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I nativi hanno vinto. Forse

di Alessia Lai - 17/06/2009

 

I nativi hanno vinto. Forse



Sembrerebbe che i nativi peruviani siano riusciti a vincere la loro battaglia. Ieri, al termine di un incontro con gli Apus, i rappresentanti di diverse tribù, nella selva centrale della regione di Junin, il primo ministro di Lima Yehude Simon (foto) si è impegnato a presentare ieri stesso al parlamento la proposta di abrogazione dei decreti sullo sfruttamento delle risorse idriche e naturali, sospesi qualche giorno fa. “È meglio fare un passo indietro per farne due in avanti”, ha affermato Simon, che ha presentato la richiesta di ritirare definitivamente i decreti legislativi 1090 e 1064, la ragione delle proteste indigene alle quali ai primi di giugno era seguita una sanguinosa repressione da parte del governo peruviano che era addirittura ricorso alle dichiarazione dello Stato di emergenza. Leggi necessarie all’implementazione del trattato di libero commercio siglato con gli Usa approvate senza la necessaria consultazione approvazione delle comunità indigene interessate dai progetti di sfruttamento contenute negli accordi.
A Bagua, città dove dieci giorni di duri scontri fra polizia ed indios avevano causato ufficialmente 34 morti - fermo restando che le comunità indigene hanno denunciato la scomparsa di decine e decine di persone - è stato revocato lo stato di emergenza, ma ieri gli indios non avevano ancora tolto molti blocchi stradali e per il prossimo 24 giugno è stata confermata una manifestazione nazionale contro il governo di Lima. Dopotutto la Ley de Forestas, incriminata è strettamente legata al tlc e la speranza che la protesta indigena ne impedisca l’applicazione rischia di essere vana. Verrà certamente riproposta in altre forme, perché lo sfruttamento delle risorse presenti nell’area amazzonica sono per Alan Garcia un “miraciolo” al quale il presidente non intende rinunciare. Quel che per Garcia è irrinunciabile, in realtà, è la concessione alle multinazionali straniere dello sfruttamento delle zone abitate dagli indios, visti come un ostacolo.
Il tentativo di pacificazione portata avanti lunedì dal premier peruviano Simon, si completa con l’istituzione del Grupo Nacional de Coordinación para el Desarrollo de los Pueblos Amazónicos: un tavolo che, insediatosi ieri con la partecipazione dei delegati delle regioni amazzoniche del Paese, dovrebbe portare le parti a decidere del futuro della regione senza ripetere le tensioni delle settimane scorse. “Quando inizieranno a studiare le nuove leggi - ha detto Simon parlando dei nativi -, si accorgeranno che sono fatte a loro beneficio”. La revoca dei due decreti dovrà però essere ora accettata dal parlamento che sul tema si esprimerà oggi. Nel presentare la proposta, il presidente del Consiglio ha usato toni cauti invitando l’Aula a considerare i vantaggi di un gesto che, se pure “mortifica” il lavoro dell’Assemblea dovrà servire al benessere del Paese. Ora, se mai le due leggi verranno realmente abrogate, i fatti dei primi di giungo dovranno comunque essere posti al centro di una indagin. Verrà quindi istituita una commissione di inchiesta sui fatti di Bagua. Simon si è augurato che il Parlamento voglia puntare su una commissione composta da personalità non partitiche e che possa “castigare tanto gli assassini quanto i poliziotti”.