che rifornisce tutti gli ospedali pubblici iracheni. Ciò nonostante, spesso le medicine non arrivano.

“Nessuno ci sa dire perché”, dice la Jawad. “È come se sparissero da qualche parte”.

Storie di farmaci spariti, di medici disperatamente sprovvisti, e di pazienti lasciati a soffrirne le conseguenze sono ovunque nel sistema sanitario pubblico iracheno. Alcuni ospedali sono sporchi e infestati dagli insetti. Altri stanno praticamente cadendo a pezzi. Sempre di più la responsabilità viene attribuita al governo iracheno sostenuto dagli Stati Uniti, in cui, a detta di molti, dilagano corruzione e incompetenza.

Indubbiamente tutti i servizi pubblici in Iraq hanno pagato un prezzo alto per anni di sanzioni economiche, seguiti da anni di guerra. Tuttavia, secondo medici, pazienti, organizzazioni umanitarie, e alcuni funzionari pubblici, con la diminuzione della violenza e una certa sensazione provvisoria di ritorno alla normalità, avrebbero dovuto esserci miglioramenti nella sanità molto più rapidamente di quanto non sia accaduto.

Le stesse fonti puntano il dito contro problemi diffusi a tutti i livelli del governo iracheno, e gli esempi che citano sono preoccupanti. Dipendenti del Ministero della Sanità sottraggono regolarmente medicinali destinati agli ospedali per rivenderli al mercato nero. La corruzione è dilagante. Milioni di dollari destinati agli ambulatori e alle attrezzature mancano all’appello. Altri milioni sono stati sperperati in contratti governativi per l’acquisto di farmaci scaduti.

L'ispettore generale del Ministero della Sanità ammette apertamente i problemi. Nonostante ciò, raramente i colpevoli vengono puniti.

La corruzione e l'inettitudine non si limitano solo alla sanità, naturalmente, sono endemiche nella maggior parte delle istituzioni pubbliche irachene. Tuttavia, quando si tratta di sanità pubblica, le ripercussioni sono devastanti, e portano alla luce i fallimenti che stanno minacciando il tentativo dello Stato iracheno, finanziato dagli americani, di ricostruirsi come democrazia in pace con se stesso e con i Paesi confinanti.

“Ogni giorno costa vite umane”, dice uno studente al quarto anno all' Ospedale Universitario di Baghdad, che chiede di rimanere nell'anonimato per paura di ritorsioni da parte dei suoi superiori. “Adesso la situazione della sicurezza è migliorata. Il governo ha soldi. Allora mi dovete spiegare perché non riesco a ottenere farmaci di base nel miglior Pronto soccorso di Baghdad”.

Nessuno tiene le statistiche di quante morti potrebbero essere evitate se ci fosse maggiore disponibilità di attrezzature e farmaci, ma i fatti fanno pensare che le cifre siano significative.

Ali Alwan, pediatra, dice che la situazione non è così terribile al Yarmuk Hospital di Baghdad, dove lavora adesso; ma nel piccolo ospedale in cui ha lavorato fino a quattro mesi fa, a Jalawla, a nord-est di Baghdad, ogni giorno i bambini muoiono di diarrea e altre malattie assai facilmente curabili.

“Molti altri sopravviverebbero se avessimo più medicinali”, dice. “Cerco di non pensare quanti”.

Ali Mohammad Abed, uno studente del quartiere di Bayaa, a Baghdad, dice di pensare che il suo nipotino di due mesi  sia morto perché nell'ospedale pediatrico pubblico in cui era stato portato il mese scorso non avevano gli strumenti per fare una diagnosi.

“Avevamo notato uno strano colore intorno alle sue labbra”, dice Abed, “Non hanno potuto effettuare le analisi di cui avevano bisogno per capire che cosa non andava. È morto il giorno dopo”.

Dhiya Francis, che lavora in un albergo nel quartiere di Karrada,  pensa che suo fratello sarebbe ancora vivo se i medici avessero potuto operarlo per sbloccare un'arteria coronaria.

Francis dice che la sua famiglia aveva trovato una clinica privata che avrebbe potuto operarlo, ma non se la potevano permettere.

“All'ospedale governativo hanno detto di non avere l’attrezzatura”, dice piangendo. “Se le cliniche private possono farlo, perché il governo non può?”

