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Elezioni in Medio Oriente: dalla parte dei Popoli

di Manuel Zanarini - 17/06/2009

 


Mentre in Italia si perde tempo con vallettine e Noemi varie, con aerei di Stato e buffoni libici; in Medio-Oriente si sta giocando una partita probabilmente decisiva per le sorti del mondo intero.
Nel giro di pochi giorni si sono tenute le elezioni nelle due democrazie più geopoliticamente importanti della regione (non considero tra queste Israele per la sua natura razzista e imperialista): Libano e Iran.

Apparentemente, i risultati delle due consultazioni elettorali sembrerebbero opposti: vittoria della corrotta e filo-americana maggioranza a Beirut e trionfo del libero e islamico schieramento del Presidente Ahmadinejad. In realtà, il dato politico è il medesimo: l’espandersi di un fronte anti-imperialista, che si batte per la libertà e la dignità dei popoli, contro lo sfruttamento israelo-statunitense. Cosa importante, è che non solo questo schieramento è radicato in Medio- Oriente, ma si sta saldando con l’altro grande movimento rivoluzionario: il bolivarismo dell’America Latina (il Venezuela di Chavez e la Bolivia di Evo Morales).

Anche se in Libano, come detto, è stata la maggioranza di governo atlantista e anti-siriana guidata a vincere le elezioni, Hezbollah ha ottenuto il clamoroso risultato di ottenere la maggioranza assoluta nel sud del Paese, dove è più forte e radicata. Questo, se le impedirà di governare l’intero Paese, sicuramente le permetterà di mantenere, se non rinforzare, i rapporti diplomatico-militari con la Siria e di garantire un argine militare significativo alle mire imperialiste di Israele, il quale, proprio in quella zona, subì una delle sconfitte belliche più clamorose della sua storia.

A Teheran, l’avanzata delle forze popolari e anti-imperialiste è stata addirittura travolgente. Di fronte a un’affluenza alle urne record, attorno all’80% degli elettori, il Presidente Ahmadinejad ha ottenuto oltre il 60% dei consensi; mentre il suo rivale, il moderato Moussavi, coccolato dall’intellighenzia progressista del Paese e dall’Occidente a guida statunitense, si è fermato attorno al 30%. Chi ha seguito la campagna elettorale sulle televisioni iraniane, IRIB e Press Tv, non è certamente rimasto sorpreso dal risultato elettorale; infatti, mentre il Presidente snocciolava i dati ottenuti dal suo governo (aumento della credibilità internazionale, resistenza alla crisi economica migliore di molti altri paesi occidentali, aumento dell’istruzione, ruolo sempre più importante delle donne all’interno della società iraniana, ecc.), il suo rivale avanzava critiche strumentali, già viste in ogni Paese in cui, dopo le elezioni, si agitava lo spettro di una “rivoluzione colorata”. Anche il consenso popolare appariva chiaramente a favore di Ahmadinejad; infatti, mentre l’alta borghesia di Teheran appoggiava Moussavi, si vedevano migliaia di appartenenti alle fasce popolari e rurali della popolazione scendere in strada per appoggiare la campagna del Presidente. Come detto, già fin dalla campagna elettorale, si capiva come Moussavi si stesse comportando come tutti quei politici, sostenuti da Washington e dai suoi servizi di intelligence, che in Europa Orientale hanno realizzato, o ci hanno provato, una “rivoluzione colorata”. Nella notte dei risultati elettorali, i pochi dubbi rimasti, riguardo tale prospettiva, sono stati cancellati. Ancora prima che il Ministero degli Interni comunicasse i risultati ufficiali, Moussavi si autoproclamava vincitore della consulta, in modo che, una volta saputo i veri risultati, potesse gridare ai brogli e al complotto e invitare i suoi sostenitori a scendere in piazza; cosa che puntualmente si è verificata. Subito dopo, come da copione, ecco la richiesta di cancellare le elezioni e il richiamo all’avvento della tirannia…tutte scene già viste, tanto a Kiev quanto a Belgrado, tanto in Bielorussia quanto in Moldavia. Fortunatamente, tanto per l’Iran, quanto per il mondo intero, a Teheran sono più seri, e Washington fatica di più a penetrare in quella società tradizionale. Il risultato è stato il pronte richiamo all’ordine costituito dell’Ayatollah Khamenei, la Guida Spirituale del Paese; la pronta risposta dei Pasdaran della Rivoluzione, che hanno soppresso i tentativi di disordini da parte di poche centinaia di sostenitori di Moussavi; e, soprattutto, la pronta sollevazione popolare, che ha generato la grande manifestazione di gioia e di vittoria che ha portato in piazza milioni di cittadini iraniani per osannare al Presidente Ahmadinejad.

Ormai, in Medio-Oriente la situazione è cambiata radicalmente: l’elezione di Obama ha spostato l’interesse degli Stati Uniti verso il cuore dell’Eurasia e le sue risorse energetiche; in Palestina, Hamas si sta radicando, non solo come forza sociale e militare, ma anche come alternativa politica al corrotto OLP; in Libano, Hezbollah, guida militarmente, socialmente, e ora anche politicamente, una parte strategicamente importantissima del Paese; Israele, sempre più isolato, non riesce più a piegare militarmente i suoi nemici, prova ne siano la ritirata frettolosa dal sud del Libano e la gloriosa resistenza di Hamas alla vergognosa “Operazione Piombo Fuso”.
I primi risultati cominciano a vedersi; infatti, proprio in queste ore, per la prima volta, Netanyahu ha affermato la legittimità di uno Stato Palestinese, anche se è incredibile l’arroganza con cui questo criminale pensa di poter dare patenti di legittimità ad autonomi stati nazionali.

A questo punto, l’Italia, ovviamente mi riferisco al popolo italiano, e non a quella manica di lacché e corrotti dei nostri politicanti, giornalisti e “intellettuali” vari, deve scegliere: o restare ancora dalla parte degli imperialisti razzisti (USA, Israele e loro alleati) o schierarsi da parte di coloro che lottano per la giustizia e la libertà dei popoli (Iran, Venezuela, Bolivia, Hamas, Hezbollah, ecc.)
Come diceva una vecchia canzone: “La Rivoluzione è come il vento…non la si può fermare, le si può solo far perdere tempo”!!!