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I tradimenti dell’«Occidente» e le ipocrisie della democrazia presunta

di Antonio Caracciolo - 17/06/2009

La Menzogna come tecnica ordinaria di governo e di politica estera.


Sto procedendo, giorno dopo giorno, nella lettura delle Cronache mediorientali di Robert Fisk. Devo dire che apprendo cose che non sapevo e riconosco a Fisk una visione ampia della realtà, non angustamente giornalistica, ben superiore a tanti sedicenti libri di storia, che sono in realtà una compilazione di seconda e terza mano. Molte sarebbero le riflessioni da fare. Mi limito solo ad alcune associazioni di idee che tuttavia restano da verificare. Mi soffermo su un fatto di cui ero all’oscuro. Dopo l’impresa della prima Guerra del Golfo, sulla cui pretestuosità sorvolo, si era prodotto un inizio di ribellione interna contro Saddam. A fomentarla erano stati gli stessi americani che da stazioni radio gestite dalla CIA incitavano gli iracheni ad insorgere contro il potere di Saddam. Questi in effetti si ritirò prontamente dal Kwait per domare la ribellioni di sciiti e curdi: fu spietato e feroce. Gli insorti si aspettavano aiuti da parte di chi li avevavo incitati alla ribellione. L’aiuto non venne. Perché? Gli americani temevano un’influenza dell’Iran sull’Iraq mediata dall’etnia sciita. Preferirono lasciar massacrare sciiti e curdi, dopo averli però incitati alla ribellione in nome della “libertà”, della “democrazia” e di altre bufale delle quali non siamo mai abbastanza assuefatti per capire che non sono altro che bufale. Questo ieri. Sorvolo poi su cosa successe con la secondo guerra all’Iraq, del tutto illegale. Sorvolo su tante cose su cui si potrebbero fare istruttive riflessioni.

Vengo all’oggi. Vengo alle elezioni in Iran appena concluse. Questa volta il giornalista sono io ed il ricordo va ad una manifestazione in Roma, organizzata da madonna Fiammetta Nirenstein, con la presenza di Fini, Cicchitto e altri. Fu probabilmente qui che maturò la candidatura di madonna Fiammetta, per nostra disgrazia parlamentare di questa Repubblica. In quella circostanza, in un convegno che io dissi organizzato per teorizzare la sovversione interna degli stati, ad opera dei cosiddetti “dissidenti”, che nella circostanze date io chiamo semplicemente traditori prezzolati delle rispettive patrie, vi fu addirittura di chi fece il preventivo del prezzo per il tradimento: mille miliardi di dollari o una cifra simile. Era il prezzo di cui la “dissidenza” aveva bisogno per potersi organizzare e fare il suo lavoro.

Orbene, io vedo con quanta dovizia e zelo la nostra televisione da conto delle proteste elettorali in Iran, dei presunti brogli, dei disordini, ecc. Non posso fare altro che sospettare e sono ben consapevole che un sospetto è solo un sospetto e niente altro che un sospetto. Ma io sospetto che dietro i disordini in Iran ci sia lo zampino della CIA, come vi fu nel 1953, come vi è stato nell’istigazione degli sciiti e dei curdi iracheni nel 1991. Che la guerra secondo contro l’Iraq nel 2003 abbia trovato la sua motivazione su una menzogna vera e propria, fomentata da Israele, è ormai cosa acclarata che nessuno può contestare. Non potendola contestare la faccia tosta recita: benedetta menzogna, allo stesso modo in cui sentii una volta dire a Rai education “benedetta truffa”, se vi fu, a proposito del referundum istituzionale con cui si decideva in Italia fra monarchia e repubblica. La riflessione qui non è la singola menzogna, ma la consapevolezza che ora mi si affaccia sul fatto che i governi mentono sempre, non una o due volte, ma sempre, il che non vuol dire che quando loro conviene non dicano o non possano dire qualche volta anche la verità, ma ordinariamente mentono sempre. Mi spiego meglio. Per una persona come me, che sta seduto ad una scrivania tutto il giorno, che legge libri, ascolta, vede, ecc., si tratta di una costante ricerca della verità che è un modo ordinario di essere. Per chi ha invece il potere politico, o lo cerca, o fa di tutto per mantenerlo, ovvero di toglierlo ad altri, non si tratta di seguire un criterio di verità, ma ogni affermazione, ogni dichiarazione è reso solo in funzione della utilità ai fine della ricerca, conservazione, conquista del potere. Che le dichiarazioni rese dai vari governanti siano vere o false è del tutto marginale, se non indifferente o irrilevante. Conta invece che siano utili ai fini del Potere. Il Potere non conosce altro dio che se stesso: non avrai altro dio fuori di me. Nè il vero nè il falso, nè il giusto né l’ingiusto sono il criterio della gestione del Potere, ma questo è fine a se stesso e tutto il resto ha senso solo nella misura in cui sia utile o inutile alla sua sua conservazione. Il principio qui enunciato vuole essere rigororo e certamente vi tornerò sopra assai spesso.

Non so se sono riuscito convincente, ma io almeno mi spiego ora perfettamente – ed i conti mi tornano – perché mai i governi non sono caduti una volta che a un gran numero di cittadini, e alla loro presunta stampa che ne rappresenta presuntamente la pubblica opinione, siano rimasti saldamente in sella. Che dicano il vero o il falso il loro potere non è fondato sulla Verità, ma su ben altri meccanismi che dovrebbero porci seri interrogativi sulla cosiddetta democrazia che ci viene presentata come il regno dei cieli finalmente realizzato sulla terra. In realtà, le consorterie di potere che sono seguite alla rivoluzione francese nella forma del cosiddetto “stato di diritto” non sono meno saldo, ereditarie e oppressive di quanto non fossero i ceti dirigenti di prima della rivoluzione francese. Non sto dicendo che non sia auspicabile e che sia da ricercare una forma politica il cui il “popolo”, o se preferite la “gente” conti qualcosa, o magari tutto. Dico invece che siamo siamo costantemente ingannati, tanto più ingannati quanto più ci vengono ostentate parole come democrazia, libertà, popolo, diritti umani, ecc. Questo cose o ci sono e sono una concreta realtà che tutti possono constatare, una ovvietà, o non esistono e per questo vengono declamate.