Prima degli anni '90, l'Iraq aveva forse il miglior sistema sanitario pubblico del Medio Oriente. Dopo quasi due decenni di sanzioni internazionali e guerra non è più così.

Per circa due anni, nel 2006 e nel 2007, quando la violenza confessionale in Iraq aveva raggiunto il suo picco massimo, il Ministero della Sanità era controllato quasi completamente delle milizie sciite. In molti quartieri, i sunniti evitavano gli ospedali per paura di essere uccisi al loro interno.

Oggi, per la maggior parte, gli iracheni, inclusi i medici, si sentono abbastanza sicuri di andare dove desiderano, e gli ospedali nono sono più sovraffollati dalle vittime della violenza.

A parte questo, i progressi sono stati minimi. In Iraq il sistema sanitario pubblico è gratuito, ma i malati che possono permetterselo di solito si rivolgono alle strutture private, perché quelle pubbliche sono così male attrezzate. Nella zone rurali e nei villaggi sperduti la situazione è drammaticamente peggiore.

La mancanza di farmaci, attrezzature, e materiali di base sono tra i maggiori problemi, dicono i medici.

Perfino all' Ospedale Universitario di Baghdad, gli scaffali del reparto di emergenza spesso restano a secco di antibiotici, antidolorifici, e farmaci salvavita per le vittime di attacchi cardiaci.

“Per la maggior parte del tempo non disponiamo di liquido per flebo, pertanto i famigliari escono a comprarlo e ce lo portano”, dice la Jawad, al secondo anno di tirocinio. “Le farmacie sanno che sono disperati, e quindi glieli fanno pagare tre o quattro volte il prezzo normale”.

Nel reparto mancano anche i macchinari diagnostici di base. L’unico defibrillatore è periodicamente in avaria. I prelievi dei pazienti spesso devono essere inviati a laboratori esterni, perché l’ospedale non può effettuare le analisi.

“Dobbiamo fare attenzione a rivolgerci solo a laboratori affidabili", dice la Jawad. “Ce ne sono molti che forniscono risultati errati, oppure fanno scadere i campioni”.

All’Ospedale di Radioterapia e Medicina Nucleare, un centro di cura dei tumori sporco e fatiscente nella capitale irachena, gli amministratori dicono che l’ospedale raramente è a corto di farmaci per la chemioterapia. Tuttavia, i pazienti e il personale sanitario di livello inferiore raccontano una storia diversa: dicono che spesso i malati di tumore devono portarsi le medicine.

Escludendo la regione semi-autonoma del Kurdistan, nel nord, l’Iraq dispone di quattro macchinari per la radioterapia per la cura dei malati di tumore, dice il dr. Ahmed Abdulqadir,  vice-direttore dell’ospedale. Tre di questi si trovano nell’Ospedale di Radioterapia e Medicina Nucleare, e il quarto a Mosul, nel nord dell'Iraq.

"Se abbiamo bisogno di una macchina nuova, non c’è una vera e propria procedura per averla", si lamenta un tirocinante del quarto anno che preferisce restare anonimo per poter parlare apertamente. "Ci viene detto di rivolgerci a tanti amministratori diversi, e poi nessuno di loro fa nulla. E' un casino".

Al Yarmuk Hospital, una struttura da 600 letti dove intere ali sono chiuse per  timore di crolli, le infermiere lamentano costanti carenze. Una di loro dice che l’ospedale utilizza regolarmente l’acqua in sostituzione del gel per ultrasuoni.

"Un giorno ne abbiamo tanto, e il giorno dopo è sparito".

Huda Fadhil, seduta al capezzale della madre sofferente, dice che i medici del Yarmuk l’hanno mandata fuori diverse volte a procurarsi medicine e materiali che l'ospedale non aveva.

"Sono appena tornata dopo aver acquistato questo", dice, mostrando una siringa di plastica. "Con tutte le ricchezze di cui questo Paese dispone, gli ospedali non hanno siringhe? È da matti".

Le carenze sono talmente endemiche che alcuni ospedali rifiutano i pazienti in condizioni non critiche, se non arrivano con amici o parenti che possono fare le commissioni per loro conto.

All' Ospedale Universitario di Baghdad, a un anziano che era arrivato da solo per un drenaggio di liquido dall’addome i medici hanno detto che non possono eseguire l’intervento finché non porta qualcuno che aiuti.

"Continuo a dirgli che non ho nessuno", dice, massaggiandosi il ventre gonfio.

