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Cuba e la crisi globale

di Alessandro Badella - 23/06/2009





Sarà in grado l'Havana di superare brillantemente il periodo di crisi che attanaglia il pianeta? Sembra possibile ma molto dipende anche dai suoi partner in America Latina.



Recentemente in molti blog isolani si legge che i tre tormentoni cubani del 2009 sono il rapporto Castro-Obama, la censura della blogosfera e l'imminente ritorno del Periodo Speciale. Mentre i primi due sono effettivamente di portata globale, l'ultimo passa un po' in sordina e sicuramente è il meno noto e (forse) il più affascinante.
Certo viene da domandarsi se un'economia non di mercato, come quella cubana, possa essere o meno scossa dal terremoto finanziario che ha fatto vittime illustri negli USA così come nella vecchia Europa. Per quanto riguarda Cuba, la risposta è sicuramente affermativa. La "sostenibilità" economica della Rivoluzione dipenderà necessariamente dalla risposta alla crisi di paesi amici come il Venezuela. Per il momento, le esportazioni di greggio verso Cuba sono aumentate del 30% nell'ultimo anno. Anche la VI Cumbre del Petrocaribe (conclusasi il 12 giugno) ha dato un esito positivo per l'approvvigionamento petrolifero dell'isola.
Tuttavia, alcuni segnali provenienti direttamente dalle fonti governative fanno intendere che la crisi sta colpendo direttamente le imprese ed i risparmi dei cubani, nonché le casse dello stato. Negli ultimi giorni la parola d'ordine del Granma sta diventando ahorro (risparmio). Il giorno 4 giugno nel programma tv Mesa Redonda è andato in onda un dibattito sul risparmio energetico e sulle nuove frontiere della tecnologia per la produzione di energie rinnovabili. Nulla di strano se non fosse che pochi giorni prima il greggio risultava la seconda voce nelle esportazioni dell'isola...Il motto per l'estate 2009, nelle parole del vicepresidente del Consiglio di Stato, sarà "austerità e risparmio".

Un reportage di Juventud Rebelde (che non è né il NY Times, né l'Herald di Miami), pubblicato il giorno 14 giugno, titolava "La crisi economica mondiale affligge anche l'economia cubana". Alcuni casi pratici sono evidenti, "la Gomera", la fabbrica di pneumatici di San José de las Lajas (a sud-est di La Habana), è da mesi silente e senza lavoro. Il caseificio industriale Combinado Lácteo Escambray è al palo e da settembre scuole, circoli per l'infanzia ed ospedali potrebbero non ricevere la consueta fornitura di latticini. Anche il settore turistico potrebbe risultare danneggiato, visto che la Embotelladora de Ciego Montero, che fornisce acqua potabile e minerale al distretto turistico di Cienfuegos, sta subendo i danni della crisi. Non a caso, il MINTUR (Ministero del Turismo) ha stimato una riduzione degli ingressi turistici del 13%. Nel frattempo, il 29 maggio (notizia trapelata solo il giorno 3 giugno via AP), è stata smembrata la CUBALSE, società di prestazione di servizi agli stranieri, che forniva gran parte della manodopera e logistica alberghiera dell'isola.
A detta dei direttori delle suddette aziende statali, la crisi si manifesterebbe sotto forma di una carenza di materie prime dovute all'aumento dei prezzi ed all'approvvigionamento obbligato causa storico blocco economico americano. I prezzi delle materie prime di importazione sono in crescita dal 2007 e per un paese che importa circa l'84% del proprio fabbisogno alimentare non è certo un buon segnale. La diretta conseguenza è stata un peggioramento della bilancia internazionale, tanto che nel 2008 (anno sfortunatissimo per l'agricoltura) ha avuto un saldo negativo per circa 2,69 milioni di dollari.
La soluzione starebbe nello stringere ulteriormente i cordoni della borsa, sia a livello energetico che salariale. La riduzione dei presupposti di spesa si aggirerebbe intorno al 6%.
Il tutto condito da una certa via "autarchica", volta al risparmio sulle importazioni. La Habana ha un piano annuale per sostituire le importazioni di alcuni prodotti chimici ed alimentari, che farebbe risparmiare 11 milioni di pesos convertibili. Gran parte delle produzioni agricole ed industriali (circa 64) sono coinvolte in quest'opera di sostituzione e, secondo fonti governative, circa la metà di esse avrebbero già dato buoni risultati.