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La Romagna inesistente

di Michele Fabbri - 22/06/2009

Fonte: michelefabbri

 


Una considerazione del problema storico dell'identità romagnola è oggi di particolare importanza alla luce della possibilità di istituire come regione autonoma il territorio romagnolo. In tempi recenti il dibattito è stato animato dalla pubblicazione del volume di Roberto Balzani La Romagna.

Roberto Balzani, originario di Forlì, ha scritto un libro dal quale traspare, più che il rigore storico e metodologico, un'intensa passione ideologica di chiara matrice antiautonomista. Il libro espone una tesi piuttosto "balzana" secondo la quale non sarebbe mai esistita una identità romagnola. Estrapolando dalle vicende storiche i dati funzionali alla sua tesi, l'autore elabora l'originale concetto di "identità estroversa" della Romagna che si sarebbe formata in funzione dell'unità nazionale nel corso delle vicende risorgimentali. Dunque per Balzani l'unico tipo di identità ammissibile è quello legato alle ideologie universaliste che negano ogni senso dell'identità !

Sul filo di questa contraddizione di fondo, vengono analizzate le vicende della storia locale contemporanea, dai moti ottocenteschi ai giorni nostri. Da notare, poi, che l'autore accenna solo di sfuggita ai momenti salienti in cui si è definita in modo inequivocabile l'identità romagnola: l'insediamento dei Celti, l'esarcato bizantino, i comuni medievali e le signorie rinascimentali. Con analoga nonchalance, l'autore glissa sulla persistenza anche letteraria del dialetto romagnolo, che ancora oggi è lingua poetica praticata con successo di pubblico e di critica. Inoltre Balzani definisce continuamente l'idea di Romagna come un "mito", sottintendendo una connotazione squalificante del termine mito al quale, invece, si dovrebbe guardare come a una categoria fondante della realtà.

Al termine del volume Balzani ha ritenuto anche di dover inserire una patetica "predica" in cui, con atteggiamento paternalistico, invita i romagnoli ad aprirsi al mondo, anziché chiudersi in una dimensione locale. A queste osservazioni si potrebbe obiettare che i romagnoli hanno gli occhi ben aperti sulla realtà e che non hanno alcuna chiusura verso l'esterno, come testimonia il fatto che la riviera romagnola è uno dei comparti turistici meglio organizzati al mondo; sono piuttosto gli apparati burocratici di matrice illuministico-marxista che rischiano di soffocare la grande inventiva della classe imprenditoriale romagnola.

Il libro di Balzani è l'ennesimo prodotto di una propaganda ideologica spaventata dalle istanze localistiche che minacciano il potere delle élites progressiste, un libro destinato a un pubblico di intellettuali organici al sistema che ormai si rivelano sempre più inadeguati ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Considerando l'importanza strategica delle scelte che la classe dirigente è chiamata a fare nel contesto della globalizzazione, c'è da augurarsi di poter leggere autori che spendano la loro cultura per costruire quel bene inestimabile che è la coscienza identitaria, anziché per demolirla, come troppo spesso è accaduto nella storia recente. In momenti così decisivi, il romagnolo Balzani che ripudia la sua romagnolità è un esempio di etnomasochismo di cui davvero non si sente il bisogno !


Roberto Balzani, La Romagna, Società editrice il Mulino, Bologna, 2001, pp.224