A detta dei pazienti, la corruzione è talmente diffusa da essere accettata dai malati come parte del processo per ricevere le cure da parte del personale degli ospedali e degli ambulatori. Quelli che possono, a volte ricorrono a bustarelle o conoscenze personali al Ministero della Sanità per evitare lunghe attese per interventi o per analisi difficili da ottenere, come le MRI [Risonanze magnetiche NdR].

"Il mio caso è semplice, quindi non ho dato alcuna bustarella", dice Widad Jalal,  ricoverata al Yarmuk per un’infezione polmonare. "Ma molto spesso si fa. Non c’è niente di nascosto, è una cosa comune".

Medici e farmacisti dicono che i farmaci e altri materiali vengono normalmente sottratti dal sistema della sanità pubblica e venduti a commercianti privati che ne aumentano di molto i prezzi

Tutti i farmaci che entrano in Iraq tramite contratti governativi sono contrassegnati con il timbro del Ministero della Sanità. Non è previsto che finiscano in farmacie private, ma spesso avviene, a detta di Husham Hussein, che lavora la mattina come magazziniere in un ospedale pubblico e nel pomeriggio gestisce una propria farmacia.

Dice che a volte gli amministratori del Ministero della Sanità fanno la cresta sulle ordinazioni del ministero. Altre volte, i dipendenti sottraggono materiali dai magazzini dell'ospedale. Hussein descrive un sistema diffuso, in cui i dipendenti degli ambulatori falsificano le documentazioni per pazienti inesistenti, e poi se ne vanno con farmaci e altro materiale.

"Il travaso di materiali dagli ospedali alle farmacie private è ben noto", dice Hussein, "ma nessuno cerca veramente di fermarlo. Per questo motivo sono in tanti a farlo".

Secondo numerose fonti, gli addetti agli acquisti del Ministero della Sanità prendono regolarmente tangenti dai produttori per acquistare attrezzature non necessarie oppure farmaci di qualità talmente bassa che i medici rifiutano di utilizzarli.

Bassim Sharif Nuseyif, membro della Commissione Sanità del parlamento iracheno, dice di essere a conoscenza di almeno un caso in cui il Ministero della Sanità ha acquistato farmaci scaduti per milioni di dollari.

"Non posso dire se sia stata corruzione o negligenza", aggiunge, "ma in entrambi i casi è una cosa pessima".
 
Nuseyif cita un caso del 2007, nel quale funzionari provinciali hanno utilizzato circa 9 milioni di dollari di finanziamenti del governo centrale per acquistare nuove attrezzature destinate a ospedali e ambulatori della provincia di Wasit, nel sud. Le attrezzature ancora non si sono viste, dice.

"Sappiamo che questo avviene in altri posti", dice.

Il sistema sanitario pubblico iracheno ha registrato alcuni miglioramenti nell'ultimo anno o giù di lì, e senza dubbio vi sono alcuni problemi di difficile risoluzione, tra questi soprattutto una carenza di medici. Si stima che fino a 15.000 medici siano fuggiti a causa della guerra, e pochi di loro sono tornati. Anche le società e gli investitori stranieri, di cui l’Iraq ha un disperato bisogno, esitano a tornare.

Il bilancio del Ministero della Sanità si aggira ora intorno a 3,5 miliardi di dollari, rispetto ai 16 milioni del 2002, ma funzionari del Ministero dicono che la sua quota del bilancio nazionale, circa il 3%, è ben lungi dall’essere adeguata, e molti parlamentari concordano. Oggi, inoltre, la diminuzione dei prezzi del petrolio ha costretto il governo a effettuare tagli di miliardi alla spesa pubblica.

L’anno scorso, il governo ha speso circa 800 milioni di dollari nell’acquisto di farmaci, dicono alcuni funzionari, ma, nonostante la spesa sanitaria sia aumentata da 62 dollari a testa nel 2007 a 100 dollari nel 2008, i medici dicono di non aver constatato alcun corrispondente miglioramento.

La corruzione può essere uno dei principali motivi. Non esistono stime specifiche per il Ministero della Sanità, ma secondo stime Usa il 10% dei fondi del governo centrale va perso nella corruzione.

Un funzionario iracheno, Radhi Hamza al Radhi, ha riferito ai parlamentari statunitensi a fine 2007 che la Commissione di pubblica integrità irachena ha scoperto perdite di circa 18 miliardi di dollari in tutti i ministeri.

