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L'elogio della follia

di Dagoberto Husayn Bellucci - 16/06/2009


"La follia è l'unica cosa capace di prolungare la giovinezza e tenere lontano
la molesta vecchiaia!"

( Erasmo da Rotterdam )

"Che t'importa che tutti ti fischino se tu stesso ti applaudi? E questo può
avvenire solo grazie alla follia!"

( Erasmo da Rotterdam )

"Vai cercando qua, vai cercando là,
ma quando la morte tri coglierà
che ti resterà delle tue voglie?
Vanità di vanità.
Sei felice, sei, dei pensieri tuoi,
godendo solo d'argento e d'oro,
alla fine che ti resterà?
Vanità di vanità.

Vai cercando qua, vai cercando là,
seguendo sempre felicità,
sano, allegro e senza affanni...
Vanità di vanità.

Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno
non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità.

Tutto vanità, solo vanità,
vivete con gioia e semplicità,
state buoni se potete...
tutto il resto è vanità.

Tutto vanità, solo vanità,
lodate il Signore con umiltà,
a lui date tutto l'amore,
nulla più vi mancherà. "
( Angelo Branduardi - "Vanità di Vanità" - album "State buoni se potete" -
1983 )


"S'i' fosse foco, arderei 'l mondo
s'i' fosse vento, lo tempesterei
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei
s'i' fosse Dio mandereil'en profondo

S'i' fosse papa, sare' allor giocondo
tutt'i cristiani imbrigherei
s'i' fosse imperator, sa' che farei ?
a tutti mozzerei lo capo a tondo

S'i' fosse morte, andarei da mio padre
s'i' fosse vita, fuggirei da lui

similimente faria da mi' madre
S'i' fosse Cecco come sono e fui

torrei le donne giovani e leggiadre
e vecchie e laide lasserei altrui"

( Sonetto di Cecco Angiolieri   - rimesso in musica da Fabrizio De Andrè -
presente nella raccolta - "In direzione ostinata e contraria" Vol. 2 )

 

 

Testo fondamentale della letteratura europea e mondiale l'"Elogio della
follia" di Erasmo da Rotterdam (1466 o 1469/ Basilea 1536) rappresenta un
esemplare e sempreverde dimostrazione letteraria sull'uso spregiudicato ma
intelligente dell'ironia che, fin dalla dedica dell'opuscolo a Tommaso Moro,
risulta il principale "modus dicendi" di Erasmo e la perfetta coniugazione di
analisi ontologiche sull'umana condizione a considerazioni filosofico-
esistenziali non procedenti da un sapere, una cultura, quale quello espresso
all'epoca - siamo nel periodo del rinascimento europeo - dalla dotta e
ampollosa 'sapienza' delle università e dei pensatori di corte.

Erasmo con semplicità lontana dall'austero mondo culturale che lo circonda
usa una vena di ilarità, eredità e lascito di tanta letteratura pagana e di
quei pensatori dell'umanesimo italiano dei quali riscopre l'arguzia e l'ironica
anche sbeffeggiante capacità di sintesi per dare un quadro gioviale e
spensierato della condizione umana, per comporre il suo capolavoro
originalissimo nei contenuti e nella forma.
 L'Elogio rappresenta una esaltazione allegorica della figura della Follia ed
intende analizzare la tristezza della condizione umana: l'esistenza per Erasmo
è rappresentata dal buon senso del vivere comune lontano dall'altezzosità
sterile dei sapienti.

"La sapienza dei dotti - scrive nella prefazione Paolo Miccoli (1) - è tanto
altezzosa quanto sterile, diversamente dal buon senso che cambia in meglio
l'esistenza non sofisticata. Buon senso equivale, per Erasmo, a Follia. Sotto
la penna dell'insigne umanista olandese si fronteggiano al femminile
"Sapientia" e "Stultitia": la prima, per volere essere austera ad ogni costo,
diventa stolta; la seconda, in quanto "forza vitale irrazionale e creatrice" ,
si palesa veramente saggia alla resa dei conti".

La vita per Erasmo come un grande gioco dentro al quale ognuno deve sforzarsi
di recitare la sua parte senza pedanterie e senza prendersi troppo sul serio in
quanto, alla resa dei conti, l'esistenza umana è già abbastanza tragica di suo
per non essere vissuta con il giusto spirito e una buona dose di ironia: "tutti
gli uomini recitano la commedia della vita - osserva opportunamente il Miccoli
(2) - barcamenandosi nell'equilibrio instabile delle convenzioni sociali nelle
vicende varie e alterne dei giorni che incalzano, ragion per cui chi prima era
dio può risultare all'improvviso un povero diavolo; il ricco e potente, ma
vizioso , finire servo ridicolo dei propri vizi...".

