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Libano, Iran, Ahmadinejad e altre divagazioni

di Miguel Martinez - 23/06/2009

Tra i commenti, mi si chiede un parere su ciò che sta succedendo in Iran.

In questo periodo sono stato molto impegnato, per una serie di motivi, e non ho avuto il tempo di fare ricerche sulla crisi iraniana; e non mi sembra il caso quindi di parlare di situazioni che non conosco bene.

Credo che la cosa migliore che posso fare, quindi, è segnalarvi qualche riflessione non mia.

Iniziamo con questa, di un amico che conosce piuttosto bene l'Iran.




Sto passando giornate al computer per seguire quello che sta  succedendo a Tehran.

Credo sia molto presto per trarre delle conclusioni, perché il quadro cambia letteralmente ora dopo ora.

C'è una quantità di indizi che fa comunque pensare a due elementi concomitanti.
Il primo è quello di un maldestro tentativo di "rivoluzione colorata", tipo Georgia, presentata al mondo  mediatico da belle manifestanti con cartelli scritti in inglese allo stesso modo con cui si mostravano al mondo, con belle manifestanti e dita tinte d'inchiostro, le elezioni nell'Iraq "liberato".

"Where is my vote?" Your vote, si potrebbe rispondere, is together with other nine million, 34%.

Credo che brogli elettorali ci siano stati sicuramente. Li fanno in Europa e negli Stati Uniti, non si capisce perché non dovrebbero farli in Iran. Quello di cui dubito è della loro portata. Spostare milioni di voti non riuscì neppure a Stalin nel 1948, quando c'era da "aggiustare le cose"nella parte d'Europa spettante all'influenza sovietica:invece di pilotare le elezioni fece semplicemente ammazzare o emarginare gli eletti non-comunisti.
Interessante è che Twitter, il "cinguettatore" tanto dimoda in questi giorni, produce testimonianze di assalti
della polizia e dei bassij in un inglese perfetto, ai limitidel cockney. Mah!

L'altro elemento è il tentativo altrettanto maldestro,compiuto da un Mussawi che dell'Iran fu primo ministro nelperiodo più nero e che difficilmente può essere inteso come un "progressista" (più facile sia un opportunista), di ribaltare il tavolo. Il perché lo sanno lui e pochi altri.

Il tutto, in un momento in cui l'Afghanistan è fuori dal controllo più che mai e con le grandi potenze che hannofinalmente invitato i politici della Repubblica Islamica a sedersi ai tavoli internazionali che più contano.

Per Mussawi, dunque, nessuno si è per ora mosso. E' probabile che quando si saranno calmate le acque verrà portato con tutta calma all'aeroporto e fatto accomodare sul primo volo in partenza per dove vuole lui, purché non si faccia più vedere.

Il risultato di tutto questo è stato una tragedia.
Il prezzo di questi giochi di potere lo stanno pagando, e  carissimo, i manifestanti mandati letteralmente al macello.
Le elezioni in Iran ci ricordano quelle avvenute in Libano il 7 giugno.

"La coalizione filoccidentale vince le elezioni", hanno titolato in maniera quasi unanime i media, in Italia e altrove. Dove per "coalizione filoccidentale" si intende una strana alleanza tra i capiclan maroniti, sunniti e drusi attorno all'Arabia Saudita, benedetta dal patriarca cattolico-maronita.

La vittoria è stata attribuita, variamente, alla cultura liberale dei giovani, al discorso di Obama al Cairo o alla "voglia di democrazia".

Ora, la coalizione filosaudita ha sicuramente vinto un seggio in più rispetto alle elezioni precedenti. Ma nessuno si è chiesto come sia andato il consenso popolare.

Il Libano è una precaria tregua tra vari clan, che si regge sulla divisione confessionale: ogni gruppo religioso ha diritto a una precisa parte dei seggi in parlamento, che rispecchia un censimento di mezzo secolo fa, ma non la demografia attuale.

Nel parlamento uscente, c'erano 128 deputati: 70 appartenenti alla coalizione governativa, 58 all'opposizione, tra cui anche Hezbollah.

In queste elezioni, Hezbollah, cauto come sempre, ha presentato solo 11 candidati, per non rubare spazio ai propri alleati, e tutti e 11 sono stati eletti a schiacciante maggioranza. Altri 46 seggi sono stati vinti dagli alleati sciiti e cristiani di Hezbollah. Totale 57, un seggio in meno che alle elezioni precedenti.

Ma il dato interessante è che la coalizione attorno a Hezbollah ha ricevuto 840.000 voti, pari al suffragio del 55% degli elettori, distanziando di ben dieci punti la coalizione filosaudita/occidentale, che ha preso il 45%.[1]

E' interessante notare come Michel Aoun, l'alleato cristiano di Hezbollah, abbia preso il 52% del voto cristiano, anche se la ripartizione dei distretti elettorali cristiani - decisa anni fa dai grandi signori maroniti in modo da favorire i propri feudi - ha dato la maggioranza dei seggi cristiani ai suoi rivali.

Sia Michel Aoun che Hezbollah hanno riconosciuto la propria sconfitta. Che però è certamente dovuta più a un sistema elettorale che ai discorsi di Obama.

Nota:

[1] La coalizione filosaudita ha persino perso due seggi: i tre seggi persi da entrambe le parti sono andati a candidati indipendenti, che però all'ultimo momento si sono schierati con il governo.