Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Qualche breve riflessione postelettorale

Qualche breve riflessione postelettorale

di Eugenio Orso - 10/06/2009

     Non ho avuto il tempo di occuparmi della recente kermesse elettorale e delle sue molte implicazioni sulla stabilità del quadro politico italiano ed europeo, perché impegnato in ben altre vicende.Inoltre, essendo un astensionista incallito, visceralmente contrario alla liberaldemocrazia e al suo scadente immaginario simbolico, non appena ho avuto un po’ di tempo il primo dato che ho preso in considerazione è stato, appunto, quello relativo alla non partecipazione al voto, al quale non si possono non attribuire significati propriamente politici di rifiuto generalizzato di questa Europa, a meno di essere in malafede e/o di far parte di uno dei cartelli elettorali “politicamente corretti”, legati alla burocrazia di Strasburgo-Bruxelles e non di rado proni davanti ai poteri transatlantici.Tuttavia, voglio rischiare qualche sommaria considerazione ex post, ad urne chiuse e a risultati elettorali ormai in via di “metabolizzazione”, facendo riferimento principalmente al duplice voto italiano, europeo e amministrativo, pur essendo ancora aperta la questione dei ballottaggi per alcune province e importanti comuni, alcuni dei quali altrettanti capisaldi del centro-sinistra. L'isola di creduloneria europeista italiana, con una partecipazione al voto di circa i due terzi dell'elettorato, si conferma roccaforte degli organi della mondializzazione continentali rappresentati da UE, UEM, Commissione, BCE a differenza degli altri paesi dell'Europa occidentale e, particolarmente, delle matricole centro-orientali, in cui il disincanto rapidamente dilaga e la non partecipazione sfonda ampiamente la “soglia psicologica” del 50% degli aventi diritto, nei casi estremi della Slovacchia e della Lituania giungendo ai quattro quinti del corpo elettorale locale, e segnala perciò il consumarsi di un concreto distacco dall'idea di un'Europa-mercato-finanza-moneta, estranea agli interessi delle popolazioni e strumento sopranazionale di dominio dei settori occidentali, americani e in parte europei, della classe globale.In un certo senso, il pesante astensionismo elettorale può essere visto come uno dei primi segnali in cui si ravvisano le tracce dell’insorgente nuova lotta di classe, questa volta però su scala europea e non limitate ad uno specifico "gruppo sociale" destinato a far parte della classe povera globale, o di gruppetti politici all'interno di uno o più singoli paesi , come lo sono, ad esempio e rispettivamente, i "rapimenti dei manager" in Francia e Belgio di qualche mese fa o le incursioni di no-global, ecologisti e "disobbedienti" nella City londinese più o meno nello stesso periodo.Tornando all'Italia rilevo che l'aumento dell'astensionismo, significativo ma ancora insufficiente per poter parlare di una diffusa "repulsa" nei confronti del sistema e del manifestarsi di fratture insanabili, è in realtà la questione principale – anche se ridimensionata nel confronto con il resto d’Europa, per ovvi motivi, da cartelli elettorali e media mainstream i quali “non sputano nel piatto dove mangiano” – assieme all’avanzata in termini di consensi della Lega bossiana, tribalistico-xenofoba e falsocomunitaristico-similidentitaria , proiettatasi oltre i suoi confini originari.Questo ultimo aspetto, emerso in occasione delle europee ed anche delle amministrative, va ponderato attentamente perché rappresenta un potenziale pericolo non tanto per l'astratta "democrazia" alla quale fanno riferimento certi "sinistri" mercatisti, politicamente corretti e sostanzialmente globalizzati, ed anche certi “destri” mercatisti, più sottovoce dei primi in quanto alleati delle tribù di Bossi, ma quanto per la velocizzazione nel nostro paese del processo di formazione della nuova classe sociale subalterna, della maturazione di una nuova coscienza di classe ai livelli più alti della classe povera [da me definiti con esotismi utili per far ricordare e riflettere Middle class proletariat e New Workers (proletariat)] e delle conseguenti possibilità di innesco futuro di un autentico processo rivoluzionario e di liberazione.La Lega esprime un falso comunitarismo di comodo e un'attenzione "pelosa" per le questioni non solo identitarie ma anche sociali, nella culla di un'inesistente patria quale è la "Padania" e soprattutto in questi ultimi tempi – avendo "fiutato" le possibilità di estensione del consenso e di crescente successo elettorale a scapito dell'alleato di governo e del debole Pd – tende a darsi una strutturazione simile a quella che caratterizzava i vecchi e defunti "partiti di massa" con radicamento sul territorio, attraverso la crescente presenza nelle fabbriche [anche se il sindacato padano autonomista non ha ancora la forza dei numeri] e le numerose sezioni, con feste politico-popolari-paesane simili a quelle dell'Unità, oppure istituendo servizi di ronda sul territorio di qualche comune per "mostrare gli stendardi" di un'immaginaria Pontida d'accatto.Pericoloso è il fenomeno di radicamento e strutturazione leghista sul territorio perché volto a "fidelizzare" e a controllare direttamente e in modo quanto più