Abbiamo già avuto occasione di osservare quanto stolta risulti l'arroganza
del potere quando decade nel vizio quale unico motore delle azioni di un
individuo e quanto siano banali, opachi e scontati i vizi che si intende
trasformare in "trasgressioni" ad ogni costo finendo inesorabilmente per
divenire niente più e niente meno che ammorbanti fotocopie, ripetitive e
nauseanti di comportamenti, atti, azioni sempre identici...ripetizioni
infinite. La società contemporanea del livellamento e della massificazione ,
aggregato di soggetti deambulanti nel crepuscolo dell'epoca senza valori del
Nichilismo assoluto alias Kali-Yuga o età oscura che dir si voglia, conosce
anche la noia quale forma estrema di autocombustione...ritmi e stili di vita
uguali, pseudo-ribellistiche suggestioni 'sistemiche' 'elargite' ampiamente
alle pecore matte depauperizzate della contemporaneità, apparenti 'spiccioli'
di "trasgressione" 'consumabili' in una notte... Il nulla come 'condizione'...
deficiente attitudine comportamentale per milioni di individui.

Alcuni anni fa alla domanda su cosa fosse, cosa rappresentasse meglio, la
"trasgressione" il comico/cabarettista bolognese Patrizio Roversi
(....'rivalutato' anni dopo in veste di "turista per caso" al fianco della
moglie Syusy Blady ...."abebè che schifo"...),  rispose 'lucidamente' e con
affatto involontaria lapalissiana verità fattuale che la trasgressione, nella
società demenziale moderna, fosse "andarsene a letto alle nove"....Ora,
premessa la nostra accidiosa idiosincrasia alla vita diurna (....che ci
'impone' estenuanti ritmi nottambuli, tra caffè e sigarette consumati a
'ripetizione' e al fianco di avvenenti compagnie o 'ironici' personaggi in
'cerca di autore'...'folli' come e quanto più di noi...,  trasportandoci da una
vita dai lidi libanesi alla pianura padana in un vero e proprio 'notturno'
senza fine...), dobbiamo rilevare che una delle condizioni-dimostrazioni di
imbecillità assoluta dell'uomo-massa contemporaneo sia proprio quella di
'concepirsi' esclusivamente su di un un piano materiale e 'esistere' quasi ed
esclusivamente in funzione di e per veri, o più spesso 'presunti' , attimi di
"divertimento"...

Nell'analisi dei comportamenti demenziali dell'individuo moderno è
impossibile non riconoscere l'assoluta inconciliabilità tra una condizione,
abbastanza diffusa, di servilistica 'esistenza' "lavorativo-sociale" (...undici
mesi a testa bassa...'usi' i 'moderni' ad "obbedir tacendo" al capo-reparto,
capoufficio, 'capo' di sta minchia di turno...) e 'sprazzi' ferial-vacanzieri
di "consumistica 'follia' alla 'cerca' - a volte 'disperata' - della
"trasgressione" ad ogni costo....'questi' aspettano ferragosto, natale,
capodanno e pasqua per 'vivere'.. mah!

Il problema è che sono anche abbastanza coglioni da pretendere di
divertirsi....'partono' in ferie con la consapevolezza che sia obbligatorio
'divertirsi' e ritornano , 'cornuti' (...perchè poi nel frattempo le
mogliettine, fidanzate e conviventi varie han trovato 'pene' per i loro
'denti'....tze...) e mazziati, 'ammosciati' al lavoro, più stressati ed
incazzati di quando son partiti ma , in particolar modo, spasticamente neppur
idonei a 'superare' la fatidica 'domandina' di "rito" degli 'amici' e
'conoscenti' (..."ti sei divertito?"...).

Proviamo una dose di ilare compassione verso l'incapacità altrui di riuscire
a vivere....figuriamoci cosa può 'procurarci' a livello 'emotivo' la visione di
simili soggetti... Domanda rituale post-vacanziera: "Ti sei divertito?"...mah
....  'Rispondetegli' voi...

