L’ interesse per questo approccio ha quasi la stessa vastità della sofferenza umana: vertigini, cefalee, nodulazioni tiroidee, disturbi mestruali, danni alle articolazioni (artrosi), alterazioni della circolazione arteriosa, calcoli al fegato o ai reni, persino disturbi mentali (anche il cervello riceve sangue all’incirca in questo modo, e può conseguentemente variare la propria funzione!), tutto questo e altro ancora può essere influenzato dai DIM.
Ne deriva l’importanza di restituire all’organismo un corretto bilanciamento posturale, in modo che i segnali neurovegetativi disturbanti vengano meno.

E’ difficile però stabilire quanto grande possa essere l’importanza del DIM.
Anche se, per esempio, un gruppo di ragazze venisse addestrato alle tecniche posturali per verificare quante di loro, dopo cinquanta anni, svilupperanno un fibroma uterino rispetto a un altro gruppo analogo ma non allenato al riequilibrio posturale (considerando anche la tremenda difficoltà di gestire una ricerca così complessa e duratura), resterebbero in causa troppi altri fattori al momento incontrollabili.
Men che meno siamo in grado di dimostrare che un settantenne affetto da artrosi dell’anca possa ricuperare una buona elasticità, perché i tempi di rimaneggiamento articolare per ritornare alla normalità con una tecnica posturale sono certo più lunghi del resto della sua vita.
Ma seguiamo il criterio teorico: che motivo di logoramento precoce dovrebbe mai avere un’ articolazione quando i muscoli che la governano funzionano bene? E allora, se è stata lesionata dal cattivo utilizzo, perchè mai la riprogrammazione in buon utilizzo non dovrebbe essere in grado di riplasmarla secondo i canoni di natura?

Pertanto questo approccio non si può basare, allo stato attuale delle cose, soltanto sui grandi numeri della statistica bensì sul fine ragionamento fisio-patologico, a sua volta incentrato sullo studio approfondito del singolo individuo.

Come si diceva nell’elenco iniziale i metodi di lavoro posturale sono svariati, e nel luogo in cui vivete non dovrebbe essere troppo difficile trovare un medico, un osteopata, un naturopata praticanti.

Il settore più rapidamente influenzato è quello reumatologico, con miglioramento soggettivo a volte già dopo la prima seduta.
Per arrivare a modificare le situazioni più profonde occorre che l’ atteggiamento posturale, cioè in sostanza la cattiva abitudine acquisita dal muscolo, venga corretto dall’ esercizio, quindi con tempi decisamente più lunghi. Ma l’ importante non è arrivare a correggere la struttura danneggiata, impresa ovviamente titanica, bensì interrompere la funzione perversa e consentire ai circuiti autoregolativi di riprendere il controllo. Non è sbagliato affermare che questi metodi “non curano nulla” ma si limitano a rimuovere gli stimoli disturbanti, consentendo alla natura di riprendere il suo corso…

Torniamo alla ragione di esistere per il nostro blog, la decrescita sanitaria. Sarebbe auspicabile che nel bagaglio culturale del terapeuta entrasse anche la attenzione posturale: un sapiente colpo d’ occhio potrebbe fornire un immediato inquadramento diagnostico ed evitare inutili peregrinazioni tra laboratori di analisi e centri di radiologia, nonché fornire i mezzi per evitare che un disturbo banale, tenuto a bada con sintomatici, evolva “ineluttabilmente” verso il danno cronico - cioè molto più grave.

Mario Frusi, rimaneggiato da un articolo scritto nel lontano 1992 per una rivista di “medicina alternativa”.