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FIAT: un cavallo di Troia statunitense in Europa

di Giovanni Petrosillo - 15/06/2009


L’acquisizione di Opel da parte di Magna non è ancora un fatto compiuto. Il partito
antirusso che ha in Angela Merkel e nel ministro dell’economia Karl-Theodor zu
Guttenberg i suoi principali rappresentanti, dopo telefonate e consultazioni con
Washington, sta opponendo dubbi e ostacoli sulla strada dell’accordo già raggiunto
con Magna per far rientrare Fiat nella partita.
Come avevamo intuito sin dall’inizio, tutta la faccenda resta legata agli appetiti degli
Stati ed ai loro interessi strategici rispetto ai quali libera concorrenza e profittabilità
economica passano necessariamente in secondo piano.
Il governo italiano, inizialmente mostratosi distratto rispetto a questi giochetti, viene
ora costretto a prendere posizione a maggior sostegno della linea atlantica, di cui Fiat
è palese espressione. Quest’ultima rappresenta per gli Usa un cavallo di troia per far
meglio penetrare in Europa la propria volontà nel tentativo di ripristinare
un’egemonia (tanto politica che economica) che va incrinandosi a causa della crisi e
della fase multipolare in dispiegamento.
Berlusconi ha subito gli attacchi incrociati dell’opposizione e degli esponenti del suo
partito per non aver agito con maggiore risolutezza a favore dell’azienda “italiana”
ma quest’ultima, del resto, non si era mostrata troppo interessata al sostegno del
governo di centro-destra e non aveva inteso avvallare sovrapposizioni laddove per
essa stava contrattando direttamente Obama.
Al momento, gli storici rapporti Germania-Russia e gli interessi nazionali tedeschi
hanno aperto la via alla cordata austro-russa-canadese, sponsorizzata dai
socialdemocratici e dall’ex cancelliere Gerhard Schroder per le ragioni che abbiamo
espresso altrove, ma gli Usa caleranno ancora qualche asso che potrebbe rimettere
tutto in discussione.
Dal loro punto di vista ciò è indispensabile poiché altrimenti l’unione Fiat-Chrysler
resterebbe azzoppata e senza alcun valore strategico. Qualcuno potrà anche essere
abbastanza stolto da credere allo scambio tecnologia-rete commerciali o all’invasione
delle piccole 500 sulle highway americane come unico obiettivo perseguito dalle parti
ma si ridesterà presto dal suo sogno industriale quando la Fiat tornerà a battere cassa
allo Stato o a condizionarne le politiche come è sempre accaduto. Anche solo
valutando gli aspetti economici della fusione i conti continuerebbero a non tornare:
che senso avrebbe fondere due aziende che sono di fatto fallite e molto distanti tra
loro per vocazione commerciale e industriale nonostante entrambe si occupino di
auto? Come è stato scritto in un articolo apparso su Il Foglio sarebbe come pretendere
di curare il doppio di pazienti avendo a disposizione lo stesso numero di medicine:
“Le due aziende sono tra le più deboli, in termini di finanze e di prospettive di
business, a livello mondiale, e ognuna lo è nel proprio continente di origine. Quanto
alle favole sugli americani impazienti di stringersi in una 500 sia nelle highway
transamericane che nelle avenues delle metropoli, lasciamo stare: il folklore ha i
suoi diritti”.
Solo l’integrazione di Opel nell’affare avrebbe dato allo stesso ben altro respiro, ma
non dal punto di vista economico perché questo aspetto interessa marginalmente agli
americani. Se solo avessero voluto questi avrebbero ripristinato la saldezza
finanziaria di Chrysler con i loro soldi e senza rivolgersi al nostro capitalismo
straccione. Questioni tecnologiche? Siamo seri, davvero possiamo credere che gli
americani non sono in grado di sviluppare delle tecnologie efficienti (anche del tipo
ecologico) tanto da dover venire in Italia per accapparrarsele?
Innanzitutto, l’accordo tra la casa italiana e quella americana rappresenta un tassello
(anche se importante) della complessiva strategia americana la quale mira
complessivamente a ricalibrare l’orbita del satellite Europa intorno alla stella polare
statunitense, per il più efficace raggiungimento degli obiettivi geopolitici di
quest’ultima. I richiami all’ordine fatti pervenire all’Italia da diverse vie, soprattutto
per quanto riguarda la politica estera, dovrebbero togliere ogni dubbio nel merito.