Tant'è aveva pienamente ragione Erasmo da Rotterdam nella sua 'analisi'
ontologica che ne "L'Elogio della follia" "fotografa con perspicacia
l'interminabile movenza di tanti commedianti alla ricerca della propria
felicità a buon prezzo. Ognuno la trovi dove meglio creda! Perchè privare di
benefiche illusioni i poveri mortali che vivono pochi anni sulla faccia della
terra? Tali illusioni solo in parte possono essere soddisfatte dalle arti e
dalle scienze, partorite dalla vanagloria di alcuni uomini. Meglio regredire
nella vita tranquilla degli animali che campano alla giornata, ignari dei
sentimenti di cruccio, di vendetta, di orgoglio, di invidia che si annidano nel
cuore degli esseri ragionevoli." (3)


In un mondo saturo di imbecillità e di demenza , dove si perdono di vista le
cose semplici per inseguire futili miraggi di vanagloria inutile e fuggente (...
ha pienamente ragione Angelo Branduardi - infaticabile 'menestrello' di vita al
quale abbiamo, sovente, 'prestato' 'attenzione' ...produzione di alto livello,
musica da 'intenditori', ironiche giullarate in chiave medieval-rinascimentale
e soprattutto sostanza dei testi ....inarrivabile "Il Signore di Beaux" anche
nella sua versione francese...), Erasmo con satira scintillante ed una prosa
ironica oppone la superiorità della "follia" che muove il mondo ed insegna che
spesso i "saggi" , i "dotti" o chi tal si ritiene, sono spesso più pazzi e
folli dei presunti/pretesi "scemi del villaggio" laddove - nella società
europea del XVImo secolo (appena fuoriuscita o in via di fuoriuscire
definitivamente dal cosiddetto Medio Evo) - come lucidamente 'sentenzierà' il
Grande Fabrizio (Faber) De Andrè è possibile scorgere un barlume di vera
sapienza perchè...dietro ad ogni scemo c'é un villaggio ...( ...."Tu prova ad
avere un mondo nel cuore /e non riesci ad esprimerlo con le parole/ e la luce
del giorno si divide la piazza/ tra un villaggio che ride/ e te, lo scemo che
passa .... E sì, anche tu andresti a cercare/ le parole sicure per farti
ascoltare/per stupire mezz'ora basta un libro di storia/ io cercai di imparare
la Treccani a memoria/e dopo maiale, Majakowsky, malfatto/ continuarono gli
altri fino a leggermi matto"....inarrivabili piccoli spiccioli di struggente
poetica, melodia insuperabile di un esistenzialismo 'folk' trascinato
'anarchicamente' e ironicamente sui palcoscenici d'Italia...un Grande...).

