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Niger: tuareg e berberi in lotta contro la tirannia

di Fabrizio Legger - 15/06/2009

 


Prosegue la guerriglia nel paese sub sahariano
Ma il presidente Tandja li definisce “banditi” e rifiuta il dialogo

Il Niger, paese dell’Africa sub sahariana governato con il pugno di ferro dal presidente Mamadou Tandja, è di fatto oppresso da una dittatura clanica, corrotta e repressiva, che favorisce le etnie nere del Sud del paese a scapito delle stirpi tuareg (i celebri “uomini blu” di salgariana memoria) e berbere del Nord, da sempre bollate come “banditi” a causa del loro innato nomadismo e del loro ribellismo nei confronti del regime nigerino. I territori abitati dai tuareg, nella parte settentrionale del Paese, sono ricchi di uranio e lo sfruttamento dei loro ricchi giacimenti è la causa principale del conflitto Nord-Sud che insanguina il Niger. Il governo nigerino ritiene i tuareg degli apolidi e dei nomadi senza confini, e procede allo sfruttamento indiscriminato delle miniere situate nei territori da essi abitati. I tuareg, dal canto loro, rivendicano una partecipazione agli utili dello sfruttamento e della vendita di uranio, che ha forti compratori non solo negli USA e nella Francia, ma anche nell’India e nella rampante Cina, la quale, in questi ultimi anni. ha stretto ferrei rapporti di cooperazione economica e persino militare con il regime nigerino. Dopo alcuni anni di relativa calma, la guerriglia tuareg, forte anche del fatto che il malcontento per le politiche repressive della dittatura di Tandja serpeggia pure nelle regione meridionali a  maggioranza nera, è ripresa sanguinosa, con una serie di molteplici attacchi a postazioni dell’esercito nigerino e rapimenti di tecnici stranieri operanti nelle miniere di uranio, tra cui parecchi ingegneri cinesi. A guidare la ribellione di quella che viene definita la “Guerra dell’Uranio” è il Movimento Nigerino per la Giustizia (MNJ), guidato da Aghali Alambo, ex-ufficiale dell’esercito, di etnia berbera, il quale ha messo le sue conoscenze militari al servizio della causa del suo popolo. I guerriglieri del MNJ conoscono bene il territorio, colpiscono all’improvviso, di notte, a bordo di velocissime jeep e di fuoristrada adatti per la guerra nel deserto. I soldati nigerini li temono e li chiamano “fantasmi”, perché i guerriglieri tuareg arrivano invisibili proprio come fantasmi, colpiscono mortalmente e tornano a dileguarsi nelle tenebre del deserto. Le loro roccaforti sono nelle montagne rocciose e desertiche del Nord e nessuna pur poderosa offensiva dell’esercito nigerino (armato da Francia e Cina) è riuscito, sinora, ad annientarli. Aghali Alambo ha affermato che i suoi guerriglieri non deporranno le armi finché il corrotto regime di Tandja non lascerà il potere e finché lo Stato nigerino non intavolerà serie trattative con il MNJ, riconoscendolo come interlocutore. Ma il regime nigerino fa il sordo. Contro i tuareg ha scatenato una vera e propria campagna di repressione, con tanto di arresti, torture e sparizioni di persone sospettate di appoggiare la resistenza tuareg. La repressione più brutale è avvenuta nelle regioni desertiche del Nord, dove le truppe speciali dell’esercito nigerino hanno attaccato villaggi tuareg compiendo bombardamenti feroci, stragi e repressioni, nel vano tentativo di fare “terra bruciata” attorno alla guerriglia. Una tattica, questa, che non ha fatto altro che provocare la recrudescenza della guerriglia, mantenendo il regime sotto continua pressione. L’ottusità del presidente Tandja sta portando il Niger al disastro, perché il leader guerrigliero Alambo ha dichiarato più volte di essere disposto a sedersi ad un tavolo di trattative, se Tandja lo riconoscerà come interlocutore politico. L’unica risposta ottenuta è quella della repressione militare, perché il regime nigerino, a causa dell’appoggio di Parigi e Pechino, si sente forte. Ma i tuareg non desisteranno dalla loro giusta lotta: essi non lottano per “la chiusura delle miniere di uranio” come hanno scritto assurdamente alcuni periodici ambientalisti internazionali, bensì, per una equa ripartizione dei guadagni provenienti dall’uranio e per una maggiore attenzione per la salute delle popolazioni berbere e tuareg che abitano nel Nord del Niger. Di fronte all’ottusa sordità del regime e alla brutali repressioni effettuate dall’esercito nigerino, ai guerriglieri del MNJ non resta che continuare la dura lotta per rivendicare i loro diritti di cittadini del Niger che non vogliono continuare ad essere trattati come sudditi di serie C dalle arroganti e voraci etnie nere che, con il presidente-dittatore Tandja, sono ormai da troppo tempo al governo di questo paese africano.