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Cambiare modello

di Marco Milioni - 17/06/2009

Ci si poteva scommettere. Fra affaire Noemi vari; bavagli stupidi e vessatòri; internazionalizzazioni più o meno patacca della Fiat; Kakà venduti, poi ricomprati e poi rivenduti, Formula Uno, Due e Tre più o meno rivoluzionate; Iddu è stato dimenticato. E Iddu non è un fantomatico pezzo da novanta meno basso solamente di un suo solo ministro di un Paese ridicolo in un mondo folle e vile. No, Iddu è la crisi. Quello che era quasi diventato un argomento da spritz trendy oggi è già stato derubricato ad oggetto old fashioned. Ma la grana rimane. Ed è di portata globale, anche se gli esperti, quelli che non l'avevano prevista, dicono che più o meno è passata.
Su che cosa sia stata la cosiddetta crisi il blog di MZ, come una discreta parte della blogosfera, si è comportato gagliardamente, fornendo una panoramica ampia, ricca di dati e tutto sommato accessibile. Detto in soldoni, questa crisi in realtà non è null'altro che un momento di grandi squilibri finanziari più o meno voluti grazie ai quali una parte consistente dell'establishment finanziario mondiale cerca di accelerare ed aumentare il flusso della ricchezza dai molti verso i pochi. Il tutto avviene all'interno di un brodo culturale (propaganda, massmedia, intrattenimento, paura, guerra, sport, religione etc.) che legittima ed occulta al contempo la finalità ultima di questa manovra.
La punta di lancia di questo sistema è ovviamente costituita dagli Stati Uniti e dai loro più o meno (ultimamente assai meno) alleati. Non si dimentichi in realtà però che le elites finanziarie degli ultimi 150 anni hanno usato sostanzialmente l'Impero Britannico e poi gli Usa come vettori della loro dottrina economica. Questo significa che le stesse persone o le stesse idee, al pari dei virus, potrebbero trovare nuovi ospiti da infettare.
Quanto al piano geopolitico e conseguentemente al piano economico, la risposta alla crisi da parte dei paesi occidentali, Usa in primis, è stata semplicemente quella di stampare dal nulla nuova moneta. O meglio emettere nuova moneta in formato elettronico. Il bello (o il brutto) è che la Federal Reserve è stata autorizzata dal governo americano a non rendere pubblico il "quantum ed il quando" di tale emissione, con tutti gli effetti negativi che la cosa si porta in pancia. A partire dall'inflazione. La quale non è un termine astratto, ma un meccanismo che nel medio periodo obbligherà una bella porzione del mondo occidentale, e non solo, a lavorare di più per garantire i medesimi standard di vita.
Ora questa storia che buona parte del globo si spacchi la schiena per garantire il benessere degli Stati Uniti nonché la loro enorme macchina militare e propagandistica, da tempo sta facendo storcere il naso ai paesi non allineati tra i quali Russia e Cina. È quel quel mondo multipolare di cui si sente sempre sui giornali, senza che questi spieghino l'essenza della cosa. Ovvero prima comandava uno solo con i suoi alleati. Oggi i capi si moltiplicano. Un segno di questa strada arriva dal forum di organizzato in questi giorni a Yakaterinburg in Russia. Forum durante il quale la stessa Russia, alcune repubbliche ex sovietiche, la Cina, l'India e l'Iran, in forme e modi diversi, cercheranno un sistema di liberarsi del dollaro come moneta di scambio internazionale per beni, servizi, energia, materie prime e quant'altro.
Ne deriva che le economie strettamente legate al Dollaro rischiano di rimanere gravemente colpite. Ne deriva ancora che le economie legate al Dollaro che stanno cercando di svincolarsi dal biglietto verde (vedi Germania) possono avere qualche chance in più di attutire la botta. Botta che significa svegliarsi un bel giorno e avere carta igienica al posto di quei (pochi) fra titoli, azioni e soldi depositati in banca. La cosa è ben nota all'establisment occidentale, che sta comunque mettendo fieno in cascina in vista di una crisi con la "C" maiuscola.
Rispetto a quest'ultima analisi però rimane un problema di scenario. Chi condivide l'impostazione di Movimento Zero sa bene che non cambia molto tra un mondo multipolare ed uno unilaterale guidato dagli Usa se non si cambia (o meglio affossa) il modello di sviluppo attuale. Per questo i movimenti ed i gruppi di opinione che condividono questa impostazione di fondo debbono cominciare a disegnare scenari più tangibili unitamente ad un maggiore impegno sul versante della diffusione delle idee a supporto di questa impostazione.