capillare le realtà locali e i "popoli padani" [l'uso abbondante del virgolettato è voluto e neppure troppo vagamente polemico-spregiativo] riempiendo i grandi vuoti creatisi a causa dell' improvvisa "estinzione" del PCI, della DC, del PSI e del MSI voluta e favorita, all'inizio degli anni Novanta, dalle nuove élite americano-occidentali che hanno privatizzato l’Italia, permesso Mani pulite e contribuito a cambiare i vertici politici locali.Nelle conversazioni telefoniche che settimanalmente intrattengo con uno dei maggiori pensatori italiani [il cui nome non esplicito, per correttezza nei suoi confronti], il mio interlocutore mi ha rivelato di aver nutrito qualche pur modesta e parziale speranza in quel che gli è apparso come una sorta di "spirito comunitario" presente nella Lega, ma poi ha convenuto con me quando gli ho fatto presente che si tratta di un "posticcio" e di un escamotage propagandistico neppure troppo raffinato, niente di più di un mascheramento dell'egoismo con venature xenofobe e dell'utilitarismo di più basso profilo – per intenderci, quello dei "più poveri fra i ricchi", dei bottegai del nord, di coloro che "lavoriamo e paghiamo le tasse per tutti" e poi alimentano la piccola evasione fiscale, ferocemente attaccati alla loro misera posizione di relativo benessere materiale e privilegio – esortandolo a non cadere nella trappola in cui è caduto, ma solo per un breve periodo, il grande Alain de Benoist, che all'inizio dello scorso decennio aveva nutrito qualche speranza nello "spirito federalista" insorgente in Italia, quale alternativa all'Europa della moneta e delle banche.Se il furbetto ed esperto “castologo” Gian Antonio Stella, in un suo articolo di recente pubblicato dal Corriere della Sera ci fa giustamente notare che gli argini si sono rotti con queste elezioni, e l’onda di piena del carroccio va oltre i confini dell’immaginaria “Padania”, ciò accade, a mio sommesso avviso, per un deficit complessivo di identità, di sicurezza, di fiducia nelle solite istituzioni lberaldemocratiche svuotate di contenuti e rappresentanza che investe tutto al paese, a nord come anche a sud del mitico “muro di Ancona”, evocato scherzosamente dal comico romagnolo Maurizio Ferrini in un'indimenticabile trasmissione televisiva di altri tempi condotta da Renzo Arbore.Per quanto riguarda Berlusconi in ambasce, sempre di più ostaggio di Bossi, e il suo cartello elettorale che non sfonda il 40% dei voti, non posso che rinviare al mio ultimo articolo del 12 maggio c.a. in cui ho ipotizzato, credo non senza qualche ragione, l’inizio della sua fine. [http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=26147] Una curiosità: durante il mio ultimo dialogo telefonico con la personalità alla quale ho già fatto cenno, a latere di questioni ben più rilevanti abbiamo discusso brevemente di un argomento leggero, così, tanto per fare conversazione, e cioè del successo – forse l’unico di una qualche risonanza ascrivibile allo scassatissimo Pd – del “volto nuovo e fresco della politica italiana”, la giovane avvocatessa Debora Serracchiani candidata dei democratici nella circoscrizione di nord-est, che in Friuli Venezia Giulia ha preso ben 9.000 voti di preferenza più del solito e onnipresente “papi”, per l’esattezza e volendo occuparsi di questa noiosa contabilità, 73.910 contro 64.286.[Vedi in proposito http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/elezioni-in-europa-2/serracchiani/serracchiani.html].Il mio interlocutore ha subito precisato che si tratta di un fenomeno completamente artificiale, costruito in breve tempo con l’ovvia complicità dei vertici del Pd in angoscia, precisando che l’idea furbesca, a posteriori rivelatasi vincente, è stata quella di contrapporre – con una funzione di “specchietto per le allodole” nei confronti dell’elettorato, naturalmente – un modello antropologico alternativo a quello proposto da Berlusconi e dai berlusconiani più devoti.La stessa immagine della giovane avvocatessa udinese nata a Roma sembra studiata a tavolino, nel quadro di questa bizzarra “alternativa elettoral-antropologica”.Per pubblicizzare questo nuovo prodotto del marketing elettorale più avanzato, si è fatto abbondante ricorso ad internet, rivolgendosi principalmente “al popolo degli internettari” con dovizia di video su YouTube ed altri materiali disponibili in rete.Un po’ come Obama, visto che il Pd sprovvisto di una vera politica economica, di una politica sociale degna di questo nome, di una politica industriale applicabile in tempi di crisi, di una propria visione finanziaria e monetaria, altro non aspira ad essere che la versione provinciale del Partito Democratico d’oltre oceano, e ci riesce bene come grottesca caricatura scimmiottante.A riprova di quanto affermo, propongo il seguente e significativo spot elettronico:deboraserracchiani Si noti nell’immagine l’impressionante somiglianza con un'eroina standard dei “cartoni animati giapponesi”, altrimenti detti dai cultori della materia Manga, che sicuramente hanno dato l’imprinting, in età giovanile, a molti internettari oggi adulti: faccino pulito, rotondetto e grazioso con grandi occhi tondi cigliati.In conclusione, magna cum laude al Pd, ma solo per l’”operazione” Debora Serracchiani