I posti di lavoro spesso vanno alle persone con le conoscenze giuste, indipendentemente dalle loro qualifiche.

"Ciò assicura che la corruzione possa andare avanti", dice Saif Abdul Rahman, uno dei principali consiglieri del vice presidente iracheno Tariq Hashimi. "Fino a che non regolamenteremo le assunzioni, non mi aspetto cambiamenti".

Secondo Nuseyif, il deputato, problemi come la carenza di medici probabilmente sarebbero molto meno gravi se non ci fossero corruzione e furti.

"Questi comportamenti tendono a espellere dal sistema i professionisti onesti e efficienti", dice.

La corruzione inoltre sembra ritardare l’ammodernamento assolutamente necessario delle strutture sanitarie irachene.

Circa il 40% dei 210 ospedali pubblici in Iraq  sono in attesa di riparazioni consistenti, secondo le cifre fornite dal governo. Al Yarmuk, intere ali sono troppo fatiscenti per essere utilizzate. I soffitti presentano larghi fori e grossi scarafaggi scorrazzano nei corridoi. Gli ascensori non funzionano da anni e i parenti devono trasportare a braccia i malati più gravi su e giù per le scale.

Nuseyif dice di avere visitato ospedali in cui sarebbero state spese somme ingenti per lavori di ristrutturazione, ma di non avere visto tracce di miglioramenti.

"Se si va a vedere questi ospedali, è evidente che i soldi non sono andati a finire dove era previsto", dice. " Non esiste né contabilità, né monitoraggio, e le persone che rubano lo sanno".

Secondo Mustafa al Hiti, un altro membro della Commissione Sanità, gli amministratori del Ministero e i funzionari provinciali firmano contratti per ristrutturazioni e attrezzature a costi notevolmente inferiori all’importo stanziato, e poi si mettono in tasca la differenza.

"Le attrezzature finiscono con il rompersi rapidamente, oppure sono inutili", dice. "I contratti non vengono stipulati con società affidabili in Europa  o in Occidente".

L’anno scorso, il Ministero della Sanità ha deferito circa 150 casi di corruzione alla Commissione di pubblica integrità, ma, secondo le autorità, tali sforzi raramente hanno un esito positivo.

La commissione dovrebbe essere il più potente organismo governativo anti-corruzione, ma viene comunemente considerata debole e inefficace. I suoi funzionari hanno detto che meno del 3 % dei casi oggetto di indagine si conclude con una condanna, e hanno lamentato episodi di corruzione perfino tra le file della commissione stessa.

L’ispettore generale del Ministero della Sanità, incaricato di migliorare il dipartimento e di sradicare la corruzione,  ammette che ci sono problemi, ma ne minimizza la gravità.

Adel Mohsin Abdullah, che occupa tale posizione dal 2003, dice che il suo ufficio effettua verifiche contabili sulle spese del Ministero, ma che i risultati non sono pubblici. "Abbiamo scoperto alcuni problemi, per lo più con i contratti", dice, "ma stiamo lavorando per risolverli".

Abdullah indica "i problemi di risorse umane" tra gli amministratori del ministero come il maggiore ostacolo verso una migliore assistenza sanitaria in Iraq.

"Il problema è per metà la corruzione e per metà una mancanza di capacità", dice. "Quando avremo un dipartimento migliore, vedrete i miglioramenti nei nostri ospedali".

Si rifiuta di discutere esempi specifici. "Per favore, non mi metta in imbarazzo con questo tipo di domande", dice, aggiungendo che la situazione all’interno degli ospedali pubblici non è così negativa come molti medici la descrivono.

Alla domanda su cosa abbia fatto il Ministero per sbarazzarsi del personale non qualificato, Abdullah risponde che il dipartimento alla Sanità sta ancora elaborando procedure per valutare le prestazioni dei suoi 170.000 dipendenti.

"Siamo ancora nella fase di stabilire chi dovrebbe essere sostituito", dice. "Per queste cose ci vuole tempo".


(Reilly lavora per il Merced Sun-Star. Hanno contribuito a questo articolo Jenan Hussein, Sahar Issa, e Hussein Kadhim, corrispondenti speciali [termine utilizzato dai media statunitensi per definire i loro stringer iracheni NdR] del gruppo McClatchy)

(Traduzione a cura dei Traduttori per la pace per Osservatorio Iraq)


Articolo originale

McClatchy Newspapers