Il 'testo'...."Qualsiasi cosa siano soliti dire di me i mortali, e infatti
non sono così sciocca da non sapere quanto si parli male della follia anche da
parte dei più folli, tuttavia sono io, io sola, ve lo posso garantire che ho il
dono di riuscire a rallegrare gli dèi e gli uomini. Eccone la prova: non appena
mi sono presentata a parlare dinnanzi a questa numerosa assemblea, tutti i
volti si sono improvvisamente illuminati di un certa nuova e insolita
letizia....(....) Per quale ragione, inoltre, io mi sia presentata a voi oggi
con questo abito insolito, lo saprete subito, purchè non vi dispiaccia porgere
le vostre orecchie alle mie parole: non certo come quando state ad ascoltare i
sacri predicatori, ma come ai ciarlatani di piazza, ai buffoni e ai beffatori,
o come una volta quel nostro Mida porse le orecchie a Pan. (....) In verità non
stimo molto i sapienti costoro che vanno dicendo che sia cosa stoltissima e
impudente tessere le proprie lodi. Sia pure stolta quanto vogliono: dovranno
comunque ammetterne la coerenza. Che cosa infatti è più coerente con la Follia
che farsi banditrice di se stessa e cantarsi da sè le proprie lodi? Chi infatti
potrebbe meglio parlar di me che io stessa? (...) Alla fine , insomma, io seguo
quel noto detto popolare che dice: chi non ha nessuno che lo lodi fa bene a
lodarsi da sè."
L'autocelebrazione è qualcosa di 'inarrivabile' , è l'infinito che si
metabolizza, è l'arcano che si svela e insieme il compimento, la celebrazione,
l'estasi del "presenzialismo sublime" di cui abbiamo già avuto occasione di
parlare recensendo lo scritto autobiografico di Vittorio Sgarbi "La mia
vita"....chi non parla mai di sè significa che non ha niente da dire nè ha
avuto niente da dare nella sua vita mentre chi straparla di sè da un lato può
significar un 'intollerante' e 'contorta' necessità di "attenzioni" ovvero il
'mito' incapacitante di dimostrar di 'esistere'...dall'altro lato,
'preferibilmente', sa che 'merita' le attenzioni altrui e quindi, con gioviale
e sincera coerenza con sè stesso, 'ammette' ad un virtuale 'banchetto'
intellettuale i suoi commensali-ascoltatori di storie di vita, vicende,
narrazioni....
"Da me - prosegue la Follia di Erasmo nella sua autocelebrazione - invece
potrete ascoltare un'orazione estemporanea e non elaborata, ma tanto più vera.
Quello che non vorrei è che voi crediate che io parli così per ostentazione
della mia bravura, come di solito fanno quasi tutti gli oratori.(...) Nessuno
poi si aspetti che io, secondo la consuetudine di questi volgari retori, dia
una definizione di me stessa, e molto meno che ricorra ad una suddivisione.
L'una e l'altra cosa sono di cattivo augurio, sia il definirmi con un limite,
visto che il mio potere è così sconfinato , sia il dividermi in parti, visto
che tutto l'universo mi tributa un culto senza pari. A che servirebbe quindi
rappresentare con una definizione , che non è altro se non un'ombra o
un'immagine, questa me stessa che voi potete guardare e osservare dinanzi a voi
con i vostri occhi?"
Già ...che senso ha 'rappresentare' qualcosa che è lapalissianamente evidente
, alla luce del sole, dinanzi al giudizio di chiunque non abbia i paraocchi e
non voglia ascoltare... Noi , da una vita, 'seguiamo' la Follia...la nostra
personalissima lucida Follia....indifferenti alle critiche ed ai giudizi altrui
, all'approvazione o disapprovazione altrui...Siamo , semplicemente, quello che
siamo...e 'basta' e 'avanza'...
E se è vero che la Follia conduce alla saggezza è altrettanto reale che la
stessa rende sopportabile la vita: "Non sono certo io - sentenzia la nostra
'amica' - a dover dire in questo momento per quali colpe gli uomini abbiano
meritato questa sorte o quale dio adirato li abbia fatti nascere tanto
infelici. Ma chi voglia da solo riflettere su questa sorte infelicissima, non
approverà l'esempio così penoso delle vergini di Mileto? E chi furono,
soprattutto uomini, che, stanchi della vita, si diedero spontaneamente la
morte? Non furono forse quelli che erano più vicini alla sapienza? Tra questi ,
per non parlare dei Diogeni, dei Senocrati, dei Catoni, dei Cassi, dei Bruti,
basti ricordare quel famoso Chirone che potendo scegliere l'immortalità preferì
la morte. Vedete, mi sembra, che cosa succederebbe se gli uomini diventassero
saggi: sarebbe necessaria altra creta e un altro Prometeo che la foggiasse. Io
invece, o con l'ignoranza, o con la spensieratezza, o con l'oblio dei mali, o
con la speranza dei beni, spesso cospargendo di un pò di miele i piaceri,
soccorro gli uomini nelle loro così grandi sciagure al punto che non vogliono
più abbandonare la vita neppure quando, terminato ormai il filo delle Parche,
la vita stessa li abbandona; e quanto meno hanno buone ragioni per rimanere in
vita, tanto più desiderano vivere: tanto sono lontani dall'essere presi dalla
noia di vivere."

Apprezzate la vita , con gioia e senza prenderla troppo seriamente...usate
l'ironia e un pò di filosofia senza sprecarvi in inutili sofismi, elargendo
laddove possibile attimi di follia ...Questo è l'insegnamento della
protagonista principale, eccelsa e sublime, del trattato di Erasmo. E non
potrebbe esser diversamente trattadosi di donna. Perchè la Follia è donna. E
come tutte le donne vuol esser regina assoluta, al centro del palcoscenico
della vita, irresistibile oggetto del desiderio, centro immobile delle
estroversioni individuali di un'umanità che 'brama' delle sue attenzioni...
"...già da un pezzo, dimentica di me stessa, ho passato i limiti. Che se poi
ho detto qualcosa che sembri un pò troppo petulante o prolisso, ricordatevi che
io sono la Follia, e che sono donna. Ma ricordatevi anche che c'è un detto
greco che suona così: "spesso un pazzo dice cose che hanno senso", a meno che
non pensiate che questo non possa cadere a proposito per le donne. Vedo che
aspettate una conclusione: pazzi che siete, se immaginate che io possa
ricordare quello che ho detto dopo questo diluvio di parole! Dice un altro
proverbio antico: "Odio il commensale che ha buona memoria". E dicono i
moderni: "Odio l'uditore che ha buona memoria". Dunque, addio. Applaudite,
statevi bene, bevete, famosissimi seguaci della Follia."
Noi 'diciamo' non "Addio" ma "Arrivederci" affascinante Signora!