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Il Cavaliere e il 25 luglio

di Carlo Gambescia - 22/06/2009

  
  

Al posto di Berlusconi tireremmo dritto.
Anche perché non crediamo alla tesi del complotto internazionale ordito dai “soliti noti” (Cia e Mossad), ma più semplicemente alla reiterazione dello schema casereccio di Mani Pulite, rivolto come nel 1992, a consegnare la Repubblica Italiana, mani piedi legati, ai poteri forti dell’economia (a partire dalla Banca d’Italia): magistrati di sinistra, vecchi spezzoni della Quercia-Pci e del Msi (partiti, è bene ricordarlo, all’epoca in prima linea sul fronte giustizialista più estremo). Disegno già una volta sconfitto dal Cavaliere, con la sua discesa in campo nel 1994, recuperando però un Msi affamato, per il lungo digiuno post-1945 , solo di potere (altro che spirito di servizio…) E fu un errore. Perché dovevano continuare a marcire nel ghetto. Qualche prova sulle “trame” di oggi?

Subito serviti: l’inchiesta di Bari, è “germogliata” da un'altra inchiesta. Che vede al comando, guarda caso, il solito magistrato d’assalto (ma a senso unico); le scosse profetizzate da d’Alema; gli attacchi preordinati di Repubblica e Corriere della Sera, i cui bilanci scricchiolano (basta chiederlo ai collaboratori, anche di vecchia data). Di qui lo scontato riallineamento dei due giornali ai poteri forti delle banche. Poteri che da sempre temono il “parvenu” Berlusconi, poco controllabile e ricattabile con l’economia del debito perché ricco di suo. E soprattutto perché capace di risvegliare e mobilitare - piaccia o meno - gli elettori contro il “Palazzo”.
E soprattutto - ecco la prova delle prove - il netto sovrapporsi di queste trame al nullismo politico ed elettorale del Pd. Partito, in rottamazione, che praticamente sta andando a rimorchio di Repubblica e Corriere delle Sera.
Schema al quale una maggioranza unita, può e deve rispondere.
Il problema è che la maggioranza non è unita. Perché c’è chi “rema contro”, e di brutto: An.
Questo partito (perché è ancora tale) vuole più potere e cerca perciò di fare fuori il Cavaliere: si vedano le dichiarazioni “Neutrali” di Fini, le interviste di Campi, il fondo di Veneziani ( già consigliere d’amministrazione Rai in quota An…), e il sostanziale mutismo nelle ultime ore di un politico filo-berlusconiano come Gasparri. Tutta gente affamata di potere. Altro che democrazia di popolo…

I “cervelli” di An puntano, prima a un governo di “salvezza nazionale”, guidato ad un tecnico (forse Draghi, come avevamo anticipato), e poi su un’alleanza elettorale con le componenti moderate del Pd e del Pdl (in chiave di moralismo antiberlusconiano probabilmente guidata da quell’ipocrita politico di Tremonti, troppa intelligenza a volte guasta…). E magari grazie a una legge elettorale capace di isolare anche la Lega e accontentare l’Udc.
Le teste d’uovo - di cui Fini, per ora, è il ventriloquo - scommettono sullo scioglimento, come neve al sole del Pdl. E in particolare della componente filo berlusconiana del FI: Bondi, Cicchitto, eccetera, orfana di un Berlusconi, finalmente distrutto, come vuole la stampa asservita ai poteri forti, da mignotte e giudici… Secondo il ritornelli dei moralisti a senso unico di Repubblica e Corriere della Sera . Tanto per dirne una: do you remember Sircana, consigliere di Prodi?
Ma anche l’elogio di Repubblica apparso ieri sul Foglio - preceduto da uno stupefacente “papa e ciccia” con il Secolo d’Italia, fino a qualche tempo fa considerato il nemico principale - indica il riposizionamento di Giuliano Ferrara, anche lui con un giornale dai bilanci scricchiolanti e nelle mani di banche, che dipendono dalla Banca delle Banca (Banca d’Italia, e poi ancora più su fino alla BCE…).

Il Cavaliere rischia un 25 Luglio. Sconsigliamo perciò fortemente qualsiasi mea culpa… E poi per che cosa? Per una scopata... Quando ci sono senatori della Repubblica in odore di cocaina.
A questo punto Berlusconi indichi chiaramente il nemico: faccia i nomi dei burattinai; dia un calcio nel sedere a Fini e An; si liberi di vecchi arnesi, ieri atei comunisti, oggi ultracattolici e “credenti” come Ferrara ( che il Foglio se lo faccia pagare direttamente dalla Banca d’Italia e dai Fratelli)… E poi vada alle elezioni. Che scelgano gli Italiani: tra mignotte e poteri forti.
Non è il massimo. Ma si chiama democrazia.