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Iran: un voto che fa tremare i polsi

di Letizia Coliai - Simone Santini - 09/06/2009




Ahmadinejad-Mahmoud

Sulla Tv iraniana va in onda la democrazia. I maggiori candidati alle presidenziali si sfidano in confronti pubblici come nella tradizione occidentale. Molto atteso era il dibattito tra quelli che si preannunciano essere i due contendenti con maggiori possibilità, e che ha incollato il paese ai teleschermi.





L'attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad in cerca di un secondo mandato, e il riformista moderato Mir-Hossein Mousavi. Ed è successo di tutto.
Il popolo iraniano non ricorda nella sua storia recente un confronto così aperto, duro, a tratti addirittura aspro. E' stato una sorta di shock per i telespettatori, con grandi strascichi polemici, che ha infiammato la vigilia delle elezioni e i supporter dei vari candidati.
Ahmadinejad ha ripetutamente cercato di mettere in difficoltà l'avversario con attacchi diretti alla sua persona ed alla sua area politica. Pesanti le accuse di corruzione, citando gli ex presidenti moderati Rafsanjani e Khatami (definiti mollicci e in balia dei voleri del grande Satana, ovvero le potenze occidentali), ma anche lo stesso Mousavi che negli anni '90 ha ricoperto la carica di primo ministro quando era presidente l'attuale Guida spirituale del paese, l'ayatollah Alì Khamenei.
Accostare accuse di corruzione a periodi storici in cui sia Khamenei, ma anche lo stesso Padre della rivoluzione islamica, l'ayatollah Khomeini, avevano ruoli di governo e pubblici, ha destato enorme sensazione. Secondo alcuni commentatori Ahmadinejad avrebbe superato i "limiti rossi" comportamentali e dialettici imposti dalla televisione statale.
Ahmadinejad ha voluto sottolineare con forza che le difficoltà del suo governo, soprattutto in campo economico, sono state dovute proprio al pesante fardello ereditato dai precedenti esecutivi moderati. Ha inoltre chiamato in causa direttamente la moglie di Mousavi, Zahra Rahnavard, molto esposta sui temi dei diritti alle donne e che, altro fenomeno nuovo in Iran, sta facendo campagna elettorale insieme al marito, accusandola di avere ottenuto illegalmente i suoi titoli di studio ed esercitare una cattiva influenza su Mousavi. In questo modo Ahmadinejad ha cercato di trasformare un punto di forza dell'avversario, il sostegno da parte dell'elettorato femminile progressista, in un punto debole agli occhi dell'elettorato più conservatore, ovvero che la sua linea politica possa essere decisa dai voleri di una donna.
Khamenei-AliMentre la signora Rahnavard pretende le scuse di Ahmadinejad, minacciando in caso contrario di portarlo in tribunale, Mousavi ha cercato di argomentare dimostrando fermezza ma anche prudenza.
Secondo il candidato moderato i quattro anni di governo di Ahmadinejad hanno portato il paese al disastro industriale, ed ha accusato il presidente di mentire sulle cifre e "stravolgere deliberatamente la verità". Citando i dati della Banca centrale iraniana ha ricordato che l'inflazione viaggia ancora sopra il 25%, contestando la decisa diminuzione sbandierata dal suo avversario. "Ci troviamo dinanzi ad un fenomeno sorprendente, [Ahmadinejad] dice che il nero è bianco e che due per due non fanno quattro, ma 10. [...] Ho deciso di partecipare alle elezioni presidenziali in segno di protesta per le politiche adottate dal governo, che ha trascinato il paese fino a un punto pieno di contraddizioni" ha detto Mousavi.
Non meno decisa la critica nei confronti delle relazioni internazionali intessute dal governo. Con le sue posizioni scriteriate sulla Shoah e Israele, Ahmadinejad avrebbe "compromesso e declassato la dignità del paese" e "fatto solo aumentare le tensioni senza avere nessun vantaggio" così distogliendo l'attenzione sui veri crimini commessi dallo Stato ebraico (come a Gaza), diventandone di fatto il migliore alleato, e ponendo così il paese intero in pericolo e isolato nel contesto internazionale.
In questi giorni a Teheran sembra crescere il sostegno a Mousavi e l'onda della cosiddetta "rivoluzione verde". Per le strade della capitale sempre più si vedono sfilare cittadini che espongono nastri verdi (simbolo del candidato moderato riformista) sugli abiti, sugli zaini, o attaccati alle antenne delle autovetture.
Ma la partita non si gioca solo sullo scontro tra Ahmadinejad e Mousavi, le cui tattiche appaiono chiare: il primo puntando su integrità e risolutezza, il secondo su moderazione e ponderazione pur nel rinnovamento e progresso; sarà interessante verificare quanto i due maggiori candidati saranno ostacolati dai rispettivi contradditori che pescano nel loro stesso elettorato.
Mehdi Karroubi, l'ex presidente del Parlamento, soprannominato lo "sceicco delle riforme", contende a Mousavi soprattutto il voto giovanile e delle donne.
Mohsen Rezai, ex capo dei Guardiani della rivoluzione, considerato finora un falco, critica aspramente Ahmadinejad sui disastrosi dati economici e centra il programma politico su povertà, inflazione e disoccupazione, ma ha anche denunciato l' "avventurismo" del presidente in politica estera. "Oggi, l'occidente e l'America, hanno bisogno di noi [...Dobbiamo...] sfruttare questo loro bisogno per servire i nostri interessi nazionali" ha dichiarato Rezai durante la campagna elettorale, offrendo una apertura di credito alla componente nazional-militare dell'Amministrazione Obama.
Se nessuno dei quattro candidati, come appare possibile, riuscisse a superare il muro del 50% al primo turno, i due maggiori votati andrebbero in un ballottaggio diretto. Ma in questo caso, mentre Mousavi potrebbe fare il pieno dei voti riformisti e moderati, non appare così scontato che tutti i voti di Rezai possano confluire su Ahmadinejad, proprio in virtù della sua politica estera.
Per questo l'attuale presidente potrebbe aver deciso di giocarsi il tutto per tutto alzando il livello dello scontro con i riformisti e portandolo su un piano di durezza e rischio, anche istituzionale, finora sconosciuto nel paese. Ma potrebbe essere anche il sintomo che l'establishment iraniano, incarnato dalla suprema Guida Alì Khamenei, sia in rotta di collisione con Ahmadinejad e preferisca avere come futuro presidente quel Mir-Hossein Mousavi con cui ha collaborato per anni e che rappresenterebbe la continuità nella moderazione per l'Iran.